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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.06.2015 Paragoni inaccettabili: testimonianza di Liliana Segre
La intervista Paolo Conti

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 giugno 2015
Pagina: 6
Autore: Paolo Conti
Titolo: «I profughi e i miei ricordi terribili. Ma non c'è la stessa indifferenza»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/06/2015, a pag.6, con il titolo "I profughi e i miei ricordi terribili. Ma non c'è la stessa indifferenza", l'interessante intervista di Paolo Conti a Liliana Segre.
Con un commento equilbrato chiarisce la differenza fra facile commozione - tipica di una certa retorica un tanto al chilo- come quanto è davvero avvenuto durante la Shoah. A raccontarla dovrebbe essere soltanto i sopravvissuti, che l'inferno l'hanno vissuto davvero.

Paolo Conti


Liliana Segre ( ha 85 anni ed è sopravvissuta al campo di Auschwitz. Fu deportata il 30 gennaio 1944 e venne liberata il primio maggio dell'anno dopo, unica sopravvissuta della sua famiglia.

Liliana Segre

«Tutta la vicenda di questi disperati accampati alla stazione Centrale di Milano mi ha toccato fin dal primo momento. Umanamente sono possibili mille similitudini...». Liliana Segre, 85 anni a giorni, domani parlerà con Ferruccio de Bodo-li, Gad Lerner, Luigi Manconi e Seble Woldeghiorghis all'incontro «1] peccato dell'indifferenza/ L'Europa e i perseguitati di oggi e di ieri». L'appuntamento è a Milano alle 16 al Binario 21, ovvero il Memoriale della Shoah (Fondazione presieduta da Ferruccio de Bortoli) creato nello stesso luogo, nei binari sotterranei della stazione Centrale, da dove partirono tra il 1943 e il 1945 centinaia di deportati verso i campi di concentramento e di sterminio nazisti, o verso campi italiani di raccolta. Su un convoglio partì il 30 gennaio 1944 Liliana Segre, 13 anni. Dei 605 ebrei deportati quella mattina tornarono solo in 22, tra cui lei. Mori anche suo padre Alberto. E oggi Liliana Segre riflette sulla presenza degli immigrati proprio a pochi passi dal Binario 21: «Le similitudini ci sono. L'abbandono della propria terra, molte persecuzioni politi-che...ma la situazione è diversa. Non c'è certo la stessa indifferenza che circondò noi ebrei in quel periodo. Vedo per fortuna molti atti di solidarietà. Bisogna comunque stare sempre molto attenti. Perché l'indifferenza — mi sono battuta perché quella parola apparisse sul muro di pietra al Binario 21— è Anche loro hanno lasciato la loro terra e Sono perseguitati politici Vicino al Binario 21 ora vedo per fortuna molti gesti solidali sempre in agguato»: Perché «c'è la tentazione di girare la testa dall'altra parte, quando un dramma non ti riguarda. Furono in tanti a farlo, allora: tranne pochi "Giusti". L'indifferenza è ricorrente. Ilo studiato il genocidio armeno: migliaia di persone furono avviate alle marce verso il nulla, verso la morte per stenti, proprio nell'indifferenza di chi, fino al giorno prima, era il vicino di casa». Liliana Segre ha provato un'altra forte emozione vedendo le scene di Ventimiglia: «La frontiera chiusa, i soldati, mi hanno ricordato il mio dramma. Con papà provammo a espatriare clandestinamente nella vicinissima Svizzera. Ma fummo bloccati sulle montagne da soldati svizzero-tedeschi che ci riportarono sul suolo italiano, condannandoci alla deportazione ad Auschwitz». Quindi resta forte il dovere della memoria, del ricordo da consegnare alle nuove generazioni: «Per molti anni non sono riuscita nemmeno a parlare della mia vicenda. Poi, ventdcinque anni fa, ho capito che non potevo più tacere. Ormai sono una nonna e ogni volta che entro in una scuola, penso sempre a questi miei ignari nipotini che non sanno cosa sia accaduto. E man mano che il tempo passa diventa più difficile far comprendere quel passato in una stagione in cui ciò che è avvenuto appena ieri è già lontano». 

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante 


lettere@corriere.it

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