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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.04.2018 Come resistere allo sfascismo, il libro di Claudio Cerasa
Recensione di Aldo Grasso

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 aprile 2018
Pagina: 51
Autore: Aldo Grasso
Titolo: «Di troppa tolleranza si muore»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/04/2018, a pag.51 con il titolo "Di troppa tolleranza si muore" la recensione di Aldo Grasso al nuovo libro di Claudio Cerasa "Abbasso i tolleranti"", manuale di resistenza allo sfascismo (Rizzoli ed.)

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Aldo Grasso                                    Claudio Cerasa

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La tolleranza è una buona cosa sempre e comunque? Dipende, spesso è solo una forma raffinata di ipocrisia, un segno di superiorità, una forma di indifferenza: per convenzione o buona educazione, «tollero» il tuo pensiero. La parola, infatti, deriva dal verbo latino tolerare, sopportare. «La tolleranza illimitata — scrive magnificamente Karl Popper — porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi». Benedetto Croce parlava di «tolleranza vile». Partendo da questo apparente paradosso, Claudio Cerasa ci regala un delizioso pamphlet contro la nascente società «in cui gli invasati trionfano, gli estremisti spopolano, gli integralisti dilagano, i fanatici crescono» e ci invita a smettere di essere tolleranti con gli intolleranti: Abbasso i tolleranti. Manuale di resistenza allo sfascismo (Rizzoli). Come ci ha insegnato Voltaire, lo spirito provocatorio e corrosivo del pamphlet serve per écraser l’infâme, figura sociale che oggi si presenta sotto diverse maschere: è pessimista, anarchico, sospettoso, passabilmente incompetente, credulone (la sua fonte principale d’informazione è il web), arrogante, moralista, soprattutto intollerante nei confronti delle idee altrui. La tolleranza, spiega Cerasa, costituisce uno dei pilastri della nostra civiltà ed è condizione necessaria per le nostre libertà, ma proprio per questo motivo dobbiamo difenderla anche imparando a non tollerare gli intolleranti, in particolar modo quell’universo paranoico che ha scelto di rappresentare un pezzo della nostra politica. È l’universo in cui tutto si tiene insieme: le scie chimiche, lo sbarco sulla Luna messo in scena dalla Cia, i vaccini voluti dalle multinazionali farmaceutiche, il governo degli incompetenti. Il libro si articola in brevi capitoli, quasi conversazioni che coniugano leggerezza e profondità, brevi apologhi che pongono domande cui urge risposta. Ecco un esempio, giusto per invogliare il lettore. Cerasa parte dal libro di Tom Nichols The Death of Expertise (in italiano, La conoscenza e i suoi nemici, Luiss University Press) in cui l’autore sintetizza la questione con queste parole: «Vogliamo credere di essere capaci di prendere ogni tipo di decisione e ci infastidiamo con chi ci corregge o ci dice che ci sbagliamo o ci dà istruzioni su qualcosa che non capiamo. Questa reazione umana, naturale nei rapporti tra individui, è pericolosa quando diventa una caratteristica diffusa dell’intera società». Che fare in un momento in cui la conoscenza e la competenza sono diventate il bersaglio del risentimento e della rabbia dell’uomo comune? Basta aprire un giornale per godere di un vasto campionario di intolleranze: il padre che picchia il professore che ha sgridato il figlio, i genitori che menano l’allenatore perché non fa giocare i loro pargoli, il paziente che si fa un’autodiagnosi su Google e contesta il medico che lo ha appena visitato, gli odiatori da tastiera che insultano con violenza chi ne sa più di loro, la favola dell’uno vale uno, quelli che dicono no a ogni proposta. Che cosa propone Tom Nichols? Fare come Gianni Morandi, che con pazienza risponde a tutti quelli che lo criticano, o tirare dritto per la propria strada? «Ho smesso di credere — scrive il professore — all’approccio morbido. È soltanto un modo per tentare di confermare che i non esperti e gli esperti sono sullo stesso piano». Il catalogo di Cerasa, direttore del quotidiano «Il Foglio», è vasto e sfrenato, è la ricognizione puntale (più raccapricciante che esilarante) del «mondo dell’intolleranza» con molti personaggi improbabili che pur incontriamo ogni giorno: il malmostoso, il rancoroso (vive la realtà come emergenza continua), l’incompetente felice di esserlo, l’apprensivo (i genitori che processano la scuola via WhatsApp), il sorteggista (se uno vale uno, la vita è sorteggio), il viralista (i fatti esistono solo quando diventano virali), il post-veritiero, quello che per informarsi si abbevera solo alla fonte delle rete: «Per distinguere le notizie vere dalle false occorre essere informati, ma occorre anche fare un passo in avanti verso un altro principio: essere disposti a riconoscere che alcune cose sono fatti e altre sono opinioni. Ed essere pronti ad ammettere che spacciare un’opinione per un fatto e trasformare un fatto in qualcosa che si può mettere in discussione fa male non solo ai social, ma alla nostra democrazia». Il metodo di Cerasa è semplice ed efficace: si parte da uno spunto (un fatto di cronaca, un libro, un evento), s’imbastisce un ragionamento, si chiude con una morale, unica e spesso sottintesa: una volta ci si definiva in rapporto ai valori accettati; oggi, in rapporto a quelli ripudiati. Senza il fasto della negazione, siamo incapaci di intravedere il nostro destino. I brevi capitoli, oltre a riflettere la naturale incostanza dell’uomo, corrispondono a una scelta di natura epistemologica, che vieta ogni assolutismo sistematico per cercare piuttosto di indagare i limiti della fragilità umana, delle troppe opinioni alimentati dalla lagna, dalla credulità, da recenti chimere. Il borghese è tollerante, ci avverte con sospetto Theodor W. Adorno: «Il suo amore per la gente com’è, nasce dall’odio per l’uomo come dovrebbe essere».

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