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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.03.2015 Ebrei di Libia: dalla coesistenza alla cacciata
Commento di Daria Gorodisky

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 marzo 2015
Pagina: 12
Autore: Daria Gorodisky
Titolo: «Una Libia amica degli ebrei»

Riprendiamo da LETTURA/CORRIERE della SERA di oggi, 29/03/2015, a pag.12, con il titolo (fin troppo benigno) " Una Libia amica degli ebrei", il commento di Daria Gorodisky al libro di Maurice Roumani 'Gli ebrei di Libia, dalla coesistenza all'esodo'. Non è solanto una recensione, nella prima parte del pezzo è raccontata con poche frasi, illuminanti per la chiarezza, la tragedia della cacciata degli ebrei dai paesi arabi, con la spiegazione del perchè venga da sempre costantemente ignorata.

Gli ebrei di Libia. Dalla coesistenza all'esodoRisultati immagini per cacciata ebrei libia
Castelvecchi ed.

Nel 1945, e da tante generazioni, circa 9oo mila ebrei vivevano nei Paesi arabi. Nel 2004 ne restavano 3.704: tutti gli altri, già entro gli anni Settanta, o sono stati costretti a fuggire persecuzioni e sterminio o sono stati espulsi per pulizia etnica; in entrambi i casi, tutti i loro beni sono stati confiscati. Si è trattato di un esodo massiccio, eppure spesso dimenticato; o piuttosto, come ha scritto il sociologo Shmuel Trigano, nascosto: una «occultazione» funzionale a mostrare un Medio Oriente la cui componente arabo-islamico-palestinese risulti «vittima assoluta» e favorita «dal terzomondismo e dalla cultura della colpevolezza postcoloniale dell'Occidente». E anche se il fatto è intrinsecamente collegato agli ultimi sette decenni della nostra storia, ci sono pochi libri a raccontarlo. A fare un po' di luce su un capitolo della vicenda adesso è uscito Gli ebrei di Libia. Dalla coesistenza all'esodo di Maurice M. Roumani (traduzione di Laura Bonifacio, Castelvecchi, pp. 28O, 35). E un'analisi documentata di come in una trentina di anni le condizioni di vita della comunità ebraica — presente in Cirenaica dal terzo secolo a.C., nel 1941 costituiva circa un quarto degli abitanti della sola Tripoli — si siano deteriorate fino alla sua scomparsa dal territorio libico. Roumani conosce a fondo l'argomento sia in quanto storico (insegna all'Università Ben-Gurion del Negev), sia perché la sua famiglia ha vissuto il passaggio dalla parità di diritti goduta con l'Impero ottomano e nei primi anni della colonizzazione italiana agli orrori causati dalle leggi razziste del fascismo esportate in Africa. Uccisioni, lavori forzati, deportazioni nel deserto tunisino, il campo di concentramento di Giado, fame, tifo, morte; poi i tedeschi, Bergen-Belsen. L'arrivo degli inglesi e dei soldati con la stella di David della Brigata Ebraica riporta qualche speranza, ma soprattutto il desiderio dei più di trovare una patria in Terra di Israele — non ancora Stato — o nell'Italia liberata. Poche migliaia di ebrei provano invece a resistere e ricominciare, anche se le violenze islamiche antisemite si moltiplicano. Gli ultimi sopravvissuti abbandonano dopo il grande pogrom del 5 giugno 1967: al nazifascismo si sono sostituiti nazionalismo arabo e jihad.

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