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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.10.2018 Ezra Pound, il fascista salvato perché 'pazzo'
Il commento incompleto di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 ottobre 2018
Pagina: 29
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Casapound abusiva e le idee di Pound»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/10/2018, a pag. 29 con il titolo "Casapound abusiva e le idee di Pound" il commento di Pierluigi Battista.

Ezra Pound fu salvato dagli americani alla fine della Seconda Guerra Mondiale. L'etichetta di "pazzo" che è stata incollata al poeta ammiratore di Mussolini e dei fascismi europei - mai pentito - è stata quella che lo ha salvato dal giudizio come traditore e fascista. Di fatto la decisione americana di rinchiuderlo in una clinica per malati mentali lo ha salvato dalla fucilazione.  Pierluigi Battista però non ricostruisce l'intera storia, e preferisce descrivere il fanatico Pound come un perseguitato.

Per approfondire, il commento di Deborah Fait su IC: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=72514

Ecco l'articolo: 

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Pierluigi Battista

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Ezra Pound

 

 

Claudio Magris ha ragione, lo ha scritto sul nostro giornale, a provare fastidio per l’appropriazione indebita del nome del poeta Ezra Pound di cui si sono macchiati i fascisti di Casapound. Ma Ezra Pound fu un fascista vero, convinto, tenace, non «ingenuamente» fascista, come invece pare di capire dalle argomentazioni di Magris. Come fascista, ben prima della santificazione postuma dell’autore dei magnifici «Canti pisani», il poeta sanissimo di mente fu rinchiuso per ben tredici anni, un tempo mostruosamente lungo, nell’ospedale psichiatrico di St. Elizabeth negli Stati Uniti. Solo nell’Unione Sovietica i dissidenti e gli oppositori venivano spediti in manicomio, considerando il dissenso come una malattia mentale. Ma negli Stati Uniti si volle agire alla sovietica, segregando un poeta come un matto da legare, senza che la stragrande maggioranza degli intellettuali sollevasse la minima obiezione. E del resto, colpevole di aver fatto propaganda per Mussolini, nei giorni successivi alla Liberazione, il fascista Pound venne arrestato a Rapallo e rinchiuso in un campo di concentramento di fascisti sconfitti nei pressi di Coltano. Venne trattato molto peggio dei militari della Rsi, «come una bestia da zoo, sparuto e rabbioso» scrisse Truman Capote. Venne considerato un «incorreggibile», rinchiuso in una gabbia all’aperto, larga un metro e ottanta per due metri di altezza, bollente sotto il sole torrido, esposta senza ripari nei nubifragi. Non poteva mai uscire, non poteva rivolgere la parola agli altri prigionieri, disponeva solo di un bugliolo e di una coperta, nemmeno un materasso o un giaciglio, con una luce abbagliante perennemente accesa di notte, con libri e quaderni, penne e matite tassativamente vietati, ad eccezione, chissà perché di un volume su Confucio. Una notte, dopo settimane di quella reclusione spietata, diede di matto e fu ricoverato nella tenda dell’infermeria: lì fu stilato il sommario referto psichiatrico che avrebbe condotto Pound alla segregazione per tredici anni in un manicomio americano. Questo fu il trattamento riservato al fascista Pound, uno dei tanti intellettuali che si fecero abbacinare dai totalitarismi del Novecento ma che fu colpito e condannato con una ferocia sconosciuta a tutti gli altri, cantori della Gestapo o della Gpu, a seconda del totalitarismo abbracciato. Ma a Casapound che ne sanno?

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