giovedi` 28 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.01.2018 Allah conquista il mondo
Paolo Salom intervista Boualem Sansal

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 gennaio 2018
Pagina: 8
Autore: Paolo Salom
Titolo: «Allah conquista il mondo»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA-LETTURA di oggi, 07/01/2018, a pag.8 con il titolo "Allah conquista il mondo", l'intervista di Paolo Salom a Boualem Sansal in occasione dell'uscita da Neri Pozza del libro "Nel nome di Allah"

Immagine correlataImmagine correlata
Paolo Salom                         Boualem Sansal

Immagine correlata

Caos e paradossi. Per lo scrittore algerino Boualem Sansal, 68 anni, l'islam contemporaneo è un universo di scuole e dogmi in contraddizione tra loro, un mondo frammentato dove si «raggiunge l'unità soltanto nella contrapposizione all'Occidente, nel desiderio originario di convertire tutti, senza eccezioni, alla fede di Allah». Autore di romanzi introspettivi come Il villaggio del tedesco (Einaudi, 2009), coraggioso nel suo legare il nazismo morente all'islamismo nascente, o 2084. La fine del mondo (Neri Pozza, 2016), ricostruzione distopica di un prossimo futuro dove l'intera umanità è sottomessa alla volontà di Yolah e al suo profeta Abi (metafora voluta del trionfo globale dell'islamismo tanto quanto La fattoria degli animali di George Orwell lo era del comunismo), Boualem Sansal rivendica il diritto di esprimersi senza reticenze dall'interno della propria realtà. Dichiaratamente laico, Sansal ora pubblica un saggio che a partire dal titolo, Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista (in uscita per Neri Pozza giovedì 18 gennaio), promette un'analisi spassionata del fenomeno dominante in questo inizio di terzo millennio, partendo da una premessa: «Islam e islamismo non sono coincidenti, il primo termine rappresenta la religione, legittima e apprezzabile come tutte le altre; il secondo la sua estensione, politicizzata e problematica, nelle attività umane». In Italia quest'ultimo volume esce a due anni di distanza da 2084, quasi fosse un'analisi documentata di un'intuizione letteraria. In realtà, Sansal ha scritto prima il saggio e poi il romanzo: dunque è la finzione che ha preso spunto da un'accurata disamina storica.
Lei sostiene che islam e islamismo non siano la stessa cosa. Ci può aiutare a capire qual è la differenza?
«Dalla morte del profeta Maometto nell'anno 632 fino ai nostri giorni, e a causa della mancanza di un vaticano islamico" con autorità unica sull'interpretazione del Corano e sull'applicazione delle sue prescrizioni, i musulmani hanno moltiplicato le letture del Libro Sacro, letture spesso così divergenti da provocare scismi e guerre fratricide che continuano tutt'oggi. È così che sono nati diversi islam, ciascuno convinto di essere l'unico legittimo e dunque pronto a condannare tutti gli altri per eresia. Possiamo classificare questi islam in due categorie: quelli che si sono imposti in più Paesi, divenendone la religione ufficiale (per esempio, l'islam sunnita, che è osservato in tutto il Nord Africa e in parti del Medio e dell'Estremo Oriente, e l'islam sciita, prevalente in Iran, Bahrein e Iraq), e quelli rimasti ai margini, che per sopravvivere hanno sviluppato strategie specifiche basate su propaganda e azione rivoluzionaria, restando sempre pronti a guadagnare adepti e ottenere legittimità nell'universo islamico. Ecco, sono questi islam marginali ma ambiziosi che noi raggruppiamo nel termine "islamismo". Queste correnti rivoluzionarie (jihadisti dell'Isis, Al Qaeda, Boko Haram, o attivisti come i Fratelli musulmani) a loro volta sono impegnate in una lotta per unificare prima l'islam e poi il mondo intero sotto la propria denominazione».
Da noi in Occidente, tuttavia, prevale un'idea superficiale dell'islam, visto come un blocco unico e aggressivo. In effetti, una certa coerenza, nella contrapposizione all'Occidente, esiste...
