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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.01.2016 Per Sergio Romano la Chiesa non ha colpe per aver propagandato odio antiebraico per 2000 anni
Un esempio? Il caso Mortara

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 gennaio 2016
Pagina: 45
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Chi deve chiedere perdono per il caso Mortara»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/01/2016, a pag. 45, con il titolo "Chi deve chiedere perdono per il caso Mortara", la lettera di Bruno Faccini e la risposta di Sergio Romano.

Con il commento di oggi Sergio Romano giunge ad assolvere la Chiesa cattolica come istituzione in relazione a una storia bimillenaria di predicazione di odio antiebraico. Secondo Romano la Chiesa, oggi, non può essere ritenuta responsabile delle conversioni forzate - l'esempio intorno a cui si sviluppa il discorso è quello del piccolo Edgardo Mortara - per il semplice motivo che i protagonisti che vivono oggi sono differenti da quelli di ieri. Ricordiamo a Romano innanzitutto che esiste ancora un problema di ostilità teologica da parte della Chiesa, dal momento che nessun Papa è ancora riuscito a pronunciare la parola "Israele" in riferimento allo stato nato nel 1948, unico Paese del Medio Oriente dove i cristiani vivono in pace con tutti i diritti. Israele è oggi l'ebreo delle nazioni, e per questo viene attaccato o, da parte vaticana, oltre che ignorato spesso delegittimato.
Quanto dovremo ancora aspettare perché la Chiesa cattolica si assuma la responsabilità di aver propagandato senza requie per 2000 anni l'odio contro gli ebrei? Un odio non frutto di alcuni sacerdoti deviati e corrotti, ma derivante dalle scelte dell'istituzione stessa.
Sul ' Caso Mortara' attendiamo l'arrivo del film di Spielberg.

Perchè non viene ristampato il libro di Daniele Scalise, dove il rapimento del piccolo Mortara è raccontato con il totale rispetto di quanto avvenne ?

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Sergio Romano

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Il piccolo Edgardo Mortara

No, mi dispiace, dottor Romano: in Francia, stando ai casi che lei cita, non ci fu alcun piccolo Mortara. Edgardo Mortara non venne affidato a un’istituzione cattolica volontariamente dai suoi genitori. Subì, come del resto accenna il lettore, un macchinoso rapimento ispirato da talmente cinico fanatismo dell’inquisitore, che perfino i gendarmi che lo mettevano in pratica si commossero fino alle lacrime per la disperazione di Marianna e Momolo Mortara, i genitori (David L. Kertzer, Prigioniero del Papa re , Biblioteca Universale Rizzoli). Dunque: non so quanto fossero adeguate, «in altri tempi», quelle ipotetiche risposte della Chiesa da lei elencate (che, tuttavia, mi sembrano tutte interne a una razionalità del clero cattolico, esclusiva e pro domo sua); ma in «questi tempi», al di là delle scuse avanzate per generiche «incomprensioni» e perfino «autentiche ingiustizie» da parte della Chiesa cattolica, non le pare che questa dovrebbe implorare specifica misericordia per quel vero e crudele delitto perpetrato contro una famiglia, prima ancora che contro i «fratelli maggiori» appartenenti a un’altra religione?

Bruno Faccini
nrnfcc@alice.it

Caro Faccini, I l rischio maggiore, quando parliamo del passato, è quello di pretendere dai protagonisti di una antica storia i nostri punti di vista e le nostre sensibilità. La nutrice che battezzò Edgardo Mortara, quando lo credette in punto di morte, era una donna semplice, ma aveva ricevuto una forte educazione cattolica ed era convinta che soltanto il battesimo avrebbe risparmiato al bambino ebreo le pene dell’inferno. Quando fecero irruzione nella casa dei Mortara a Bologna per strappare il piccolo Edgardo ai suoi genitori, gli sbirri pontifici provarono pietà per il dolore della madre, ma ritennero di compiere, in quel momento, un’opera giusta e umana. I credenti pensavano che gli ebrei vivessero nell’errore e che ogni cattolico, se le circostanze gliene avessero offerto l’occasione, avrebbe dovuto dare il proprio contributo alla salvezza di un’anima. Il mondo aveva cominciato da parecchio tempo a pensare diversamente e Voltaire, nel suo trattato sulla tolleranza, aveva brillantemente denunciato i ciechi rigori della Chiesa cattolica nel caso di un ugonotto ingiustamente accusato di avere impedito la conversione del figlio. Ma l’autorità morale della Chiesa era ancora, in molti ambienti, indiscussa. Dal caso Mortara a oggi molto è cambiato. Quando papa Francesco dichiara che l’alleanza del popolo ebraico con Dio non è stata mai revocata e che agli ebrei non possono essere applicate, in materia di conversione, le regole prescritte per gli idolatri, il cambiamento è evidente. Ma lei, caro Faccini, sembra pensare che questo non basti e che la Chiesa dovrebbe implorare misericordia per il modo in cui si comportò all’epoca del caso Mortara. A me sembra invece più interessante cercare di comprendere perché la Chiesa sia stata indotta a modificare la propria linea; ed è su questo punto che vorrei ascoltare l’opinione di una autorità rappresentativa del mondo cattolico. Nelle richieste di perdono fatte da chi non può essere considerato responsabile lei vede un atto dovuto, mentre io vedo il desiderio di compiacere le opinioni correnti e, quindi, un po’ di ipocrisia.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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