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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.12.2016 Attentato in Giordania: cronaca e commenti
di Davide Frattini, Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 dicembre 2016
Pagina: 13
Autore: Davide Frattini-Guido Olimpio
Titolo: «Giordania, assalto alla fortezza crociata- Il principe (cugino del re) che ha guidato il blitz contro i terroristi-La Giordania e il terrore, un varco da chiudere»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/12/2016, alle pag. 13-31, cronaca e commenti sull'attentato in Giordania, di Davide Frattini, Guido Olimpio.

Davide Frattini:" Giordania, assalto alla fortezza crociata"

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Davide Frattini

Le mura del castello di Karak stanno in piedi da quasi goo anni e la fortezza può resistere ancora a un assedio. È tra queste pietre rosate che si sono asserragliati i terroristi dopo aver colpito per le strade della città turistica giordana. Il primo agguato sarebbe stato organizzato come una trappola: una pattuglia è stata chiamata per l'incendio in una casa, all'arrivo gli estremisti hanno sparato contro gli agenti. Nel secondo attacco hanno smitragliato da un'auto il commissariato e hanno ferito almeno una trentina tra poliziotti e passanti. Cinque agenti sono stati uccisi, tra le vittime anche una viaggiatrice canadese e 4 abitanti della zona. Il commando è fuggito verso il castello per nascondersi tra i suoi labirinti medievali e continuare a bersagliare i poliziotti dall'alto di una torre. Avrebbe preso un gruppo di ostaggi e le forze speciali avrebbero fatto irruzione per liberarli, uccidendo i terroristi. Secondo l'agenzia di stampa ufficiale non ci sarebbe stato invece alcun sequestro, alcuni turisti si erano nascosti in uno dei piani inferiori e avevano troppa paura a uscire. I soccorsi hanno aiutati e recuperati. Per ora non ci sono state rivendicazioni, gli assalitori sono arrivati dal villaggio di Qatraneh, dove in mezzo al deserto i clan trafficano in armi. A 13o chilometri da Amman, arroccata sulle montagne a goo metri d'altitudine, Karak è visitata soprattutto per la struttura costruita dai crociati. E stata scelta come bersaglio degli estremisti che vogliono destabilizzare il Paese alleato degli americani e confinante con il caos siriano e iracheno. Dalla Giordania sono partiti e transitano i miliziani che si uniscono alle truppe irregolari del Califfato. Dalla Giordania era partito Abu Mussab Al Zarqawi, Il primo a progettare la nascita dello Stato Islamico, il primo a pensare di costruirlo in Iraq usando le autobomba come fondamenta: è stato ucciso dagli americani nel giugno del 2006. Re Adballah guida da diciassette anni il Paese e sta cercando di contenere l'influenza dei fondamentalisti: con campagne di educazione nelle scuole e con campagne militari. L'operazione delle forze speciali a Karak sarebbe stata guidata da suo cugino Rashid bin Hassan, nella tradizione di addestramento e servizio della famiglia reale.

Davide Frattini:" Il principe (cugino del re) che ha guidato il blitz contro i terroristi"

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principe Rashid bin Hassan

Sposato con una campionessa olimpionica di ping pong, il principe Rashid bin Hassan è cugino del re di Giordania (figlio di Hassan bin Talal, il fratello di re Hussein morto nel 1999) e segue la tradizione militare della famiglia: nel 1998 ha superato il corso di addestramento delle forze speciali, ha il grado di capitano dell'esercito e di tenente colonnello della Gendarmeria, si è specializzato nelle azioni di antiterrorismo. Con il volto coperto dal passamontagna nero avrebbe guidato il blitz contro gli estremisti asserragliati nel castello di Kerak. La moglie Zeina Shanab ha partecipato ai Giochi di Pechino e Atene, in Cina è stata la portabandiera della nazionale giordana. Da Karak veniva il giovane pilota Mouath Al Kasasbeh, bruciato vivo (chiuso in una gabbia) nel febbraio del 2015 dopo essere stato catturato dai miliziani dello Stato Islamico: il suo jet era caduto vicino a Raqqa, quella che il Califfato considera la capitale in Siria, il raid rientrava nell'offensiva aerea coordinata dagli americani contro gli estremisti. In quei giorni re Abdallah aveva reindossato la divisa per pilotare un caccia, sorvolando come gesto di omaggio la capitale Amman e Karak, dove gli Al-Kasasbeh sono una tribù molto potente. Di omaggio e di sfida a quella parte dei suoi sudditi che protestano contro la partecipazione ai bombardamenti. Abdallah ha frequentato le 44 durissime settimane del corso ufficiali all'accademia militare britannica di Sandhurst e suo figlio Hussein, l'erede al trono, è tenente dell'esercito: ha rappresentato per la prima volta la corona in pubblico alla giornata delle forze armate giordane, quando viene celebrata la rivolta araba del 1916.

Guido Olimpio:" La Giordania e il terrore, un varco da chiudere"

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Guido Olimpio                     re Abdallah di Giordania

II sovrano Abdallah, per tradizione familiare, è uno dei partner più fedeli dell'Occidente ' l'assedio al castello crociato di Kerkar è per la Giordania la fine e un inizio. È la fine perché l'azione del commando conclude mesi difficili, segnati dalla violenza. Cellule jihadiste hanno insanguinato il Paese — fragile quanto strategico — seguendo un sentiero già visto in altri luoghi. Prima colpiscono le forze dell'ordine, poi la presenza militare straniera assassinando degli istruttori occidentali, infine il bersaglio — classico — dei turisti. Nel mezzo l'assassinio di un vignettista. In questo modo gli strateghi alzano la posta della sfida, attirano l'attenzione generale, incidono sull'economia e l'immagine del regno. Il sovrano Abdallah, seguendo la tradizione familiare, è uno dei partner più fedeli dell'Occidente. E stato uno dei pochi Stati della regione a impegnarsi, anche in modo brutale, contro Al Qaeda. E ha pagato un prezzo con gli attentati portati dai seguaci di al-Zarqawi, il precursore dell'Isis. Quell'impegno il re lo ha rinnovato nel contrasto del Califfato, mettendo a disposizione i suoi agenti in Iraq e in Siria. Un suo pilota è stato bruciato vivo. II re ha fatto da sponda alla Cia nell'addestramento di una parte degli insorti siriani, ha cercato di navigare in acque mosse, tentando di sottrarre il suo territorio al contagio del conflitto aprendo un canale riservato con il regime di Assad. In qualche modo ha congelato gli avversari di Damasco che operavano sul fronte sud sperando di cristallizzare la frontiera sapendo che tra i suoi sudditi non sono pochi i simpatizzanti di ideologie radicali. Non ci vuole molto per accendere la pira. Ed ecco l'inizio, possibile e inquietante. La battaglia tra le vestigia crociate — e forse anche in altre località — può essere (speriamo il contrario) il segnale che i militanti si sentono abbastanza forti per attaccare dimostrando che gli apparati di sicurezza non bastano a contenere la minaccia. Attentato che rischia di essere seguito da azioni in nome dello Stato Islamico oppure di sigle diverse. Nemici che vengono da fuori e avversari cresciuti in casa grazie a una situazione sociale ed economica precaria, aggravata dal peso insostenibile dei profughi. II percorso di guerra è tracciato, c'è un varco. Ora Amman deve essere veloce nel chiuderlo, con l'aiuto dell'Occidente e di quei governi arabi che per ragioni strategiche e agende locali fanno a volte patti con il diavolo.

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