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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.07.2015 La vita come arte: una biografia di Saul Bellow svela la genesi dei suoi romanzi
Livia Manera recensisce 'The Life of Saul Bellow' di Zachary Leader

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 luglio 2015
Pagina: 38
Autore: Livia Manera
Titolo: «Effetti positivi di un tradimento: Saul Bellow e la vita come arte»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/07/2015, a pag. 38, con il titolo "Effetti positivi di un tradimento: Saul Bellow e la vita come arte", la recensione di Livia Manera a "The Life of Saul Bellow" di Zachary Leader.

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Livia Manera

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Saul Bellow

Un grande scrittore pubblica un romanzo autobiografico in cui con stupendo sarcasmo si vendica della moglie e del migliore amico che lo hanno pugnalato alle spalle. Una pletora di critici, più o meno coinvolti nella vicenda e riconoscibili nella versione romanzata, grida al capolavoro e intanto, senza spiegare perché, invita il lettore a non cercare in quelle pagine nessuna coincidenza con la vita dell’autore. E così, nel contesto della cultura americana incline all’esistenzialismo degli anni Cinquanta e Sessanta, un libro eccezionale ma nato per vendicarsi di un adulterio diventa la prova che l’arte del romanzo data per moribonda sopravviverà, grazie a un romanziere a cui in verità non interessa né l’esistenzialismo né vestire i panni del salvatore della letteratura, perché ha un altro obiettivo in mente: reinventare e riamericanizzare il romanzo, liberandolo dai modelli europei su cui lui stesso si è formato. Chissà le risate che si è fatto Saul Bellow nel 1964, quando in barba all’ex moglie fedifraga e all’ex migliore amico untuoso, Herzog lo ha reso famoso, ricco, e gli ha spianato la strada al Nobel, mentre sulle pagine dei quotidiani e delle riviste letterarie americane i critici si davano alle olimpiadi dell’ipocrisia.

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La copertina e l'autore, Zachary Leader

È ciò che emerge dal bel libro The Life of Saul Bellow , la nuova biografia di Zachary Leader uscita negli stati Uniti da Knopf: 832 pagine dalla nascita dei genitori Bellow in Russia alla pubblicazione, appunto, di Herzog (è previsto ovviamente un secondo volume). Ne è autore un professore di letteratura il quale si è trovato a fronteggiare il problema centrale che coinvolge la critica di Bellow: come separare la vita di un autore dalla sua arte, quando quell’autore non solo non conosce tale separazione, ma a recensire i suoi libri potrebbero essere paradossalmente i suoi stessi personaggi. Louis Menand sul «New Yorker» ha recentemente ricordato che Bellow era arrivato sulla scena della narrativa americana in un momento in cui per molti intellettuali il destino dell’uomo moderno sembrava legato al destino del romanzo. E Bellow, che nel 1944 aveva esordito con la novella L’uomo in bilico e nove anni più tardi aveva vinto il «National Book Award» con Le avventure di Augie March , pareva incarnare la speranza di molti di quegli intellettuali.

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L'uomo in bilico

Ed ecco il primo paradosso di questa storia dissotterrata da Leader: lo scrittore il cui tema in entrambi i libri era stato il pericolo di restare prigionieri della visione che gli altri hanno di te, viene imprigionato da Irwing Howe, Philip Rahv, Edmund Wilson, Martin Greenberg e Elisabeth Hardwick — cioè dall’ establishment intellettuale americano di quegli anni — nel ruolo dell’artista che dà voce all’angoscia esistenziale di una generazione. «Avevo la strana sensazione che mi avessero appiccicato un francobollo, mi avessero impostato, e che aspettassero che fossi consegnato a un indirizzo importante», ha scritto Bellow ne Il dono di Humboldt .

La verità è che Bellow negli anni Cinquanta aveva insegnato a Princeton e frequentato New York legandosi d’amicizia a quegli stessi critici. Poi al Bard college aveva incontrato la bellissima ventunenne Sondra Tschacbasov, aveva divorziato dalla prima moglie Anita, aveva sposato Sondra che gli aveva dato un figlio e si era legato d’amicizia con un altro professore di letteratura, Jack Ludwig, uno sgargiante personaggio che prese a idolatrare Bellow e ne diventò inseparabile. Al punto che quando nel 1958 l’università del Minnesota offrì a Bellow una cattedra, questo disse che l’avrebbe accettata a condizione che ne offrissero una pure a Ludwig. E così le due coppie (anche Ludwig era sposato) partirono insieme. Il resto, come si dice, è storia: in Minnesota il matrimonio dei Bellow entra in crisi, Ludwig si offre a entrambi i coniugi nel ruolo del confidente, poi un giorno Sondra dice a Bellow di non amarlo più, lo lascia e giura che non c’è un altro uomo. E Bellow, che è uomo di grande bellezza e seduzione sessuale, si consola con una quantità di donne tra cui spicca una professoressa francese nel ruolo di dea dell’amore. Due anni e mezzo dopo una solerte baby sitter informa Bellow che Sondra e Ludwig vanno a letto insieme. E lui scopre che la tresca dura da anni.

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Herzog

L’unica differenza tra vita e arte è che in Herzog il marito doppiamente tradito ha un esaurimento nervoso, mentre nella vita reale scrive Herzog : romanzo su un’ex moglie «che mangia insalata verde e beve sangue umano», un ex migliore amico viscido e volgare, e un protagonista passivo e innocente che non riesce a darsi pace che al mondo esistano persone così spregevoli, mentre si consola con un’amante francese di nome Ramona tutta biancheria di pizzo e candele.

A leggere oggi la recensione di Irving Howe che definisce Herzog un romanzo d’idee la cui idea guida è che l’uomo moderno ha tutto sommato i mezzi per superare l’alienazione e la perdita della speranza, si sorride, conoscendo le reali intenzioni di Bellow. Per non parlare del resto della critica, che all’unanimità riceve Herzog come il romanzo sulla condizione umana che aspettava, anche se il divorzio dei Bellow era ormai cosa pubblica. Ma il vero tocco surreale in questa bizzarra storia arriva quando i personaggi stessi di Herzog si mettono a recensirlo.

Prima lo fa la professoressa di francese Rosette Lamont, che sottolinea le qualità della sua alter ego Ramona «la cui religione è il sesso», sesso che dovrebbe essere un balsamo per Herzog, se solo il poveretto riuscisse a liberarsi dal suo risentimento e dalla diffidenza che ormai prova per il piacere. E infine arriva la recensione di Jack Ludwig, il quale, passando sopra il fatto di esser colui che ha portato via la moglie a Bellow, scrive che Herzog è «uno straordinario successo», da non leggere assolutamente in chiave autobiografica, perché Bellow è troppo intelligente, ha in mente qualcos’altro, «qualcosa di più grande». E con sublime mancanza di auto ironia, chiama questo qualcosa «le contraddizioni dell’uomo moderno, la sua assurdità»...

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