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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.10.2018 La storia del 'generale Tempesta', il lituano anti-Urss che massacrò migliaia di ebrei
Commento di Paolo Salom

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 ottobre 2018
Pagina: 14
Autore: Paolo Salom
Titolo: «L’indagine di Silvia smaschera il nonno: 'Non fu un eroe, massacrò gli ebrei'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/10/2018, a pag. 14 con il titolo "L’indagine di Silvia smaschera il nonno: 'Non fu un eroe, massacrò gli ebrei' ", il commento di Paolo Salom.

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Paolo Salom

Il «generale Tempesta» — in lituano Generolas Vétra — è ancora oggi considerato un «eroe della nazione». Ma il cemento che assicura le tante placche di bronzo poste in giro per il Paese baltico in sua memoria si sta sgretolando, piano piano, grazie al coraggio e all’amore per la verità di un’insegnante di Chicago, Silvia Foti, 57 anni, che, a dispetto del nome italiano, è la sua nipote diretta.

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Jonas Noreika

Il «generale Tempesta»: così era soprannominato Jonas Noreika, l’uomo che aveva guidato la rivolta antisovietica nei giorni precedenti l’arrivo delle truppe di Hitler, nel 1941, e che aveva lottato contro tutti e tutto per la Lituania. Per finire i suoi giorni in una prigione del Kgb, giustiziato con due colpi alla nuca e sepolto, ormai era il 1947, in una fossa comune. Per questo, a partire dalla ritrovata indipendenza, nel 1991, Noreika era stato celebrato come un uomo da cui prendere esempio, un martire della libertà. Come stupirsi se un busto in bronzo fa bella mostra di sé nella Biblioteca dell’Accademia delle scienze di Vilnius? «Mio nonno — dice al Corriere Silvia Foti — dopo l’arrivo dei nazisti ha guidato una parte del Paese per loro. E ha firmato ordini orribili: è il responsabile del massacro di migliaia di ebrei e del furto delle loro proprietà». Silvia Foti ha una voce gradevole, sicura. Parla al telefono da Chicago e non mostra la minima esitazione. Nata Silvia Kucenas, è diventata Foti sposando un italiano di cui si era innamorata a Buenos Aires e con il quale si è poi stabilita negli Stati Uniti. Da 18 anni questa donna coraggiosa, con un passato da giornalista, ha scavato nella storia della propria famiglia per dissotterrare una verità dolorosa. «Lo avevo promesso a mia madre sul letto di morte — dice —. Le avevo promesso che avrei raccontato la storia del nonno che allora vedevo anch’io come una figura immacolata, una specie di cavaliere coraggioso che dava lustro a tutta la famiglia». Per questo nonostante la contrarietà della nonna («Non scrivere un libro su tuo nonno!», le aveva ingiunto, senza darle altre spiegazioni), Silvia ha cominciato, nel 2000, a viaggiare tra gli Usa e la Lituania. In primo luogo per riportare le ceneri di mamma in Patria. E poi per capire come raccontare una storia di cui sapeva pochissimo. «Fui così sorpresa — racconta lei stessa in un articolo pubblicato da Salon che ha provocato grande sensazione in Lituania — di vedere l’allora presidente Landsbergis arrivare con la moglie al funerale nella cattedrale di Vilnius per conoscere la “nipote del generale Tempesta”. Allora tutti mi guardavano con simpatia: “Sei una brava nipote, fai bene a raccontare la storia di tuo nonno, abbiamo bisogno di eroi come lui”». Un giorno, mentre si trovava con il fratello Ray a Šukoniai, la cittadina del Nord dove era nato il nonno, le parole del preside di un liceo intitolato all’eroe ruppero improvvisamente l’incanto. «Mi disse che la scelta di onorare Jonas Noreika aveva suscitato proteste. Che il nonno era stato accusato di essere un “assassino di ebrei”. Ma che sicuramente erano bugie sovietiche». Silvia Foti cominciò allora a scavare. E ogni volta che entrava in un archivio, quello che trovava la lasciava a bocca aperta: «Mi bastava leggere gli ordini ufficiali firmati da mio nonno: era tutto vero». In quella carte, il generale Tempesta istruiva i suoi soldati su come portare gli ebrei residenti nell’area nei boschi, per far loro scavare delle fosse e ucciderli sul posto: «Poi venivano requisite case, mobili e proprietà per essere distribuite ai lituani “ariani”. Anche la casa della famiglia del nonno era stata ottenuta così». Gli ebrei in Lituania, prima della guerra, erano 200 mila: il 95 per cento di loro fu massacrata dagli stessi lituani o dai nazisti. Il libro di Silvia Foti è stato «respinto tante volte» dagli editori. E Silvia ha ricevuto minacce di morte per la sua volontà di portare alla luce una verità che pochi, in Lituania, voglio sentire. E il busto del nonno? «È ancora al suo posto», purtroppo.

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