sabato 27 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.04.2016 25 aprile: i duemila partigiani ebrei che fecero la Resistenza, mentre l'Anpi cancella la Brigata ebraica e ospita i palestinesi che si schierarono con Hitler
Analisi di Aldo Cazzullo

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 aprile 2016
Pagina: 11
Autore: Aldo Cazzullo
Titolo: «25 aprile: la Resistenza dei duemila partigiani ebrei. La storia di Franco Cesana, morto a dodici anni»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/04/2016, a pag. 11, con il titolo "25 aprile: la Resistenza dei duemila partigiani ebrei. La storia di Franco Cesana, morto a dodici anni", l'analisi di Aldo Cazzullo.

Immagine correlata
Aldo Cazzullo

Se oggi qualcuno dovesse in qualsiasi modo mancare di rispetto alla Brigata Ebraica (che a Roma sarà ancora assente dopo le tensioni del 2014), contraddirebbe lo spirito e la sostanza della Resistenza. Gli ebrei diedero un grande contributo alla sconfitta degli invasori nazisti e alla conquista della libertà e della democrazia: sia combattendo accanto agli Alleati che risalivano la penisola, sia unendosi ai partigiani. Circa duemila ebrei militarono in brigate di diversa fede politica. Uomini come Primo Levi ed Elio Toaff, destinati a lasciare un’impronta straordinaria del loro passaggio: lo scrittore di Auschwitz, il leader storico delle comunità ebraiche italiane.


Immagine correlata
Franco Cesana

Ragazzi come Emanuele Artom, giovane studente torinese, commissario politico di Giustizia e libertà, che si batteva perché i compagni non fucilassero i prigionieri; ma durante un rastrellamento sarà proprio il prigioniero fascista da lui salvato ad additarlo come ebreo. Torturato, fotografato per dileggio a cavalcioni di un asino con un berretto in testa (immagine pubblicata su una rivista tedesca con la didascalia «Juden»), fucilato, sepolto nottetempo in un bosco: il corpo di Emanuele Artom non sarà mai più ritrovato. Mentre un altro capo partigiano ebreo di Giustizia e libertà, Giulio Bolaffi, si salva perché con i suoi uomini si nasconde nel convento dei francescani di Susa: i frati rivestono i patrioti con i loro sai, e ingannano così i tedeschi. Era un ebreo anche il più giovane partigiano d’Italia, forse d’Europa. Franco Cesana non ha ancora compiuto tredici anni, quando annuncia alla madre che ha deciso di unirsi ai combattenti, come ha già fatto il fratello maggiore. La madre si dispera e tenta in ogni modo di dissuaderlo. Poi, quando capisce che Franco è irremovibile, gli dice: «Almeno giurami che non dirai a nessuno, ma proprio a nessuno, di essere ebreo». Franco giura. E, quando raggiunge la banda del comandante Marcello, scrive questa lettera alla madre, per tranquillizzarla e assicurare che non ha tradito il giuramento. Pochi giorni dopo, Franco Cesana cadrà in combattimento, facendo scudo al comandante con il proprio corpo. È medaglia di bronzo al valor militare.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT