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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.02.2018 Perchè sì all'accordo Arabia Saudita/America sul nucleare
Cronaca e commento di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 febbraio 2018
Pagina: 14
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Un patto nucleare tra l'America e i sauditi (per sfidare Teheran)»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi,22/02/2018 a pag.14, con il titolo "Un patto nucleare tra l'America e i sauditi (per sfidare Teheran)", cronaca e commento di Viviana Mazza

Durante la guerra fredda, sia Usa che URSS possedevano la bomba atomica, una realtà che ha impedito una guerra vera e propria tra le due potenze. La storia si ripete oggi con l'Iran. L'accordo truffa voluto nel 2015 da Obama e dalla UE, di fatto permetterà entro qualche anno all'Iran di possedere l'arma nucleare, garantendogli il dominio sui paesi mediorientali che non la possiedono. Fra tutti i paesi della regione, l'Iran è lunico ad avere mire espansioniste, non lo nasconde, anzi. L'unico modo per impedirgli di possederla è l'abbandono totale del  progetto e dotare della possibilità di possedere l'energia nucleare quei paesi sunniti - in questo caso l'Arabia Saudita- che partecipano alla coalizione a guida Usa. Emirati e Arabia Saudita hanno il diritto di difendersi dall'Iran, stato terrorista, un accordo sotto il controllo Usa, potrà essere il miglior monito agli ayatollah.

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Viviana Mazza                   Trump con Mohammed bin Salman

Nel deserto, a duecento chilometri da Abu Dhabi, sta per essere completato il primo reattore nucleare operativo nel mondo arabo. Un progetto partito dieci anni fa, realizzato da una compagnia sudcoreana, con tecnologia americana. Washington diede il via libera ad una condizione: l'uranio viene importato negli Emirati e non arricchito localmente; lo stesso vale per il plutonio (entrambi, infatti, possono essere usati pure per produrre armi nucleari). Ora anche l'Arabia Saudita ha un progetto ambizioso: costruire i6 reattori al costo di 8o miliardi entro il 2030. Riad insiste che il suo programma ha scopi pacifici, ma rifiuta di accettare le stesse restrizioni degli Emirati in base all'«Accordo 123» (che prende il nome di una clausola delle leggi Usa sulle esportazioni), inteso a prevenire la proliferazione di armi nucleari. L'amministrazione Trump, che ha forti legami con Riad, è propensa a fare comunque un accordo, scrive il Wall Street Journal: non c'è ancora alcun annuncio ufficiale, ma secondo il quotidiano i negoziati formali inizieranno nei prossimi mesi. I sauditi vogliono firmare contratti per i primi due reattori entro l'anno. Tutto ciò solleva le preoccupazioni di alcuni membri del Congresso Usa, che ha il potere di fermare l'accordo. C'è chi ipotizza che uno degli obiettivi di Riad sia di competere con Teheran, grande rivale regionale, e forse conservare l'opzione di sviluppare armi nucleari. I sauditi insistono che vogliono diversificare le fonti energetiche e che guadagnano di più esportando il greggio piuttosto che usandolo in patria; ma per ridurre la dipendenza dal petrolio, avrebbe più senso sfruttare le risorse di gas naturale e investire nell'energia solare, nota anche la rivista Economist. Il nucleare è un campo nel quale l'Iran ha accumulato grandi competenze prima dell'intesa siglata con l'Occidente nel 2015, con cui la Repubblica Islamica ha accettato di limitare il proprio programma in cambio dell'eliminazione delle sanzioni internazionali. L'accordo prevede il congelamento della maggior parte delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, ma Teheran può ancora gestirlo ad un livello assai più basso di quello necessario per una bomba e, soprattutto, ha mantenuto la tecnologia. Anche Riad la vuole, il che non significa necessariamente che inizierebbe subito ad arricchire l'uranio, ma che non vuole privarsi di tale prerogativa. Tra gli altri timori c'è che un'intesa Washington-Riad al di fuori dell'«Accordo 123» possa spingere anche gli Emirati a chiedere di più e mettere a rischio gli sforzi globali anti-proliferazione. Potrebbe pure compromettere i tentativi di arrivare a un accordo più stringente con l'Iran, che è uno degli obiettivi della stessa amministrazione Trump. Altri invece credono che sia comunque meglio per l'America far da partner ai sauditi per mantenere una qualche influenza sul loro programma (attraverso restrizioni ad hoc incluse ispezioni dell'Agenzia per l'Energia Atomica), piuttosto che lasciare campo libero ai russi, che stanno già conducendo una frenetica diplomazia nucleare in Medio Oriente, una regione dove l'interesse è grande e si fonda anche su reali esigenze energetiche. La compagnia statale Rosatom ha già firmato contratti per la costruzione di reattori in Egitto e Giordania. E nonostante le divergenze con Riad sulla Siria, Mosca non avrebbe problemi a trovare un'intesa sull'energia.

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