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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.12.2016 Stefano Montefiori intervista Raphaël Glucksmann
Che raccoglie l'eredità culturale e politica del padre

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 dicembre 2016
Pagina: 16
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «'Non potremo dire che non sapevamo, ad Aleppo il tracollo dell'Occidente'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/12/2016, a pag. 16, con il titolo "Non potremo dire che non sapevamo, ad Aleppo il tracollo dell'Occidente", l'intervista di Stefano Montefiori a Raphaël Glucksmann.

A destra: Raphaël Glucksmann

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Stefano Montefiori

«Ad Aleppo stiamo assistendo alla riedizione degli orrori di Srebrenica in Bosnia e di Grozny in Cecenia, con una differenza. Questa volta i massacri sono raccontati minuto per minuto, su Twitter, dalle stesse vittime. La distrazione dei nostri governi e delle nostre opinioni pubbliche è il segno della débâcle dell’Occidente, dell’umanesimo, dell’Europa». Raphaël Glucksmann ha organizzato ieri, con Amnesty International, Médecins du Monde e altre organizzazioni umanitarie, una manifestazione a Parigi in solidarietà con le vittime di Putin e di Bashar Assad in Siria.

Nei primi anni dell’era Internet si diceva «Auschwitz non sarà più possibile perché la verità emergerà subito». In effetti grazie alla rete sappiamo di un massacro in corso, eppure non riusciamo a fermarlo. «Il merito di Internet e dei social network è quello almeno di toglierci la scusa, non potremo dire “non sapevamo” perché sappiamo tutto e mentre accade. Questo ci responsabilizza e rende l’inazione delle democrazie occidentali ancora più colpevole e difficile da difendere».

È un momento di svolta per l’Occidente? «Purtroppo sì, mi pare un fiasco umanitario che marcherà le coscienze e la Storia. L’Occidente e l’Europa non hanno voce in capitolo. I nostri migliori dirigenti sono ridotti al ruolo di commentatori: giudicano il crimine invece di provare a impedirlo. L’amministrazione Usa parla di peggiore catastrofe del XXI secolo, ma non è in grado di fare nulla. Nel nuovo mondo Putin e Erdogan decideranno tutto senza di noi, senza badare a diritti umani e leggi internazionali».

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Aleppo

Non entra in gioco anche una certa confusione dell’opinione pubblica? Quando si parla di Siria si tende a pensare al luogo dove lo Stato islamico tiene le sue basi. In Francia il nuovo favorito all’Eliseo, François Fillon, ha detto in tv che ci sono due campi in Siria: i terroristi e gli altri, e lui sta con gli altri. «Ma quel che lui descrive non è la realtà. Gli attentati in Francia hanno fatto vacillare le nostre coscienze, e ormai in nome della lotta al terrorismo tutto è autorizzato. La prima vittima è la verità. Ma ad Aleppo non c’è l’Isis. I terroristi dello Stato islamico sono stati cacciati via da Aleppo. Radendo al suolo una città dove non ci sono terroristi, Putin e Assad fanno del terrorismo di Stato. La nostra guerra contro lo Stato islamico è giusta e va condotta fino in fondo. Ma che c’entrano le donne, i bambini e gli uomini di Aleppo?».

Che cosa potrebbero fare i cittadini europei? «Ognuno si sente impotente e pensa che fare campagne sui social network o scendere in piazza sia ben poca cosa. È una goccia, ma tante gocce potrebbero creare un movimento di opinione capace di condizionare i politici, per esempio i candidati alle presidenziali francesi».

Molti chiedono la fine delle sanzioni contro la Russia. «Bisognerebbe fare il contrario e inasprirle, semmai. Nessuno vuole una Terza guerra mondiale, ma tra scatenare una guerra contro la Russia e il non fare nulla c’è molto in mezzo, e si chiama politica. L’Europa dovrebbe, ora o mai più, trovare una posizione politica forte e unitaria se non vuole ridursi a fare da cagnolino di Putin e Trump. Per esempio pensando a boicottare i Mondiali di calcio 2018 in Russia, che altrimenti saranno una gigantesca macchina di propaganda al servizio del presidente russo che assieme al suo alleato siriano Bashar Assad sta compiendo il massacro di Aleppo».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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