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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.08.2018 La cantonata della presidente della Comunità ebraica di Merano
Elogia persino Barenboim, ma saprà chi è?

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 agosto 2018
Pagina: 6
Autore: La redazione di Corriere Alto Adige
Titolo: «Tensioni tra arabi e israeliani, il set altoatesino evoca la pace»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA/Alto Adige di oggi, 30/08/2018, a pag.6 il redazionale con il titolo "Tensioni tra arabi e israeliani, il set altoatesino evoca la pace"

In una cronaca intinta nel miele del pacifismo un tanto al chilo, supiscono le dichiarazioni della presidente della Comunità ebraica di Merano Elisabetta Rossi Innerhofer, che evidentemente non ha mai sentito nominare prima le iniziative del signor Barenboim, che con la sua orchestra da anni svolge una attiva propaganda contro i governi israeliani. E' vero che le sue mascalzonate politiche entrano di rigore in quelle che vengono definite da nostri media "pacifiste", ma se si presiede una Comunità ebraica si ha il dovere della conoscenza. La pace ci sarà quando i nemici di Israele capiranno che con il terrorismo non si arriva da nessuna parte.  Un film che non andremo a vedere, così come evitiamo di ascoltare ogni tipo di musica diretta da Barenboim.

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Elisabetta Rossi Innerhofer        a destra D.Barenboim con E.Said

Sono  in corso in Alto Adige le riprese del film «Crescendo» del regista israeliano - tedesco Draor Zahavi che racconta la storia di un'orchestra giovanile, composta da palestinesi e israeliani. Una bella storia, di musica, cultura e dialogo raccontata sullo sfondo dei paesaggi altoatesini. Magré, Appiano, il lago grande di Monticolo e l'Alpe di Siusi sono tra le principali location delle riprese.  La storia del lungometraggio del regista di «For my father» racconta che nel quadro dei negoziati di pace tra le diplomazie di Israele e Palestina è previsto che un'orchestra giovanile composta da musicisti palestinesi e israeliani si esibisca in Alto Adige, sotto massicce misure di sicurezza. I ragazzi non vogliono abbandonare gli sforzi verso la pace, che nel loro microcosmo hanno dato dei frutti, e vedono nel proprio trovarsi e fare della musica una prima strada per superare l'odio. Il soggiorno in un castello alle porte di Bolzano diventa così, per i giovani musicisti protagonisti  del film, una scuola di convivenza. «Ebrei e arabi - commenta Zahavi - possono convivere se imparano ad ascoltare e a rispettare la storia dell'altro. Non devono essere d'accordo, ma devono avere la capacità di ascolto. Anche l'Alto Adige — continua il regista - ha un passato sanguinoso e oggi invece può rivendicare una pacifica convivenza. II direttore d'orchestra è stato cresciuto da contadini in Alto Adige, ed è figlio di due nazisti, uccisi durante la fuga lungo la linea dei ratti verso l'Argentina». Per il co-produttore Peter Trenkwalder, «La musica può rafforzare la pace. L'autonomia altoatesina potrebbe essere un'idea come risolvere il conflitto tra Israele e Palestina». Il film,  che coinvolge numerosi professionisti altoatesini, vuole proprio far riflettere su quest'importante questione: la musica può costruire dei ponti tra giovani di religioni diverse e nazionalità in conflitto, nonostante le numerose provocazioni e i tanti ostacoli? La risposta, per Elisabetta Rossi Innerhofer, presidente della Comunità ebraica di Merano, è sicuramente «Si». «Mi sembra una bella storia e un bellissimo progetto — afferma Innerhofer — Sicuramente la muscia può avere il potere di unire etnie diverse, la musica è universale, così come l'amore per essa. Non servono parole quando si suono e si apprezza la musica. Nella realtà ci sono tanti esempi di come la musica possa unire, basta pensare — ricorda Innerhofer — all'orchestra Barenboim». Nel 1999 Daniel Barenboim, pianista e direttore d'orchestra argentino - israeliano fondò infatti la West Eastern Divan Orchestra, creata con lo scopo di favorire il dialogo fra musicisti provenienti da paesi e culture storicamente nemiche. «L'idea di far dialogare i giovani — commenta Innerhofer — mi piace molto e credo che sia fondamentale. Bisogna puntare sulle nuove generazioni perla pace, e spero che si riesca, lì dove gli adulti non sono riusciti». Per Innerhofer queste iniziative possono dare un vero contributo. «Per fare la pace bisogna essere in due, ma i progetti culturali, come questo film, aiutano sicuramente a compiere dei passk e far avvicinare le persone. E bello che l'Alto Adige venga preso come spunto di convivenza, anche se sono storie diverse è un bel segnale».

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