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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.08.2016 Un rapper spaventa Bibi? ma via !
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 agosto 2016
Pagina: 13
Autore: Davide Frattini
Titolo: «L'ombra che spaventa Netanyahu: il rapper anti-arabo ora sfida il premier»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/08/2016, a pag.13, con il titolo "L'ombra che spaventa Netanyahu: il rapper anti-arabo ora sfida il premier", la cronaca d Davide Frattini

Siamo in agosto, molti son in spiaggia o in montagna, la cronaca 'leggera' prende quota, non sappiamo trovare altro aggettivo, soprattutto nella titolazione. Si sorride rispetto al supposto 'spavento' di Bibi Netanyahu nel sapere che il rapper Yoav Eliasi si è iscritto al Likud. Anche in israele è agosto, via, sorridiamo, come, siamo sicuri, avrà sorriso Frattini nello scriverlo.

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Davide Frattini     Il rapper Yoav Eliasi

L'Ombra stringe nel pugno quegli attributi maschili che — è convinto — Benjamin Netanyahu abbia perduto. L'Ombra incita a castrare — sembra una fissazione — gli attentatori arabi morti «così si scordano le settantadue vergini in Paradiso». L'Ombra suggerisce di espiantare gli organi «al terroristi palestinesi»: «Se sanno che il loro fegato serve a salvare un ebreo, la smetteranno di ammazzarci». Sarebbero solo le provocazioni estreme di un rapper ormai fuori moda e fuori misura. Ma pochi giorni fa Yoav Eliasi (l'Ombra è il nome hip hop) ha preso la tessera del Likud e invita i suoi seguaci a riprendersi con lui il partito della destra che guida la coalizione di governo.
A dargli ascolto sono in molti: quasi 250 mila persone lo seguono su Facebook, rispondono alle sue adunate — durante la guerra nell'estate del 2014 li ha incitati a intervenire per disperdere con i bastoni una manifestazione pacifista a Tel Aviv — condividono la sua ossessione per la sinistra che avrebbe rammollito Israele.
«Mi spiace rovinarvi la festa comunistelli, sono la vostra spina nel fianco. Non me ne vado». Rapper passato nel giro di sei anni da 100 mila dischi venduti a zero, finito in bancarotta, ha usato Facebook come microfono per amplificare gli insulti, gli slogan populisti e le sparate iper-nazionaliste. Prima di finire musicalmente nell'ombra, uno dei suo successi parodiava l'inno nazionale palestinese.
Il ritornello — «in arabo perché sono loro a doverlo capire» — proclamava: «Tutta questa è la mia terra». A chiedergli di firmare i moduli di adesione al Likud è stato il deputato Oren Hazan, che prima di entrare in politica gestiva casinò in Bulgaria.
Considera Eliasi un eroe (o almeno così gli urlava a un comizio) e spera di trasformare quel quarto di milione di «Mi piace» in voti elettorali. Contro il nuovo collega per primo ha reagito Benny Begin: «Non possiamo accettare un bullo che incita altri a comportarsi come bulli». HaTzel (l'Ombra in ebraico) ha reagito nel suo stile: «Predica predica ma sua figlia si è convertita all'islam». Soprattutto sembra dimenticarsi chi sia il padre di Benny: Menachem Begin è stato il leader che ha portato per la prima volta la destra al potere in Israele nel 1977.
0 forse se lo ricorda bene, perché a lui questa destra va stretta, la sogna extra-large come le magliette nere che indossa: «Ormai il Likud è un partito ziz-zag — ha detto in un'intervista alla radio dell'esercito — l'ideologia non è più pura».
Il premier Netanyahu è imbarazzato e ha spedito all'offensiva il ministro Tzahi Hanegbi, tra i suoi fedelissimi: ha impugnato lo statuto del Likud per impedire che l'iscrizione venga formalizzata. «Le nostre norme interne impongono il rispetto della legge e quello delle minoranze, sanzionano il razzismo. L'Ombra vuole dirottare il partito e farlo deviare dalla sua strada».
Il timore è che i discepoli di Eliasi si registrino per votare alle primarie e garantiscano al loro boss un posto nelle liste per il parlamento. Lui già pianifica di portare con sé le squadracce (che chiama «i Leoni») e trasformarle nella «Guardia del Likud».

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