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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.06.2016 Criticare il Mein Kampf e onorare la memoria di Martin Heidegger?: sì, per Donatella Di Cesare
si collabora persino con il Corriere della Sera

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 giugno 2016
Pagina: 39
Autore: Donatella Di Cesare
Titolo: «Non è un libro normale, è un inno allo sterminio»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/06/2016, a pag.39, con il titolo " Non è un libro normale, è un inno allo sterminio " il commento di Donatella Di Cesare.

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Donatella Di Cesare

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Martin Heidegger

Che il Mein Kampf non sia un libro normale ci pare un'ovvietà, nessuno si è mai sognato di definirlo tale, sia tra chi ne ha giustificato la stampa, meno che mai tra i critici. Quello che ci chiediamo - e non da oggi - è con quale faccia tosta la filosofa Di Cesare possa  atteggiarsi su posizioni critiche al nazismo, dopo che è stata fino a poco tempo fa la vice presidente della Fondazione tedesca creata per onorare la memoria del massimo filosofo del nazismo Martin Heidegger ? Quando uscirono i "Quaderni Neri" si dimise, ma la domanda rimane: perchè difese il filosofo nazista fino a diventare vice presidente della Fondazione ? C'è un altro grande ammiratore di Heidegger - e amico della Di Cesare - si chiama Gianni Vattimo, noto alle cronache per aver dichiarato che bisogna tornare a leggere  i Protocolli dei Savi di Sion,  fanatico ammiratore di Hamas e laudatore della Repubblica islamica dell'Iran, dopo esserlo stato della Cuba di Fidel Castro.
Si piò condannare il Mein Kampf e allo stesso tempo condividere le idee del filosofo di Hitler ? In un paese serio sarebbe inaccettabile, in Italia si diventa collaboratori del Corriere della Sera.

Ecco l'articolo:

Hitler non si addice alle edicole. La scelta di «regalare» Mein Kampf come allegato deve essere condannata con grande fermezza da una società civile. Quali che siano i motivi reconditi che possono aver spinto il Giornale a diffondere il libro di Hitler, si tratta di una scelta gravissima, irragionevole e ingiustificabile. Questo fatto — come ha dichiarato Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme — è «senza precedenti». Non stupisce che la stampa internazionale abbia dato rilievo alla notizia. Dalla Frankfurter Allgemeine a Die Welt e al Washington Post , per citare solo alcune testate, lo sconcerto è unanime. E ci si chiede come mai, nell’Italia di oggi, Hitler possa tornare a essere popolare. Il «regalo» è giunto sabato scorso — per gli ebrei alla vigilia di Shavuot, la festa in cui si ricorda il dono della Torah, il Libro dei libri. Triste coincidenza, dunque, che nelle edicole di un Paese europeo, coinvolto nello sterminio, girasse la «Bibbia del nazismo». Né si può sorvolare su una coincidenza inquietante: solo pochi giorni fa è stata finalmente approvata la legge contro il negazionismo. Vuoi per richiamo morboso, vuoi per banale interesse, nelle edicole l’allegato è esaurito. Questa sarebbe una operazione culturale? Distribuire il secondo volume del testo di Hitler, intitolato La mia battaglia , nella vecchia edizione Bompiani del 1937? Non è una edizione critica: non ci sono né note, né commenti. Non può farne le veci la breve e discutibile introduzione di Francesco Perfetti, il quale sembra ignorare il successo ottenuto, persino nel mondo accademico tedesco, dall’«antisemitismo della ragione» propugnato da Hitler. L’edizione critica, pubblicata in Germania nel gennaio del 2016, è costituita da due volumi di 2.000 pagine e corredata da ben 3.500 note. Ma arriviamo al punto. I campioni dell’ultraliberalismo hanno gridato alla censura e si sono appellati alla necessità di leggere Hitler come «documento storico». Qui è bene chiarire: Mein Kampf non è un libro come un altro. Non può essere paragonato ad altri libri antisemiti che hanno propagato e propagano ancor oggi le teorie del complotto. Mein Kampf è il libro che contiene il primo progetto di sterminio planetario del popolo ebraico. Chi lo ha letto lo sa. E sa giudicare la gravità incommensurabile di quelle pagine che preludono all’annientamento. Per Hitler gli ebrei sono gli «stranieri», che cancellano i confini — quelli geografici e quelli tra i popoli. Distruggono gli altri per dominare il mondo; la loro «vittoria» sarebbe «la ghirlanda funeraria dell’umanità», decreterebbe la fine del cosmo. Il pericolo maggiore viene indicato nella possibile fondazione di uno «Stato ebraico». Perché non ci deve essere luogo alcuno, per gli ebrei, nel mondo. Di qui l’annientamento. Dare allora queste pagine da leggere senza una guida critica? Certo che occorre conoscere Mein Kampf . E chi responsabilmente si occupa della Shoah lo legge e lo fa leggere. Non era necessario che il Giornale degradasse la cultura italiana per avvertirci che il male si deve conoscere. Noi il male non lo dimentichiamo. Ma siamo convinti che uno studio critico, come quello che d’altronde già si compie in molte università e scuole italiane, sia la strada giusta per conoscere il passato e per guardare con più consapevolezza al futuro.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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