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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.10.2018 Siria: le armi chimiche di Assad e l'asse Damasco-Teheran-Mosca
Commento di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 ottobre 2018
Pagina: 15
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Armi chimiche come strategia. Così Assad sta vincendo»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/10/2018, a pag.15 con il titolo "Armi chimiche come strategia. Così Assad sta vincendo" il commento di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Vladimir Putin con l'alleato Bashar al Assad

Il regime siriano ha metodicamente aggredito con armi chimiche le proprie popolazioni in rivolta. Non sono stati affatto episodi isolati: ma una ragionata strategia militare durata nel tempo e volta a terrorizzare i civili per spingerli a prendere le distanze dai gruppi armati decisi a rovesciare la dittatura di Bashar Assad. Una repressione brutale, volutamente terrificante, lanciata soprattutto dagli aerei siriani con bombe al cloro e al gas Sarin. E ciò in aperta contraddizione di tutte le convenzioni internazionali contro l’utilizzo di armi non convenzionali e di quegli accordi che lo stesso Bashar aveva firmato tra il 2013 e 2014 promettendo di distruggere il proprio arsenale chimico per evitare l’eventuale intervento americano assieme alla Nato. In parte queste informazioni erano già note. Ma ora la Bbc le racconta e organizza in un dettagliato reportage fondato sui dati forniti dalle agenzie Onu, dall’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opcw), dalle organizzazioni umanitarie internazionali operanti nella regione e da fonti mediche siriane. E non a caso l’emittente britannica lo pubblica ora. Mentre i dirigenti di Damasco stanno per annunciare la totale vittoria contro il movimento delle rivolte iniziato sette anni fa e cercano di normalizzare i rapporti con i Paesi vicini, ecco che torna importante ricordare la gravità dei crimini commessi dal loro regime. Il rapporto della Bbc prende in esame 106 casi provati di utilizzo delle armi chimiche dal 2014 ad oggi. Di questi una trentina sono avvenuti nella zona di Hama quattro anni fa, almeno 28 l’anno dopo nella regione di Idlib, 23 ad Aleppo nel 2016, 17 tra Idlib e le aree centrali nel 2017, almeno 8 nei primi mesi del 2018 contro i ribelli nei quartieri di Ghouta est presso Damasco. Il caso più grave sarebbe avvenuto il 4 aprile 2017 nel villaggio di Khan Sheikhun con oltre 80 morti in quella stessa Idlib dove oggi si concentrano le ultime forze dell’opposizione. In tutto i morti sarebbero oltre 500, i feriti circa 3.000. Dunque solo una piccola parte degli oltre 350 mila morti (c’è chi parla di mezzo milione) in sette anni di guerra. Ma gli effetti del terrore chimico sono stati devastanti. Dopo ogni attacco i civili sono fuggiti in massa, tra loro si contano tanti che hanno cercato di attraversare il confine turco alla volta dell’Europa.

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