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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.05.2017 Siria: attacco Usa contro le milizie di Assad
Cronaca di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 maggio 2017
Pagina: 16
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Siria, avvertimento di Washington Raid contro le milizie pro Assad»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/05/2017, a pag. 16, con il titolo "Siria, avvertimento di Washington Raid contro le milizie pro Assad", il commento di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

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Un quartiere di Damasco

Caccia statunitensi hanno colpito una colonna composta da miliziani siriani e iraniani che si stava avvicinando alle posizioni ribelli ad Al Tanf, nell’Est della Siria. Un’azione dissuasiva che offre al presidente Trump la possibilità di rilanciare sulla politica estera mentre è sotto pressione in casa. I velivoli Usa si sono levati in volo per impedire che il convoglio di uomini e mezzi raggiungesse le linee tenute da insorti che sono appoggiati dagli americani. Tra i combattenti sembra fossero numerosi i membri della Kataib Imam Alì, elementi sciiti che Teheran usa come carne da cannone per aiutare Assad. In un secondo episodio due F 22 hanno «allontanato» un Su 22 governativo. Interessante un particolare. Nel comunicato il Pentagono ha precisato che i lealisti avrebbero compiuto l’avanzata nonostante Mosca abbia cercato di dissuaderli. Spiegazione che fornisce due dati: il contatto russo-americano in una situazione critica e l’apparente gesto di indipendenza delle forze di Damasco. L’attacco, che racchiude un evidente monito, si incastra con il progetto americano di consolidare due aree di influenza. Una nel Nord della Siria, con il sostegno diretto ai curdi Ypg. Saranno loro, insieme a forze speciali statunitensi e nuclei di insorti, a dare l’assalto al caposaldo di Raqqa, oggi in mano al Califfo. Il secondo «santuario» è al confine con la Giordania.

Caccia statunitensi hanno colpito una colonna composta da miliziani siriani e iraniani che si stava avvicinando alle posizioni ribelli ad Al Tanf, nell’Est della Siria. Un’azione dissuasiva che offre al presidente Trump la possibilità di rilanciare sulla politica estera mentre è sotto pressione in casa. I velivoli Usa si sono levati in volo per impedire che il convoglio di uomini e mezzi raggiungesse le linee tenute da insorti che sono appoggiati dagli americani. Tra i combattenti sembra fossero numerosi i membri della Kataib Imam Alì, elementi sciiti che Teheran usa come carne da cannone per aiutare Assad. In un secondo episodio due F 22 hanno «allontanato» un Su 22 governativo. Interessante un particolare. Nel comunicato il Pentagono ha precisato che i lealisti avrebbero compiuto l’avanzata nonostante Mosca abbia cercato di dissuaderli. Spiegazione che fornisce due dati: il contatto russo-americano in una situazione critica e l’apparente gesto di indipendenza delle forze di Damasco. L’attacco, che racchiude un evidente monito, si incastra con il progetto americano di consolidare due aree di influenza. Una nel Nord della Siria, con il sostegno diretto ai curdi Ypg. Saranno loro, insieme a forze speciali statunitensi e nuclei di insorti, a dare l’assalto al caposaldo di Raqqa, oggi in mano al Califfo. Il secondo «santuario» è al confine con la Giordania.

Da mesi gli alleati, insieme all’intelligence locale, addestrano reparti di oppositori. E nel porto di Aqaba una nave ha sbarcato un gran numero di mezzi che sono destinati, probabilmente, al contingente statunitense. In passato queste stesse posizioni erano state bombardate dai caccia russi e solo per un soffio non c’erano state vittime tra i militari. È altrettanto chiaro che il Pentagono intende usare le enclave per bilanciare la presenza della Russia e dell’Iran. E questo mentre la Triplice alleanza siro-russa-iraniana vuole puntare su Deir ez Zour, dove la guarnigione locale resiste all’assedio dell’Isis. Una manovra che Washington vuole accompagnare con un’offensiva degli insorti. Lo Stato Islamico, intanto, prepara le sue difese. Fonti di intelligence citate dalla Cnn sostengono che una quindicina di specialisti in armi chimiche sono arrivati tra Deir e al Mayadin. Per gli osservatori i seguaci del Califfato si sono concentrati nella regione ritenuta più difendibile e vitale in quanto permette un collegamento diretto con i rifugi iracheni.

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