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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.03.2017 Jihad in Olanda
Commento di Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 marzo 2017
Pagina: 11
Autore: Andrea Nicastro
Titolo: «In bicicletta con i fratelli 'rossi': 'Welfare fallito, cresce il jihad'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/03/2017, a pag. 11, con il titolo "In bicicletta con i fratelli 'rossi': 'Welfare fallito, cresce il jihad' ", il commento di Andrea Nicastro.

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Andrea Nicastro

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"Sharia per l'Olanda"

L’Aia I figli del vecchio calzolaio comunista Martin Duivesteijn sono un’istituzione a Schilderswijk, il quartiere più malfamato dell’Aia. Due hanno costruito il «museo del popolo» che oggi è diventato il centro sociale Vaillant. Un terzo ha fondato un foglio di lotte sindacali ormai chiuso. Il quarto compare su un murale che è una ricostruzione dissacrante del Quarto stato. Il quinto con chiatte o biciclette mostra ai turisti l’altra faccia dell’Aia. «Mi spiace ammetterlo, ma questo è sempre stato un ghetto. Prima della guerra c’erano gli ebrei poveri, poi sono arrivati i contadini inurbati, quindi gli immigrati italiani, alla fine degli anni 70 c’erano più topi che persone — racconta Peter Duivesteijn, uno degli otto figli del ciabattino rosso —. La colpa è del terreno “veen”, marcio, malsano. Così chi arriva, comincia sempre da qui, ma appena può se ne va in un posto migliore».

È stato più o meno quando Johan Cruijff cominciava ad allenare l’Ajax, i giocattoli diventavano made in China e sull’orizzonte politico europeo splendeva ancora la stella dello Stato sociale, è stato allora che è entrato in scena Adri, il sesto dei Duivesteijn. Il più politico della famiglia, deputato, senatore e soprattutto sindaco dell’Aia. Rosso, anche lui, solo un po’ stinto in linea con i tempi, non comunista, ma laburista, comunque convinto di poter cambiare il mondo. «Il nostro è stato un modello di riqualificazione urbana — gonfia il petto l’ormai padre nobile dei bei tempi andati dell’onnipotenza del Welfare —. Parlavamo di una rigenerazione architettonica capace di attivare la rigenerazione sociale. L’urbanistica come scienza politica. Quello che ho costruito è ancora lì, intatto. I parchi giochi, i centri di aggregazione, gli asili, le scuole. Schilderswijk è un quartiere che può far invidia alla maggior parte delle città del mondo».

Eppure oggi il «loro» quartiere, in cui sono nati e per il quale, in modo diverso, quasi tutti i figli del calzolaio hanno lavorato, è diventato il jihad-wijk , il quartiere della guerra santa. Nel 2012 ci sono stati i primi cortei con le bandiere nere. Da qui sono partiti per combattere con lo Stato islamico almeno una dozzina di f oreign fighters e un predicatore siriano è stato individuato a reclutare adepti. Le donne sono tutte velate anche se girano in bicicletta. Il 95% dei 50 mila abitanti dell’ex quartiere laboratorio socialdemocratico sono stranieri, soprattutto islamici. I balconi che avrebbero dovuto ospitare gli orti metropolitani sono affollati di antenne paraboliche per vedere Al Jazeera e le altre tv dei Paesi d’origine. Le moschee sono sei. «Tanti olandesi si sentono all’estero quando camminano per queste strade — dice Peter —. Però basta conoscere le persone, creare comunità per superare le diffidenze». Peter è restato un attivista, uno che ci crede, fa rete. In bicicletta nel quartiere saluta dozzine di persone. Adri invece è rassegnato. «Ai miei tempi l’intervento dello Stato è bastato per ridurre la distanza tra ricchi e poveri che in fondo è lo scopo della socialdemocrazia. Migliorate le infrastrutture, la gente ne ha approfittato. Oggi invece il gap con gli immigrati non è solo economico o scolastico, ma culturale. Lo Stato che ho portato nel quartiere negli anni 80 è ancora lì, con i professori e i consultori, ma gli immigrati restano lontano. Non basta parlare una lingua, la cultura è qualcosa di più profondo. In strada è Olanda, dentro casa è Medio Oriente».

È su questa inadeguatezza delle ricette d’integrazione che ha giocato gran parte della sua fortuna politica il Partito per la libertà del populista Geert Wilders. «Vietiamo le moschee e il Corano, gli islamici se ne vadano». Il premier liberale Mark Rutte ha dovuto seguirlo, proprio lui che, da bravo olandese vecchia maniera, viene a Schilderswijk ogni giovedì a dare lezione di educazione civica agli stranieri. «Se non vi integrate, andatevene», è arrivato a dire. Anche per Rutte, insegnante volontario e premier, un’ammissione di impotenza che è un po’ quella dell’Europa tutta. Peter una soluzione l’avrebbe. «Nel quartiere la disoccupazione è al 40%, fuori al 4. Non bastano le case, mio fratello si è dimenticato di costruire i posti di lavoro. Senza la crisi finanziaria, oggi staremmo a raccontare la storia di un’integrazione riuscita». «Qui nessuno voterà per Wilders — dice Ahmed, marocchino che vende carne fritta halal —. Ma fuori dal quartiere la gente non è affatto amichevole. Non più».

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