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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.09.2015 Quando la fede stimola l'illegalità
Cronaca di Massimo Gaggi

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 settembre 2015
Pagina: 19
Autore: Massimo Gaggi
Titolo: «Finisce in manette l'impiegata obiettrice che rifiutava licenze per nozze gay»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/09/2015, a pag. 19 con il titolo "Finisce in manette l'impiegata obiettrice che rifiutava licenze per nozze gay " la cronaca di Massimo Gaggi.

Immagine correlata
Massimo Gaggi     la cristiana apostolica Kim Davis in manette

La cronaca non ha nulla a che vedere con il Medio Oriente. Abbiamo deciso di pubblicarla ugualmente perchè illumina quanto un credo religioso può essere invasivo e interessare una intera società. E' il caso dell'islam, origine e base di tutte le guerre che insanguinano il mondo contemporaneo senza però che nessuno abbia l'intelligenza -unita al coraggio- di evidenziarlo.
L'impiegata del Kentucky, cristiana apostolica, è libera di pensarla come crede, ma se la sua fede le impedisce di obbedire alle leggi dello Stato non può richiamarsi all'obiezione di coscienza, in quanto commette un reato, a tutto danno dei cittadini. Se questa è l'obiezione (lo dubitiamo fortemente, come scrive Gaggi la nostra ha ben tre divorzi alle spalle, un contrasto non da poco con la sua fede) allora cambi professione. La fede di ciascuno diventa illegale se compromette la vita degli altri. I casi sono molti, dal divieto alla trasfusione di sangue dei testimoni Geova (non ci faremmo mai operare da un chirurgo di quella fede !) all'insegnamento islamico di dominare il mondo (a molti la cosa darebbe fastidio..) con le conseguenze che tutti vediamo.
L'America, con la decisione di incriminarla, ci ricorda quanto in una società civile sia importante lo Stato di diritto.

Ecco l'articolo:

Interpretazioni contrapposte e viscerali dell’intersezione tra libertà religiose e diritti civili delle coppie gay, l’endemica tendenza americana a ricorrere alle manette con una certa facilità e la ghiotta opportunità mediatica intravista dalle reti tv che hanno trasformato gli uffici comunali di una sperduta cittadina del Kentucky, Ashland, nel palcoscenico di una disputa politica da teletrasmettere in tutti gli Stati Uniti.
C’è un po’ di tutto questo nell’arresto, ieri, di Kim Davis, l’impiegata della contea di Rowan che per settimane si è rifiutata di rilasciare licenze matrimoniali alle coppie gay, nonostante la sentenza della Corte Suprema che ha esteso a tutti gli Stati Uniti il diritto degli omosessuali di formalizzare le loro unioni.  La Davis, una cristiana apostolica, ha opposto il suo diritto all’obiezione per motivi religiosi: «Emettere licenze matrimoniali con la mia firma è per me impossibile» ha obiettato la funzionaria comunale.
Quattro coppie gay, dopo averla rimproverata davanti alle telecamere di non adempiere ai suoi doveri d’ufficio per i quali è pagata da tutti i contribuenti, omosessuali compresi, l’hanno denunciata. Ma non volevano di certo mandarla in galera. E i politici locali, temendo l’accusa di persecuzioni contro i cristiani integralisti, si erano messi a cercare una soluzione di compromesso che consentisse di formalizzare le unioni gay senza passare per la Davis. Ma il Parlamento del Kentucky è ancora in pausa estiva. Il giudice distrettuale David Bunning ha ritenuto che non si potesse aspettare più a lungo : «L’idea dell’esistenza di norme naturali che consentono di ignorare le leggi dello Stato e l’autorità dei tribunali rappresenta un pericoloso precedente per il nostro Paese», ha sostenuto il magistrato nello spiegare la sua azione. Ma l’effetto sarà quello voluto dal giudice? C’è da dubitarne, a giudicare dalle reazioni di diversi candidati repubblicani alla Casa Bianca, da Rand Paul a Mike Huckabee che hanno preso le difese della Davis trasformando questa oscura impiegata in un’eroina delle libertà religiose. Poco credibile, obietta chi non ammette deroghe alla legge su base religiosa, visto che questa cristiana integralista ha alle spalle ben tre divorzi.

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lettere@corriere.it

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