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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.05.2018 Gerusalemme, che pasticcione Beppe Severgnini
in più si atteggia a storico quando non conosce nemmeno la cronaca

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 maggio 2018
Pagina: 15
Autore: Beppe Severgnini
Titolo: «Viaggio a Gerusalemme la chiave della pace»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/05/2018, a pag. 15 con il titolo "Viaggio a Gerusalemme la chiave della pace" il commento di Beppe Severgnini.

Beppe Severgnini annuncia tre testimonianze da Gerusalemme, ma il suo commento è il classico articolo politicamente corretto che, in fondo, non comunica niente. A un certo punto, però, Severgnini scrive di Gaza come una "prigione a cielo aperto", anche se di questo non attribuisce soltanto a Israele la colpa. Non è ovviamente sufficiente, perché l'intera responsabilità della difficile situazione di Gaza è da attribuire ai terroristi che la opprimono e l'hanno trasformata in un arsenale per continuare l'infinita guerra contro lo Stato di Israele.

Ecco l'articolo:

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Beppe Severgnini

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Hamas a Gaza

 

Trent’anni fa, primavera. Avevo trentun anni, una moglie, niente figli, molto entusiasmo e notevole energia. Ero appena rientrato da Londra, dov’ero stato corrispondente tra il 1984 e il 1988. Il direttore mi ha mandato a chiamare e mi ha detto: «Adesso vai un mese o due in Israele». Due mesi in Israele? Ma ne so poco o nulla! Risposta: «Appunto. Così impari». In Israele non ero mai stato, ed era in corso la prima intifada (rivolta palestinese). Ma a un direttore come Indro Montanelli si obbediva volentieri, anche perché aveva l’abitudine di spiegare le decisioni. «Vedi, se vuoi diventare un giornalista in grado di muoversi nel mondo, devi passare un po’ di tempo in America, in Russia, in Cina e in Medio Oriente. Di uno di questi posti, magari, diventerai un esperto. Ma anche gli altri ti serviranno. Resta un mese in Israele e ti sarà utile per tutta la vita. Ciao e buon viaggio. Ti aiuterà Dan Segre, oggi lo chiamo». Così sono andato. Mi sono fermato a Gerusalemme, all’hotel American Colony, dove ho conosciuto colleghi di larghe vedute, verso il Medio Oriente e verso le note-spese; ho viaggiato da Eilat al Golan, da Gaza a Hebron, da Beer Sheva a Haifa; ho ascoltato a lungo Dan Segre, il nostro corrispondente, e grazie a lui ho incontrato Shimon Peres e Amos Oz; ho parlato con soldati e kibbutznikim, con coloni israeliani e ragazzi palestinesi; ho evitato qualche sassata. Non sono diventato un esperto, ma qualcosa ho capito. Una cosa su tutte: si tratta di luoghi complicati. Vanno trattati con cautela e rispetto. Sono tornato in Israele altre volte, da allora: anche pochi mesi fa. Non sono diventato un esperto, come Montanelli aveva pronosticato. Lo trovo un Paese affascinante. Ma quando accadono tragedie come a Gaza — 62 morti e migliaia di feriti tra i manifestanti — cerco di capire. Mi sembra di poter dire che Gaza sia una prigione a cielo aperto. Che Israele non possa tenerla in quelle condizioni, né reagire come ha fatto. Che l’Egitto non collabori. Che Hamas cerchi martiri, non soluzioni. Che la dirigenza palestinese sia catastrofica a Gaza, e inetta in Cisgiordania. Che Donald Trump sia stato provocatorio, quando ha trasferito l’ambasciata Usa a Gerusalemme. Al centro di tutto sta proprio Gerusalemme. Se il futuro della città non verrà chiarito, la pace non arriverà mai. Abbiamo chiesto a Davide Frattini, il corrispondente del Corriere, di introdurre la questione; e a tre residenti di raccontare il rapporto con la città. Un monsignore cristiano, un libraio musulmano, una giornalista ebrea. Pierbattista Pizzaballa è amministratore apostolico del Patriarcato latino, dopo essere stato per dodici anni Custode di Terra Santa. Il palestinese Mahmoud Muna ha aperto una libreria a Gerusalemme Est, dopo aver studiato in Inghilterra. Rossella Tercatin si è trasferita da Milano a Gerusalemme, s’è sposata e sta lanciando una startup giornalistica, Pressources. Non abbiamo proposto un dibattito; abbiamo chiesto di raccontarci la città che abitano e che amano (pag 16-27). Cos’è, per voi, Gerusalemme? Le risposte sono dirette e sincere: leggetele con attenzione. Rossella, sul suo profilo Twitter, si presenta con un insegnamento tratto da Pirkei Avot (Etica dei Padri): «Chi è saggio? Chi impara da ogni essere umano». Aggiungo questo, dalla stessa fonte: «Non giudicare gli altri, finché non ti sei trovato al loro posto». Che dite? Mi sembrano buoni consigli, non solo a Gerusalemme.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure clioccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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