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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.07.2016 L'ultima ridicola pretesa di Abu Mazen: 'Pagatemi i danni per la Dichiarazione Balfour'
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 luglio 2016
Pagina: 27
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Balfour, il focolare ebraico e la mossa dei palestinesi»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/07/2016, a pag. 27, con il titolo "Balfour, il focolare ebraico e la mossa dei palestinesi", il commento di Davide Frattini.

Il dittatore "moderato" Abu Mazen non ha vergogna di domandare un "compenso" impossibile e ridicolo. A questo punto ci si domanda quando l'Egitto chiederà a Israele i danni per le dieci piaghe di cui narra l'Esodo.

Ecco l'articolo:

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Davide Frattini


Lord Balfour e la sua celebre Dichiarazione

Le parole battute a macchina, inchiostro blu, sono ancora leggibili quanto le annotazioni a matita, le riflessioni e i ripensamenti dei diplomatici britannici, la ricerca di formule che fossero ambigue a sufficienza. Una copia del documento è conservata come una bandiera all’Israel Museum e quel che prescrive viene imparato a memoria nelle scuole dai ragazzini israeliani: «Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico».

Così Lord Arthur Balfour, ministro degli Esteri, prendeva nel 1917 l’impegno di destinare al movimento sionista parte delle terre ancora da spartirsi dell’impero Ottomano. Guadagnandosi la gratitudine degli israeliani (una strada di ogni città porta il suo nome) e garantendosi di non essere dimenticato neppure dai palestinesi. Che adesso vogliono fargli causa o almeno ai suoi discendenti politici al potere in Gran Bretagna: la garanzia scritta è considerata la causa di quella che gli arabi chiamano la Nabka, la catastrofe, il giorno della nascita dello Stato Israeliano nel 1948.

Così il presidente Abu Mazen, che sembra a corto di mosse tattiche, sta pensando di chiedere il risarcimento al governo britannico per il «danno subito allora». Non è chiaro a quale tribunale internazionale voglia rivolgersi e se abbia calcolato l’entità dell’indennizzo. Per lui ha parlato Riad Al Malki, il ministro degli Esteri, che al vertice della Lega Araba ha chiesto il sostegno delle altre nazioni: «Sulla base della promessa fatta da una parte che non possedeva questa terra a una che non la meritava migliaia di ebrei europei sono venuti ad abitare in Palestina». La Dichiarazione di Balfour ha quasi cent’anni e l’anno prossimo ne compie cinquanta la guerra dei Sei giorni che ha portato alla cattura dei territori giordani, quelli che i palestinesi chiedono di vedersi attribuire per la costituzione di uno Stato.

I negoziati sono congelati (ormai ibernati) dall’aprile del 2014, i francesi spingono per una conferenza di pace internazionale, Abu Mazen sta con loro, Benjamin Netanyahu vuole invece trattative dirette senza precondizioni. Per carattere e attitudine politica il premier israeliano preferisce mantenere la situazione esistente, le provocazioni come la richiesta di risarcimento lo irrigidiscono nelle sue posizioni, considera Abu Mazen inaffidabile. Un analista ieri ricordava che un paio di anni fa anche gli egiziani avevano pensato agli indennizzi per la Storia, dagli ottomani al protettorato britannico. Agli israeliani avrebbero domandato i danni per le Dieci Piaghe.

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