sabato 20 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.11.2018 Lo scrittore algerino Kamel Daoud: 'C’è una fatwa contro di me. Sono innocente, non scapperò'
Lo intervista Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 novembre 2018
Pagina: 13
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «'C’è una fatwa contro di me. Sono innocente, non scapperò'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/11/2018 a pag.13 con il titolo 'C’è una fatwa contro di me. Sono innocente, non scapperò' l'intervista di Stefano Montefiori allo scrittore algerino Kamel Daoud.

Immagine correlata
Stefano Montefiori

«Nonostante la fatwa resto in Algeria, il mio Paese. Per una ragione esistenziale e sentimentale, innanzitutto: il mio Paese per me non è un inno o una bandiera ma le persone che amo, il mio quartiere, i miei amici, il mio caffè. Poi c’è anche la politica, e allora perché devo essere io a scappare? Normalmente nei romanzi polizieschi è il colpevole a fuggire, e io sono sicuro di essere innocente». Kamel Daoud, grande scrittore e giornalista, autore de «Il caso Meursault» (Bompiani) finalista al Goncourt, minacciato dagli islamisti ma ancora abitante di Orano, in Algeria, domenica 18 novembre verrà a Milano a ritirare il premio intitolato a Maria Grazia Cutuli, l’inviata del Corriere della Sera uccisa in Afghanistan il 19 novembre 2001.

Immagine correlata
Kamel Daoud

Maria Grazia Cutuli ha testimoniato il suo impegno andando a raccontare la guerra in Afghanistan. Lei, Kamel Daoud, sente che la battaglia si combatte nella sua città, Orano, in Algeria. «Nella mia scelta contano molto le ragioni personali, e anche l’idea che è proprio grazie alle avversità nel Maghreb che posso scrivere. Ho bisogno di amici come voi del Corriere ma anche di nemici, la battaglia nutre la mia scrittura».

Immagine correlata
Il libro più noto di Kamel Daoud (Bompiani ed.)

La fatwa contro di lei è stata lanciata da un imam algerino nel 2014. Da allora le cose sono cambiate? «Non in meglio. Nel complesso, l’Algeria è schiacciata tra gli islamisti e i politici che non sono in grado di fare le riforme necessarie. Il regime non vuole alcun cambiamento, il presidente Bouteflika non è in grado di esercitare le sue funzioni ma l’entourage lo obbliga a restare al potere, e ci sono giornalisti e blogger in prigione da mesi. Quanto a me, ho cambiato il mio modo di vivere, direi che sono più prudente».

Da pochi giorni in Francia è uscito il suo libro «Le peintre dévorant la femme» (Stock): su invito dell’editrice Alina Gurdiel lei ha passato una notte al museo Picasso, e racconta quell’esperienza riflettendo sul pittore e su un immaginario terrorista Abdellah, sconvolto dai nudi nei dipinti. «Quella notte al museo, davanti ai quadri della mostra “Picasso 1932, année érotique”, mi ha fatto venire alcune idee. La prima è che la pittura dell’Occidente è una pittura del nudo. Ma Picasso non dipinge un nudo a distanza, ma come se stesse facendo l’amore, né prima né dopo ma durante. Non è una natura morta, è una natura viva».

Perché usa la parola «divorare»? «Perché è una metafora universale. Non c’è desiderio erotico senza desiderio di mangiare l’altro, il bacio ne è un esempio»

E Abdellah è indignato. «Il terrorista nega il desiderio per rinviarlo al futuro, nel paradiso con le vergini. L’incontro amoroso è fonte di angoscia: di perdere l’essere amato, di essere divorati dalla passione, l’angoscia di non essere desiderati perché si espone il proprio corpo e si vuole il corpo dell’altro... Il nudo è lo specchio dei nostri segreti intimi. I tre monoteismi, e ancora di più oggi l’islamismo, hanno un rapporto conflittuale con il corpo».

Questo ci porta al ruolo del sesso nel mondo arabo-musulmano oggi. È centrale nello spiegare le difficoltà? «Certamente. Quando l’ho scritto a proposito dei fatti di Colonia, indicando nella miseria sessuale una delle ragioni della crisi nel Maghreb e del disadattamento degli immigrati in Occidente, sono stato attaccato. Lo capisco perché ho messo il dito sul problema fondamentale. Non sono io che parlo sempre di sessualità, sono i predicatori religiosi che la evocano di continuo, per condannarla. Sono loro a essere ossessionati. E basta guardare ai soprusi fatti alle donne nelle nostre società per realizzare che è il problema fondamentale. A chi vive in Occidente e mi critica dico: provate a trasferirvi in Algeria, poi mi direte».

Che cosa pensa degli sforzi di Macron per riconoscere le colpe francesi in Algeria? «Ammiro questa libertà, ma io devo pormi un’altra domanda. A che cosa mi serve? Non rischia di prolungare il dibattito all’infinito? È quel che spera il regime perché il giorno che la questione della guerra sarà chiusa bisognerà parlare di scuole, tasse, diritti. I populisti sono ossessionati dal passato, gli islamisti dal futuro. Sono alibi per sfuggire al presente».

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


https://www.corriere.it/scrivi/

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT