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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.08.2015 Egitto: Al Jazeera sotto processo, l'Occidente la difende
Cronaca molto affettuosa di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 agosto 2015
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Amal non basta, carcere ai reporter in Egitto»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/08/2015, a pag.14, con il titolo " Amal non basta, carcere ai reporter in Egitto " la cronaca di Davide Frattini.

Davide Frattini nelle vesti di avvocato aggiunto alla difesa, tanto la sua cronaca riferisce con evidente simpatia le attività dei tre giornalisti di Al Jezeera. Sfugge a Frattini che l'emittente - inventata dal Qatar- aveva un precipuo scopo, sollevare le popololazioni di quei paesi arabi governati da regimi avversari all'islamismo. Con questa funzione ci pare difficile qualificare soltanto giornalisti chi seguiva un piano politico preciso. Le sentenze sono miti, se paragoniamo la Sharia del governo Morsi. Uno è già stato espulso in  Australia, paese di provenienza (non "deportato", "deported" in inglese si traduce "espulso"), un secondo verrà rispedito in Canada, da dove veniva, rimane solo più il terzo, ben difeso da tutta la stampa occidentale e dalla moglie di George Clooney, per cui la sua liberazione,  grazie ad una amnistia, avverrà tra breve.
Regime sanguinario quello di Al Sisi ? Di certo non rispettoso dei diritti umani, ma infinitamente meglio di tutti gli altri regimi islamici, che in nome della Sharia si macchiano quotidianamente di orrendi crimini.

Ecco la cronaca:

Hanno spostato la data del processo per aspettare che si spegnessero i fuochi d'artificio lanciati sopra il nuovo canale di Suez e l'attenzione dei leader internazionali. Anche John Keny, il segretario di Stato americano, è ritornato a casa dopo essere passato in visita dal Cairo e aver proclamato «sono sicuro che l'Egitto abbia tutte le buone ragioni per garantire i diritti fondamentali dei suoi cittadini». Ieri i giudici non l'hanno ascoltato e hanno condannato a tre anni di carcere i giornalisti di Al Jazeera arrestati nel dicembre del 2013 e accusati di aver confezionato e trasmesso notizie pericolose per la sicurezza nazionale, in sostanza di aver complottato con i Fratelli Musulmani, II movimento del presidente deposto Mohammed Morsi. I tre corrispondenti erano stati soprannominati dai giornali vicini al regime la «cellula del Marriott» dal nome dell'albergo dove erano stati arrestati, lì avevano l'ufficio. «Cellula» come se fossero estremisti e non reporter che provavano a fare il loro lavoro. Sempre più difficile in Egitto dove il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha promulgato a metà agosto i cinquantaquattro articoli della nuova legge anti-terrorismo. Tra le altre misure punitive, le norme proteggono le forze di sicurezza da qualunque rischio di essere perseguite per il loro operato e definiscono le sanzioni per chi pubblica «false notizie», che significa qualunque informazione diversa da quella decisa e diffusa dal ministero della Difesa. Peter Greste, Mohamed Fahmy e Baher Mohamed hanno già passato quattrocento giorni in prigione. Greste è stato rilasciato a febbraio e deportato in Australia, il Paese d'origine. I suoi colleghi erano stati liberati su cauzione ma ieri sono ritornati in cella. Fahmy ha la doppia cittadinanza e ha rinunciato a quella egiziana nella speranza di venir rimandato in Canada dove la famiglia si è trasferita quando era adolescente. E' quello che ha promesso Sisi e che l'avvocato Amal Ala-muddin gli ha ricordato. L'attivista per i diritti umani e moglie di George Clooney segue II caso e si è presentata in tribunale al Cairo per la lettura della sentenza. «Adesso chiederemo l'intervento del presidente perché conceda l'amnistia», spiega. «II secondo processo è stato ingiusto quanto II primo». Che era presieduto da un giudice detto «il boia» e aveva motivato così la sentenza: Il diavolo si è unito ai condannati per sfruttare la loro professione e danneggiare l'Egitto». Amnesty International considera il verdetto di ieri «una farsa e un insulto alla giustizia. Le accuse contro i giornalisti sono sempre risultate infondate e viziate da ragioni politiche. Non avrebbero mai dovuto essere arrestati e processati». Già Hosni Mubarak e i suoi consiglieri avevano accusato l'emittente satellitare di portare avanti gli interessi del Qatar, dov'è stata creata, durante i diciotto giorni di rivolta tra il gennaio e il febbraio del 2011. II piccolo emirato del Golfo ha sostenuto i Fratelli Musulmani e ha criticato le mosse di Si-si che hanno portato alla deposizione di Morsi nel luglio del 2013. II presidente sta combattendo l'opposizione islamista e gli attentati terroristi nella penisola del Sinai, dove il gruppo locale Ansar Bayt Al Maqdis ha giurato lealtà allo Stato Islamico. La legge antiterrorismo — promette — servirà a fermare gli attacchi, che hanno colpito anche la capitale. Serve pure ad arrestare e incarcerare chi si ribella. «Passo dopo passo — ha commentato II quotidiano americano Washington Post — Sisi ha restaurato e superato la macchina della repressione instaurata da Mubarak».

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