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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.12.2016 Grande emozione: dopo Toscanini (1936) ieri Muti all'Auditorium di Tel Aviv
Cronaca di Valerio Cappelli

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 dicembre 2016
Pagina: 48
Autore: Valerio Cappelli
Titolo: «Sulle orme di Toscanini»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi,21/12/2016,a pag.48, con il titolo "Sulle orme di Toscanini" la cronaca di Valerio Cappelli del concerto di Riccardo Muti di ieri all'Auditoriom Bronfman di Tel Aviv.
Una cronaca appassionata, quella di Cappeli, un solo neo, queste poche parole:
I"sraele splendida casa senza tetto" il che dimostra come anche con le migliori intenzioni sia difficile spogliarsi dai velenosi risultati della disinformazione.

L'antefatto del 1936, con la direzione di Arturo Toscanini:

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in alto: Einstein con David Ben Gurion
in basso: la locandina del conccerto del 1936 di Toscanini

Albert Einstein (1879 -1955) con l'amico Bronisfaw Huberman (1882 -1947), il fondatore dell'Orchestra. Lo scienziato ebbe un ruolo attivo nella sua creazione. Dopo il concerto inaugurale, volle scrivere a Toscanini: «Sento il dovere di dirle quanto la ammiri e la veneri». Ieri è stata donata all'Orchestra la lettera originale, scritta in francese, con la quale Huberman invitò Toscanini. Ieri e oggi Arturo Toscanini al concerto inaugurale dell'Orchestra della Palestina nel 1936

Sulle orme di Toscanini

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Valerio Cappelli 

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Riccardo Muti all'Auditorium Bronfman di Tel Aviv
a destra Arturo Toscanini

È stata una giornata speciale, qui dove la memoria è un dovere. E l'Italia ha giocato un ruolo importante. Riccardo Muti ha diretto a Tel Aviv, con ovazioni finali, il concerto per gli 80 anni della Israel Philharmonic Orchestra (Ipo), che nella storia di questo Paese ha un ruolo unico. C'è lo stesso programma con cui Arturo Toscanini nel 1936 la tenne a battesimo: Rossini, Brahms, Mendelssohn, Weber e il capolavoro di Schubert che profeticamente sposa questa terra di speranze e problemi irrisolti, questa splendida casa senza tetto che è Israele: l'Incompiuta. Ma la musica è portatrice di tolleranza e pace, ecco perché Muti, in questo ideale ponte fra lui e Toscanini, dice che «non è un concerto come un altro. Questa Orchestra significa Israele». Siamo all'Auditorium Bronfman, un businessman il cui nome troneggerà sulla facciata per 49 anni: ha sborsato una cifra enorme, non nota, spodestando Fredric Mann, l'uomo che pose fine ai primi 21 anni itineranti della Ipo dando una casa permanente, che ora non si chiama Mann ma Bronfman. Dallo Stato arriva il 10 percento dei 23 milioni di budget: il resto da sponsor e botteghino, perciò i biglietti sono cari, in media 80 euro. Ma i soldati in uniforme entrano senza pagare. Solisti celebri spesso suonano gratis, come il direttore musicale a vita Zubin Mehta. E Toscanini (il cui assistente alla Scala Antonino Votto fu maestro di Muti) venne a sue spese e senza cachet. Era stato invitato dal violinista filantropo Bronislaw Huberman, il fondatore della Ipo che all'inizio si chiamava Orchestra della Palestina: ebbe una idea visionaria, convinse circa 75 musicisti ebrei a tornare nella Terra promessa, fuggendo dall'odio nazista, li sottrasse ai lager. Senza i loro strumenti non sarebbero sopravvissuti. Se non fosse stato di fede ebraica, è lo Schindler della musica. Ieri è stato tolto Il velo a due pannelli con i nomi dei fondatori e le foto degli attuali membri della Ipo. «La nascita di questa orchestra significò dare asilo a tanti musicisti sfuggiti alla barbarie — dice Muti —. Oggi la musica in Israele è un bagaglio culturale indispensabile per la società. Questa serata è per chi non dimentica la persecuzione e íl passato tragico. Un monito che speriamo verrà applicato a tutti i popoli che si trovano nella stessa situazione». Dove tutto è simbolo, si fanno 150 concerti l'anno: nei kibbutz; a Cesarea nell'anfiteatro romano costruito sotto Erode; a Masada, il luogo della resistenza e della volontà di non arrendersi; sui confini caldi e nei giorni di sangue, quando il violinista Isaac Stern arrivò a indossare la maschera antigas. Ma Riccardo Muti è qui «per celebrare una data, la mia non è una presenza politica, la musica ha regnato sovrana ed è al di là di ogni conflitto. È il messaggio che si voleva dare con la creazione di un'orchestra. Ho diretto in altre città che hanno avuto momenti tragici, da Sarajevo a Damasco. Ma oggi sono tra musicisti che fanno musica. L'Orchestra si è molto ringiovanita, sono valorosi e flessibili, e anche di temperamento». Si tratta di costruire un concetto di suono in una compagine dove hanno convissuto buona parte delle 80 etnie del Paese; di conciliare senso di appartenenza e multiculturalismo nella Terra dalle mille idee politiche. Oggi si è fermata l'ondata migratoria dalla Russia, molti sono nativi d'Israele, oppure vengono da Nord e Sud America. Si chiamano Weinstein, Tuneh, Radzynski, Cohen, Erez, Greenberg. Gli anziani ti rispondono col calendario delle guerre: è successo prima o dopo il 67, il l'82, il 94? Eppure Avi Soshani, l'anima storica della Ipo, racconta che quando si andò in Cina «il pubblico all'uscita non ci ha fatto il segno della pistola ma ha mimato un violinista. Per noi è il complimento più bello». A sorpresa, come bis Muti ha diretto, con tutta l'orchestra in piedi, Hatikvah, l'inno nazionale, che nel 1971 chiuse il primo concerto della Ipo a Berlino. Hatikvah in ebraico significa La speranza.

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