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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.12.2016 Berlino/Ankara: se i segnali c'erano, perchè sono stati ignorati?
Due analisi di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 dicembre 2016
Pagina: 6
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «I segnali d'allarme-Qaedisti,spie,provocazioni. Patto russo/turco nel mirino»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/12/2016, a pag.6 e 13, le analisi di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

In sintesi, ancora una volta, è evidente la sottovalutazione del terrorismo islamico. Si va dai 'lupi solitari' - una tesi destituita di ogni fondamento, ma sempre pronta all'uso per evitare di dire e scrivere 'terrorismo islamico'; come è avvenuto, ad esempo, sulla strage al mercatino di Natale a Berlino, identica a quella di Nizza, eppure anche qui, in tutti i TG veniva usato il condizionale, "potrebbe essere terrorismo, ma finchè non avremo il rapporto della polizia tedesca..., come se non fosse più che noto come la polizia tedesca ormai eviti persino di rivelare l'origine etnica di chi commette atti criminali. Con la giustificazione che produrrebbe 'islamofobia'. Mentre lì sta la spiegazione, i segnali d'allarme vengono ignorati.
E' successo a Berlino come a Ankara.
Le cronache sono oggi su tutti i media, cercare di capirne le ragioni meno, per questo abbiamo scelto le analisi di Guido Olimpio, che cercano di spiegare, pur con troppe giustificazioni, in Germania specialmente, i fatti accaduti a Berlino e Ankara.

Ecco i due pezzi:

I segnali d'allarme

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Berlino, il luogo dell'attentato

I tedeschi sapevano che la tempesta stava per arrivare, hanno alzato le difese, messo in galera persone sospette, intensificato i contrai. Ma c'è sempre un buco che i terroristi possono sfruttare, specie se usano un veicolo. Un mezzo simile a quelli di dozzine di altri che invadono le strade di Berlino nella settimana che precede il Natale. Solo pochi giorni fa a Ludwigshafen, gli agenti hanno bloccato un ragazzino di appena 12 anni. L'Isis lo aveva istruito per compiere un attacco contro un mercatino natalizio usando bombe rudimentali riempite di chiodi. Un baby militante simile ad altri neutralizzati in Francia e in Germania, doppio segnale di una tendenza: i) ricorso a minori nella speranza che non suscitino sospetti; 2) azione diretta in modo remoto da un «referente» in Medio Oriente. Un modus operandi mutato dopo gli attacchi dell'estate su un treno e a un concerto, azioni portate avanti da ex rifugiati, interpreti di un'offensiva che ha collocato nel mirino il Paese europeo. Esperti e agenti erano consapevole della minaccia, una valutazione pessimista basata sull'osservazione dei fatti. Avvenimenti concreti. Dal territorio tedesco sono partiti circa 820 volontari, diretti in Siria e in Iraq. Una trentina sono morti, 270 sono rientrati. Diversi sono rimasti tranquilli, altri hanno ripreso a filare la tela, cercando di reclutare non solo tra chi crede nel Califfato, ma anche negli ambienti salafiti dove agiscono persone prive di affiliazione. Non è neppure escluso che alcuni, pronti a partire per il Medio Oriente, abbiano deciso di restare a casa accogliendo l'invito degli ideologi a combattere in Europa. Una mossa determinata anche dalla necessità di evitare le maggiori misure di sicurezza imposte dall'Unione Europea e dalla Turchia. Infatti fonti ufficiali hanno certificato una riduzione dei pellegrinaggi del jihad. Ma questo non ha sminuito di certo i pericoli, anche perché non pochi mujaheddin sono arrivati sfruttando l'esodo dei profughi. Una matassa a volte confusa, difficile da tenere sotto sorveglianza viste le dimensioni. Eppure qualcosa nel setaccio è rimasto. Gli analisti hanno probabilmente trovato elementi interessanti sui legami tra le gerarchie estremiste nascoste a Raqqa, Mosul o in altri rifugi — quei dirigenti che fanno parte del fronte esterno — ed elementi in Occidente. I tedeschi hanno smantellato una cellula di reclutatori guidata da uno importante, l'iracheno Abu Walaa, quindi hanno scoperto una talpa all'interno dei servizi, un agente con un passato di attore porno e convertito all'Islam radicale. Non proprio un'eccezione visto che alcuni soldati sono finiti sotto inchiesta per simpatie radicali. Tutti segnali del vulcano in attività, pronto a deflagrare. A novembre Rumiyah, Roma, la rivista online dello Stato islamico, ha riproposto in dettaglio come ripetere il massacro di Nizza del 14 luglio. Il suggerimento è stato accompagnato da una scheda di un paio di pagine, minuziose e dettagliate, sul modello ideale di camion, le tattiche per evitare ostacoli, le ricognizioni necessarie, il modo per rendere il mezzo più letale con l'aggiunta di alcune modifiche, i possibili target con riferimenti espliciti a eventi di massa in aree urbane occidentali, il porre attenzione a divieti, rotte d'accesso. Nel caso fosse possibile l'attentatore deve dotarsi di un'arma secondaria, una pistola o un coltello da impiegare dopo che il bestione si sia fermato. L'uscita era studiata per la Festa del Ringraziamento, ma è ovvio che la tattica non ha limiti geografici e temporali. L'autore, prevenendo dubbi, ha ribadito che non c'erano obiezioni sugli obiettivi, ribadendo che non c'è alcuna differenza tra i «cosiddetti civili» e i militari. II messaggio del magazine non è passato inosservato. Un simpatizzante somalo in Ohio ha usato questo metodo per fortuna con conseguenze contenute. II Dipartimento di Stato ha messo in guardia i cittadini americani che si recavano in Europa durante le vacanze natalizie: attenti ai mercatini e alle manifestazioni all'aperto. II colpo, alla fine, è arrivato a Berlino.

