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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.05.2016 La dissidente iraniana premio Nobel Shirin Ebadi contro Mogherini: un errore velarsi in Iran
Commento di Elisabetta Rosaspina

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 maggio 2016
Pagina: 29
Autore: Elisabetta Rosaspina
Titolo: «Ebadi critica Mogherini: un errore velarsi in Iran»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/05/2016, a pag. 29, con il titolo "Ebadi critica Mogherini: un errore velarsi in Iran", il commento di Elisabetta Rosaspina.

Grande Shirin Ebadi ! Ma vive negli Usa, come tutti i dissidenti che non vogliono sottomettersi, ha scelto la libertà. Vergogna per le donne occidentali che si mettono il velo (per non dire degli uomini che trovano l'Iran un paese fantastico !)

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Elisabetta Rosaspina

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Shirin Ebadi, iraniana dissidente

A fumetti, in rima, in prosa. O a muso duro. Ci sono tanti modi per dirlo e, ieri, la folta rappresentanza islamica invitata al Salone di Torino, dove la letteratura araba è l’ospite d’onore, ha espresso in varie forme lo stesso concetto: all’Ovest niente di nuovo, all’ora degli affari. Europa e Usa dichiarano guerra al Califfato, ma comprano petrolio e vendono aerei a chi lo finanzia. Destabilizzano la Libia, e poi si stupiscono di trovarsi migliaia di jihadisti alle frontiere. Difendono la libertà d’espressione, ma poi vestono le statue nei musei. Proclamano i diritti femminili, ma si piegano all’obbligo del velo: «Perché anche Federica Mogherini ha pagato questo dazio, a Teheran? — chiede l’iraniana Shirin Ebadi, avvocato e premio Nobel —. Le donne iraniane sono molto attive. Aiutatele!».


Federica Mogherini con Hassan Rohani
(velo=sottomissione, della Mogherini/sottomessa nessuno lo dubitava)

Solo con le matite e i colori, i vignettisti egiziani Magdy El Shafee e Mouhammad Shennawy sfidano i conservatori: «Per noi contano più le storie dello stile — hanno spiegato i cofondatori del Festival del fumetto Cairo Comics, il primo nel mondo arabo —. Le nostre priorità sono l’indipendenza e la creazione di un suk di artisti non rassegnati allo status quo». Con il romanzo Nel giardino dell’orco (Rizzoli), la scrittrice marocchina Leïla Slimani, vincitrice del premio Mamounia, si dichiara «una militante per la liberazione sessuale delle donne in Marocco», ma respinge i complimenti per il suo coraggio: «Scrivo in francese e questa è una protezione». Con il saggio Violenza e Islam (Guanda), il poeta siriano Adonis punta il dito contro l’Occidente: «Senza il sostegno dell’Europa e degli Stati Uniti all’Arabia Saudita, al Qatar e alla Turchia, il Califfato di Al-Baghdadi sarebbe già finito». E indica la via per la modernità: la separazione fra Stato e religione.

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