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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.04.2015 La memoria della Shoah non riguarda solo gli ebrei
Commento di Stefano Jesurum

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 aprile 2015
Pagina: 25
Autore: Stefano Jesurum
Titolo: «La memoria della Shoah non riguarda solo gli ebrei»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/04/2015, a pag.25, con il titolo " La memoria della Shoah non riguarda solo gli ebrei ", il commento di Stefano Jesurum.



Stefano Jesurum

E' del tutto evidente quanto poco casuale sia la concomitanza —a pochi giorni dal 70° della Liberazione, in un'Italia attraversata da funeste ventate razziste e in una Europa dal risorgente antisemitismo — di due importanti convegni sul tema della Memoria in materia di Shoah (Le Giornate della Memoria della Shoah nell'Unione Europea: le sfide della commemorazione nel XXI secolo, al Memoriale di Milano, 13-14 aprile e Quale memoria per quale societa? Il ruolo dei musei deIIa Shoah nel XXI secolo, nella sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio, 14 aprile).
Sotto gli occhi di ognuno è infatti l'esigenza impellente, a 15 anni dall'istituzione del Giorno della Memoria, di ripensare la sostanza stessa di un «lavoro» che in un futuro più che mai prossimo perderà definitivamente l'apporto straordinario dei testimoni diretti, i sopravvissuti.
Un lavoro, quello dell'uso pedagogico della storia, tanto diffuso quanto complesso, faticoso, talvolta non di rado a rischio di opaca routine.
Bisognerà ragionare, a proposito di musei esistenti e futuri, del nostro ritardo rispetto ad altri Paesi e soprattutto di contenitori e di contenuti (a Milano è faticosamente terminato il Memoriale, a Ferrara è in costruzione il Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah, a Bologna è stato appena bandito un concorso di progettazione per un altro memoriale, a Roma il Museo nazionale della Shoah è agli sgoccioli dell'iter burocratico, ma il tutto procede con molta lentezza).
Soprattutto sarà necessario fare il punto su pochi, essenziali interrogativi.
A quale funzione deve assolvere la memoria della Shoah? A chi ci rivolgiamo? Come parlare alle giovani generazioni? Come conciliare memoria e storia che — ci ha insegnato Pierre Nora — non sono affatto sinonimi, anzi?
Perché, dice più o meno Nora, mentre la memoria è sempre attuale, vissuta nell'eterno presente, la storia invece è una rappresentazione del passato e in quanto operazione intellettuale e laicizzante richiede analisi e discorso critico. La memoria colloca il ricordo nell'ambito del sacro, la storia lo stana e lo rende prosaico. La memoria fuoriesce da un gruppo che essa unifica, ci sono tante memorie quanti gruppi e la storia, al contrario, appartiene a tutti e a ciascuno, e ciò le conferisce una vocazione all'universale.
Insomma, è arrivato il momento — circondati come siamo da saluti romani e «sparate» aberranti — di ridefinire gli obiettivi. Soprattutto è ora di sgomberare il campo da un equivoco rischioso e, temo, dilagante: la memoria della Shoah non riguarda gli ebrei, non è fatta per chi comunque non dimenticherà mai dal momento che il ricordo lo porta impresso nella carne e nei cuori.
La Memoria, quella memoria, è necessaria alla società intera. Serve a garantirci tutti dall'orrore della discriminazione, dalla mattanza che ad Auschwitz eliminò ebrei, zingari, antifascisti, portatori di handicap, omosessuali. Serve ad avere speranza.

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lettere@corriere.it

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