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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.07.2018 L'Iran e le trame del terrorismo islamico in Europa
Analisi di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 luglio 2018
Pagina: 15
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Iran, ordine di colpire all’estero?»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/07/2018, a pag. 15, con il titolo "Iran, ordine di colpire all’estero?", l'analisi di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

Il regime iraniano. I suoi avversari all’estero. I paesi occidentali. Tanti attori per un intrigo con molte verità. Il 30 giugno, la polizia belga ferma una Mercedes con a bordo due cittadini d’origine iraniana: Amir Sadouni, 38 anni, e Nasimeh Naami, di 34. Nella vettura 500 grammi di esplosivo rudimentale, noto come la Madre di Satana, e un detonatore mimetizzato in un portatrucco. Un’altra persona, sempre iraniana, è bloccata in Francia. Il giorno seguente sono i tedeschi ad arrestare in Bassa Baviera Assadollah Assadi, diplomatico di Teheran distaccato a Vienna dal 2014 e possibile coordinatore della coppia. L’operazione congiunta — rivelano le fonti ufficiali — ha sventato un possibile attentato contro una manifestazione in Francia dei Mujaheddin Khalq, organizzazione che si batte contro gli ayatollah, che in passato ha usato anche il terrore, ma che gode di sponde dall’Arabia Saudita agli Usa.

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Tanto è vero che al meeting ha partecipato anche l’ex sindaco di New York nonché consigliere legale di Trump, Rudolph Giuliani. Per gli esuli l’Iran ha mobilitato un team per lanciare una sfida violenta. La risposta del regime è veloce. Ma quale attentato, gridano i media, si tratta di una provocazione, di una classica azione di «false flag» montata allo scopo di creare imbarazzo alla vigilia della visita del presidente Rouhani in Austria e Svizzera. La Repubblica islamica sostiene che uno degli arrestati è un membro dei Mujaheddin, legame documentato da una foto che lo ritrae insieme ad un alto esponente del movimento. Controrisposta degli avversari: le persone fermate appartengono alla struttura clandestina dell’intelligence e si sono infiltrati nelle nostre file proprio allo scopo di colpire. Gli analisti restano nel mezzo, non escludono nulla, dall’innocenza del regime ad un’iniziativa dell’ala estrema khomeinista, che potrebbe aver tentato un doppio attacco: per punire i senza fede e mettere in difficoltà la presidenza. Spiegazione offerta, però, ogni volta che non si comprendono bene le dinamiche. Seguono indiscrezioni che aggiungono sale. Da Israele trapela che lo Shin Bet — il servizio interno — ha messo in allarme l’ex premier Ehud Barak: attento quando vai all’estero, gli iraniani potrebbero prenderti di mira. Stessa cosa per un altro politico, Ehud Olmert, meno attento del suo collega visto che si reca in Paesi non troppo sicuri. Una risposta all’eliminazione di militanti e pasdaran da parte di Gerusalemme, guerra segreta senza confini. Il giorno 6 «entra» nella cornice l’Olanda. Con un comunicato annuncia l’espulsione di due membri dello staff della rappresentanza diplomatica iraniana. Nessuna spiegazione.

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Teheran protesta, come si fa in questi casi. Torna alla memoria una vicenda che abbiamo rivelato sul Corriere in novembre: il possibile coinvolgimento degli 007 dell’Iran nell’eliminazione di dissidenti proprio sul territorio olandese, casi tenuti «sotto la coperta». Vicende intrecciate a episodi in Germania. Non per caso. All’inizio dell’anno le autorità di Berlino hanno denunciato l’attività delle spie khomeiniste nel quadrante tedesco, iniziative con obiettivi precisi: la raccolta di dati su possibili target, come uffici israeliani e dissidenti. Allarmi anche dall’Albania, dove i Mujaheddin hanno creato un avamposto con l’avvallo americano. Storie già viste in passato lontano e di recente. Molte città europee, ma anche turche — nell’aprile 2017 l’assassinio di un uomo d’affari a Istanbul — sono state teatro di attentati ordinati dal regime sciita. Una lunga lista di omicidi, spesso rimasti impuniti per la paura dei governi locali, troppo deboli per perseguire i killer, molto interessati agli affari. Diversi casi sono apparsi nebulosi, una conseguenza diretta di ambiguità e manovre legate ad una fase particolare. Il Golfo vive un’estate «calda» per la partita attorno al nucleare iraniano e alle sanzioni chieste dalla Casa Bianca. Con minacce di blocco di Hormuz da parte dei mullah, grosse imprese europee in ritiro dall’Iran, pasdaran in fermento, raid israeliani in Siria. Ognuno ha qualcosa da guadagnare o perdere, facile comprendere perché ci sia spazio per tante verità.

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