Qaedisti,spie,provocazioni. Patto russo/turco nel mirino

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L'agguato di Ankara risponde alla legge non scritta dove il gesto di un singolo può avere conseguenze devastanti. Il killer non solo ha assassinato l'ambasciatore inerme ma ha puntato contro bersagli distinti. L'attacco infatti coinvolge il nuovo rapporto Russia-Turchia, la crisi siriana, le tensioni che da questa estate rendono precario il paese, stretto tra bombe a raffica e fallito golpe. Come sempre la dimensione regionale si intreccia con quella locale, lasciando aperti degli spazi che paiono fatti apposta per manovre, provocazioni e mosse terroristiche. Il sicario può avere un'etichetta, però dietro c'è altro, mai fermarsi — in questi casi — al primo dato. II momento internazionale. Domani e il 27 dicembre Russia, Iran e Turchia si siederanno attorno allo stesso tavolo, L ji de Turchia dista, o diasp snodo d pita esponenti ra cecena Al Qaeda I qaedisti della ex Al Nusra, presenti nel Paese, sono da sempre in guerra con Mosca un triumvirato che, pur tra diffidenze e sospetti, cerca la sua soluzione per la crisi siriana. Una partita dove ognuno vuole guadagnare molto pagando Il meno possibile. Summit favorito dal successo conseguito ad Aleppo da russi, iraniani e siriani. La battaglia è stata vinta grazie all'azione decisiva quanto brutale lanciata da Mosca, ma non meno significativo l'atteggiamento di Ankara. Il presidente Erdogan, che per anni ha chiesto la deposizione di Assad, ha scaricato una parte della ribellione. Molte «brigate» di insorti, foraggiate da Ankara, sono state spostate nel nord della Siria per conquistare territori e fermare i curdi. L'idea del Grande Baratto ha preso forma in nome del pragmatismo tra due ex nemici. Nel 2015 Mosca e Ankara erano sull'orlo del conflitto dopo la distruzione di un Sukhoi, oggi sembrano navigare insieme. Come le navi russe, piene di armi, che ogni I bersagli • II secondo aspetto è la • Al di là delle tensione etichette regionale: il applicate al territorio turco Killer, l'attacco ospita jihadisti di Ankara ha legati all'Isis, ad molti bersagli Al Nusra e alla guerriglia • Avviene alla caucasica vigilia di un incontro tra la Russia, l'Iran e la Turchia sulla crisi siriana: una partita in cui ognuno vuole guadagnare. Ankara e Mosca ex nemiche si sono avvicinate ma la relazione è costruita su fondamenta fragili Stagione di terrore II pericolo è che l'imboscata di Ankara apra un'altra stagione di terrore giorno, passano per il Bosforo dirette a Tartus, in Siria. Una spola ben protetta dai turchi. II Sultano e lo Zar pensano agli affari, cercano di lasciare dietro Usa ed Unione Europea. Ma con la prudenza di chi sa che è tutto a tempo, una relazione costruita su fondamenta fragili, minate da altri attori. Un'imboscata in stile Sarajevo è la mina per far saltare tutto? La tensione regionale. II territorio turco ospita elementi jihadisti legati allo Stato Islamico ma anche alla guerriglia caucasica, schieramenti che considerano i russi come nemico. La componente di Al Qaeda — inquadrata nelle file della ex al Nusra — è da sempre in guerra con Mosca ed ha uomini nel Paese, è capace di infiltrarne qualcuno in un apparato. Una realtà che può trovare complicità in ambienti islamisti. I massacri di civili siriani hanno mobilitato le piazze, si invoca la vendetta contro chi attacca i musulmani. E i • Infine secondo uno schema scontato le autorità turche accusano il predicatore Gülen, già additato per il golpe del 15 luglio *** russi sono un obiettivo: la distruzione — sembra per una bomba — del jet del Sinai ne è stato un esempio tragico. I turchi temevano da tempo azioni di questo tipo. Anche perché sono stati colpiti da attentati di matrice diversa che oltre a fare centinaia di vittime hanno reso precaria la sicurezza. Troppi i fronti, con kamikaze Isis e quelli curdi, spie, jihadisti, confini porosi dove passa di tutto, città che ospitano cellule. Senza dimenticare l'eliminazione, in passato, di numerosi esponenti della diaspora cecena riparati in Turchia. Omicidi attribuiti ai servizi del dittatore Kadyrov ma anche a elementi ingaggiati da Mosca. Intrighi che hanno trasformato le città nel campo di battaglia tra «ombre» in una cornice deteriorata. I guai interni. La autorità, secondo uno schema scontato, hanno ipotizzato che l'assassino di Karlov sia un agente legato al movimento religioso di Fethullah Gillen, l'oppositore rifugiato negli Usa. E in questo caso l'agguato sarebbe una provocazione per mettere in difficoltà il governo. Stessa teoria rilanciata dopo la strage di tre attiviste curde a Parigi nel 2013, con lo scenario di o07 0 poliziotti infedeli. Migliaia di militari e agenti sono stati cacciati, una purga che ha messo fuori gioco presunti simpatizzanti ma anche aperto falle nella difesa. Il pericolo è che l'imboscata di Ankara apra un'altra stagione di terrore, simile a quella che ha contrapposto israeliani e palestinesi, una lotta senza confini. Le motivazioni non mancano, neppure i protagonisti.

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