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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.09.2018 Francia: Onfray e Zemmour cancellati dalla TV pubblica
Commento di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 settembre 2018
Pagina: 32
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Francia, il caso Onfray: si può essere scorretti alla TV pubblica ?»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/09/2018 a pag.32 con il titolo "Francia, il caso Onfray: si può essere scorretti alla TV pubblica ?" il commento di Stefano Montefiori

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Stefano Montefiori                  Onfray & Zemmour

Corne deve comportarsi il servizio pubblico con i campioni del politicamente scorretto? La domanda è di attualità in Francia, dove Michel Onfray e Eric Zemmour stanno vivendo un passaggio delicato delle loro carriere. Il primo è il filosofo libertario di sinistra diventato celebre con il «Trattato di ateologia» e con una produzione sconfinata e talvolta profetica sulla fine della civiltà occidentale, il secondo è il polemista di estrema destra anti-islam condannato per incitamento all'odio religioso. Onfray e Zemmour devono parte del loro successo al fatto di avere sfidato il «pensiero unico»: Onfray denunciando «il dogma neoliberista di Maastricht», Zemmour contestando l'idea progressista dell'abbraccio alle culture diverse, specialmente quella musulmana. All'inizio la loro era una voce nuova, inattesa. Poi, assieme ad altri intellettuali controcorrente come Alain Finkielkraut, sono diventati onnipresenti. Hanno continuato a denunciare «il pensiero dominante», senza ammettere che il pensiero dominante stava diventando il loro. Fanno audience perché sono efficaci e perché le sparano grosse: da «Osama ha ragione» (Onfray) a «I tuoi genitori hanno sbagliato a chiamarti Hapsatou, dovevano usare un nome francese come Corinne» (Zemmour). Fustigatori del presidente Macron, ora vedono gli spazi restringersi: Onfray, privato della trasmissione su France Culture, abbandona per protesta l'Università popolare di Caen da lui fondata nel 2002; Zemmour, primo in classifica con il saggio «Destin français», è ovunque su giornali, radio e tv private, ma stenta ad apparire nel servizio pubblico. Qualcuno grida alla censura. Altri fanno notare che esiste un diritto alla libertà d'espressione, non alla sovraesposizione mediatica.

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