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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.01.2015 L'ipocrita solidarietà con gli ebrei perseguitati
Paolo Di Stefano recensisce il libro di Charles Lewinsky

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 gennaio 2015
Pagina: 41
Autore: Paolo Di Stefano
Titolo: «L'ipocrita solidarietà con gli ebrei perseguitati»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/01/2015, a pag. 41, con il titolo "L'ipocrita solidarietà con gli ebrei perseguitati", la recensione di Paolo di Stefano.


Paolo Di Stefano                                   Charles Lewinsky


La fortuna dei Meijer (Einaudi)  è il libro più importante di Charles Lewinsky

Ecco un bel libro da consigliare in attesa del Giorno della Memoria. Lo scrittore zurighese Charles Lewinsky lo conosciamo già: Einaudi ha pubblicato La fortuna dei Meijer , saga di una famiglia ebrea in Svizzera, e Un regalo del Führer , la storia di Kurt Gerron, attore tra i più amati nella Germania tra le due guerre, catturato in Olanda nel ‘43 e deportato a Theresienstadt, dove i suoi carcerieri gli chiedono di girare un documentario di propaganda. Che fare? Morire ad Auschwitz o collaborare?    

Circola ora un libretto di Lewinsky più smilzo, Un normalissimo ebreo , tradotto in italiano da Simona Sala per l’editore ticinese Abendstern. Un giornalista ebreo tedesco, Emanuel Goldfarb, viene invitato in una scuola per una lezione sulla sua cultura di appartenenza: Goldfarb non ne vuol sapere e nell’intento di rispondere con una lettera di rifiuto, comincia a frugare nella propria storia personale e familiare, ma soprattutto a riflettere, in un lungo monologo, sul suo essere un normalissimo ebreo, anzi, sul suo non poter essere un normalissimo ebreo. Perché «un normale ebreo in Germania è come un normalissimo rinoceronte nero in Africa». «Ci hanno cacciato e abbattuto troppo a lungo — dice —, siamo diventati un caso per animalisti (...). I rinoceronti si ammirano allo zoo, gli ebrei si invitano a lezione». Se il professore lo ha invitato per educare i suoi studenti alla tolleranza, lui non ci sta: è un’iniziativa onorevole e degna di lode, ma «io vorrei vivere in una Germania in cui si possa essere ebrei senza che la gente intorno senta automaticamente la necessità di essere tollerante». Matematica dalle 9 alle 10, tolleranza dalle 10 alle 11...

«Questa costante solidarietà mi dà sui nervi. Non sopporto la gente che al mattino, appena sveglia, trascorre dieci minuti ad essere solidale ancora prima di lavarsi i denti».    Non sopporta «la faccia di circostanza da discorsi commemorativi del Bundestag». Non sopporta un Paese in cui le trasmissioni sulla Shoah «passano in tv con la stessa regolarità e indifferenza di spot pubblicitari per salvaslip». Ricorda che da bambino ogni occasione era buona per scatenare l’antisemitismo o la malignità sugli ebrei. E il paradosso è che sua madre, ogni volta che il figlio non si comportava come doveva, si preoccupava che per gli altri questo potesse essere un pretesto: «Ogni volta che non salutavo una vicina di casa abbastanza gentilmente o arrivavo in ritardo a scuola...». Una responsabilità enorme, come se la persecuzione fosse colpa sua.

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