«L'universo musulmano è, sì, molto frammentato e piuttosto aggressivo. Ma resta un dogma sul quale tutte le correnti dottrinarie senza eccezioni si trovano d'accordo: l'obbligo di diffondere il messaggio di Allah in ogni angolo del pianeta, utilizzando tutte le modalità indicate dal Corano. Quali? Predicazione (da'wa), insegnamento, finzione (takiya), guerra santa (jihad). Il mondo musulmano si ritrova attualmente in una fase di "rinascita" e, dopo la riconquistata indipendenza dai colonizzatori occidentali, sogna un'espansione simile a quella del VII secolo, quando nessuno riusciva a opporsi ai cavalieri di Allah. In maniera conscia o inconscia, tutti i popoli arabi e musulmani si rifanno a questa idea. Il confronto ci sarà, ma la vera domanda è: in che modo? Pacificamente, politicamente ed economicamente, o attraverso invasione e jihad?».
Eppure il fondamentalismo moderno è emerso all'inizio del XX secolo come reazione all'occidentalizzazione delle società musulmane. Un fenomeno che abbiamo osservato in Egitto, Afghanistan, Iraq: alle minigonne si sono sostituiti a forza chador e burqa. La storia che torna indietro, invece di avere un percorso lineare come è concepita nel mondo giudaico-cristiano. Come trovare una via mediana tra le due visioni?
«Non ci sarà soluzione fino a che continuerà l'evoluzione negativa, da una parte, del mondo occidentale (invecchiamento della popolazione, dipendenza drammatica dalle fonti di energia, indebolimento di valori come democrazia, laicità, cultura) e, dall'altra, del mondo arabo musulmano (povertà, dittature, sovrappopolazione, tradizioni arcaiche e peso eccessivo della religione). Siamo impegnati in un processo lungo che tuttavia giustappone due mondi differenti in tutto, la cui attuale trasformazione non fa che aggravare questa antinomia».
Nel suo saggio lei affronta un paradosso: più l'islam in Occidente è concepito come «malvagio», più è «ammirato» e capace di conquistare seguaci. Come è possibile?
«Il potere d'attrazione dell'islam è molto forte. E capace di sedurre in tutte le categorie sociali, i giovani, gli anziani, la gente comune e le élite. Questo dipende senza dubbio dal fatto che l'Occidente ha perso vitalità, non produce più senso per il mondo, anzi, è alla ricerca del suo paradiso perduto. Disincanto e confusione sono molto più profondi di quanto si immagini: il punto di rottura è ormai prossimo e l'islam appare come un'avventura esaltante».
Nel suo romanzo distopico «2084. La fine del mondo», lei immagina l'umanità sottomessa a una religione universale. Pensa davvero che ci attenda il confronto con un islam che vuole conquistarci tutti?
«Convertire il mondo all'islam è un comandamento religioso, un obbligo per i musulmani, è nel Corano e il Corano è la parola di Dio. Nessun territorio, nessun uomo può sfuggire alla sua giurisdizione, perché sarebbe come ammettere che Allah non è il più grande, l'onnipotente. II solo pensarlo, per un musulmano, è un crimine. Ora, dopo secoli di marginalizzazione, l'islam è in espansione, si installa in Occidente, ma non solo nelle periferie dove è la religione degli operai e della manodopera al servizio degli occidentali: adesso arriva in forma di élite che conquista sicurezza e potere, che converte grazie a queste nuove realtà, che impone la propria visione e il proprio modo di vita a una società ormai priva di energie, di risposte, avendo essa perduto il monopolio della produzione di idee e di significato che era la sua forza dalla fine del Medioevo in Europa. Il mondo che ho immaginato in 2084 sta per realizzarsi qua e là, nei Paesi musulmani e in talune enclave in Occidente. Credo che sia íl momento di guardare in faccia la realtà e agire prima che sia troppo tardi. Possiamo e dobbiamo lavorare sui giovani, sulla scuola».

Per inviare al Corriere della Sera-Lettura la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT