giovedi` 28 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.03.2015 Bisogna mostrare i video dello Stato Islamico: per fronteggiare la minaccia dobbiamo conoscerla
Non la pensa così Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 marzo 2015
Pagina: 30
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «L'Isis si batte staccandogli la spina sui media»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/03/2015, a pag. 30, con il titolo "L'Isis si batte staccandogli la spina sui media", il commento di Guido Olimpio.

Spiace segnalarlo, poiché Guido Olimpio è solitamente autore di cronache puntuali, ma quanto propone in questo commento è l'esatto contrario di quello che è utile per fronteggiare lo Stato Islamico. Occorre non celare i video del terrore, ma mostrarli il più possibile, in modo che i cittadini guadagnino consapevolezza sulla minaccia che incombe su di loro.
Già il direttore di Rai News Monica Maggioni era caduta nello stesso errore di Olimpio, come riportato da IC: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=57384

Ecco l'articolo:


Guido Olimpio


Uno dei video dello Stato Islamico

Twitter ha lanciato la sua guerra all’Isis. Centinaia e centinaia di account della «piattaforma» fatta di brevi messaggi sono stati chiusi perché legati a simpatizzanti o membri del movimento jihadista. I militanti hanno replicato con minacce di morte, tutte da verificare ma che danno l’idea di quale sia il campo di battaglia. Lo Stato islamico vive delle sue conquiste, però si alimenta con una propaganda formidabile. Attacchi, attentati, combattenti sono celebrati con raffiche di post su Internet. I video delle esecuzioni diventano un’arma per sottolineare la forza, terrorizzare il nemico e creare difficoltà ai governi. Tutto questo però è reso possibile dalla visibilità che noi concediamo ai terroristi. Una foto truculenta, le immagini feroci sono pubblicate — in forme diverse — ovunque per poi essere rilanciate all’infinito.

E spesso, quando il movimento ha patito sconfitte militari, ha cercato la rivincita con una sortita su Internet. Tattica agile quanto efficace perché ha comunque catturato l’attenzione. Se vogliamo togliere l’ossigeno all’Isis è necessario imporre un blackout sulla propaganda dei tagliagole. Si può raccontare quello che fanno senza mostrare il filmato o lo scatto. Non è necessario mostrare il pilota nella gabbia. Il problema è come arrivarci.

Tv e giornali possono imporsi un codice, ma gli islamisti hanno a disposizione gli altri canali sul web, da Facebook a YouTube. È qui che serve una risposta ancora più decisa in quanto l’Isis reagisce alla chiusura aprendo nuovi profili in un duello digitale che non ha limiti o confini. È chiaro che c’è un prezzo da pagare, si tratta pur sempre di limiti alla circolazione delle notizie, esiste il timore della censura preventiva. In realtà proprio la presenza di molti strumenti mediatici, a disposizione di tutti, permette di restare informati senza fare un regalo a chi vuole distruggere e gioisce dei suoi massacri.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT