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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.12.2016 Una lettera distillato di odio contro Israele
La risposta ambigua e subdola di Sergio Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 dicembre 2016
Pagina: 51
Autore: Sergio Romano
Titolo: «I nemici dell'Isis: la posizione di Israele»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/12/2016, a pag. 51, con il titolo "I nemici dell'Isis: la posizione di Israele", la risposta di Sergio Romano a un lettore.

La lettera di Ernesto Marzano è un distillato di odio che meriterebbe ben altra risposta rispetto a quella, flebile e ambigua, di Sergio Romano. Romano prende atto delle infamanti accuse rivolte a Israele dal lettore e non le confuta, preferendo discutere di altro. Una risposta dunque subdola, tipica del modo di disinformare a cui ci ha abituati Romano.

Ecco l'articolo:

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Sergio Romano

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A proposito della sua risposta alla domanda «perché l’Islam è tornato su posizioni oltranziste ed anti Occidente», mi permetto di far notare che essa è manchevole perché tralascia un elemento a mio avviso essenziale. Si chiama Israele, con la sua azione di esproprio, apartheid, assoggettamento, internamento di quasi due milioni di arabi nel campo di Gaza. Il tutto con l’appoggio dell’Occidente, che gli arabi considerano complice di Tel Aviv.

Ernesto Marzano
ernestodenver@g.mail.com

Caro Marzano,
Credo che lei descriva un quadro eccessivamente semplificato e in buona parte superato dagli avvenimenti. Il nazionalismo anti-israeliano fu molto diffuso nei Paesi arabi sino a quando credettero che fosse possibile espellere il «corpo estraneo» dalla regione ed era ancora vivo nei rifugiati palestinesi il ricordo di una patria perduta. Il problema esiste ancora, ma alcuni fattori hanno contribuito a diminuirne l’importanza: il passaggio del tempo anzitutto, ma anche l’ambiguità di alcuni Stati arabi, poco interessati ad alterare gli equilibri medio-orientali, e le battagliere campagne filo-israeliane di coloro che difendono lo Stato ebraico su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ma vi sono anche gruppi occidentali che non hanno mai smesso di sostenere la causa dei due Stati. Questa è stata la linea della presidenza Obama, ormai fallita, ed è ancora quella di molti Paesi della Unione Europea. Non credo invece che il risveglio dell’islamismo radicale sia legato alla presenza di Israele nella regione.

La questione palestinese fu ricordata in alcuni appelli di Osama bin Laden, ma quasi incidentalmente, come se le vere motivazioni di Al Qaeda fossero altre; mentre l’Isis sembra molto più interessato a usare, come nemico, la cristianità. Le ragioni sono probabilmente due. In primo luogo il nazionalismo arabo non appartiene al bagaglio culturale dell’integralismo islamico e del Califfato. È una ideologia prevalentemente laica che un musulmano fanatico potrebbe addirittura considerare blasfema. In secondo luogo l’Isis è pronto a sfidare un nemico lontano, l’Occidente, ma non desidera avere un altro nemico, molto più vicino e notoriamente molto efficace. È probabile che anche Israele sia giunto a una stessa conclusione e abbia deciso di non combattere una entità politico-religiosa che in questo momento nuoce al mondo musulmano più di quanto minacci lo Stato ebraico.

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lettere@corriere.it

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