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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.06.2017 Una moschea a Berlino farà Primavera?
Indagine di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 giugno 2017
Pagina: 17
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «La moschea 'liberale' di Seyran: aperta a tutti, niente veli integrali»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/06/2017, a pag.17, con il titolo " La moschea 'liberale' di Seyran: aperta a tutti, niente veli integrali" l'inchiesta di Viviana Mazza.

Da come lo racconta Viviana Mazza, questa moschea di Berlino può essere d'esempio per chi nel mondo musulmano - almeno negli stati non musulmani - vuole passare dal silenzio/complice ai fatti. Per ora ci limitiamo a registrare che all'interno dell'islam qualcosa si sta muovendo. Vedremo se queste donne -perchè loro sarà il merito- riusciranno a cambiare l'islam. Perchè di questo si tratta, cancellare una tradizione mostruosamente oppressiva per inventare qualcosa di nuovo. Il nome islam rimane lo stesso, forse trovarne uno nuovo avrebbe facilitato il cambiamento.

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Viviana Mazza                        Seryan Ates

«Le porte sono aperte a tutti, uomini e donne, eterosessuali e gay, sunniti, sciiti e non musulmani. Con una sola eccezione: nessuna donna in niqab o in burqa entrerà nella nostra moschea», dice Seyran Ates alla rivista tedesca Der Spiegel. «Questo perché il velo integrale non ha nulla a che fare con la religione. E una dichiarazione politica». Da venerdì scorso, donne e uomini pregano insieme nella «prima moschea liberale» di Berlino, inaugurata nel quartiere di Moabit da Seyran Ates, avvocata femminista musulmana, nata in Turchia 54 anni fa. Una donna imam, Ani Zonneveld, è giunta dagli Stati Uniti per guidare in preghiera i fedeli inginocchiati in direzione della Mecca. Nella maggior parte delle moschee pregano solo gli uomini oppure c'è uno spazio separato per le donne (e l'imam è sempre maschio). Il Corano non dice esplicitamente che uomini e donne debbano essere divisi o che una donna non possa guidare la preghiera. Ma nei secoli si sono imposte interpretazioni che prevedono queste regole per ragioni di «modestia» e perché l'uomo non dovrebbe udire la voce seducente di una donna durante la preghiera. Ates fa parte di un movimento (piccolo ma globale) di donne musulmane che sfidano le interpretazioni patriarcali del Corano e della sunna. Ne fanno parte studiose come Amina Wadud e Asma Barlas, entrambe devote ma l'una velata (e femminista), l'altra no. Wadud è stata anche una delle prime donne a guidare la preghiera del venerd'i, già nel 1994 a Cape Town — e ha continuato a farlo in congregazioni miste in America e Gran Bretagna tra le proteste. Zonneveld, l'imam venuta dagli Stati Uniti per l'inaugurazione della moschea di Berlino, fa parte di un piccolo network di moschee «alternative» che include i gay tra i fedeli e accetta le donne come imam. L'associazione si chiama Muslims for Progressive Values ed è presente una decine di città. Anche in Europa ci sono state iniziative come la recente apertura a Copenaghen di una moschea femminile, dove l'imam è Sherin Khankhan, attivista ed ex candidata parlamentare (porta il velo solo quando prega). Ates, che non si copre mai il capo, si è spinta più oltre di Khankhan, fondando un luogo misto di preghiera. Ma al di là delle differenze, queste donne combattono la stessa battaglia per i cuori e le menti dei giovani musulmani e contro l'estremismo. «È irresponsabile da parte dei musulmani progressisti limitarsi a insultare le associazioni conservatrici e al contempo lasciare loro l'educazione dei bambini e dei giovani. Non basta ignorarli, bisogna sfidarli mostrando quello che l'Islam può e deve fare nel mondo moderno» spiega Ates. La moschea, intitolata ad Averroè e Goethe, sorge al terzo piano di una chiesa evangelica, nello stesso quartiere che ospitava l'associazione radicale frequentata da Anis Amri, il tunisino autore della strage al mercatino di Natale (poi ucciso dalla polizia in Italia). In un clima teso per gli attentati terroristici, gli arresti di sospetti estremisti, l'islamofobia aizzata e il populismo di destra, l'avvocata ha ricevuto minacce e insulti. Non è la prima volta: le spararono trent'anni fa quando faceva l'assistente sociale per donne turche vittima di violenza domestica. L'apertura della moschea è stata monitorata dalla polizia, ma Ates sottolinea che «il 95% dei commenti sono positivi». Molti offrono denaro e cibo per l'iftar (la cena che rompe il digiuno del Ramadan). Ora Ates studia teologia per diventare imam. L'istruzione è la chiave: «Dobbiamo formare imam progressisti, uomini e donne».

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