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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.12.2014 La Francia e il caso Zemmour
Commento di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 dicembre 2014
Pagina: 15
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «La Francia e il caso Zemmour. Meglio la libertà (di criticare)»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/12/2014, a pag.15, con il titolo "La Francia e il caso Zemmour. Meglio la libertà (di criticare)", di Pierluigi Battista.
Sulla vicenda si veda la pagina uscita ieri su IC: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=56462

Condividiamo la tesi di Battista in nome della libertà di opinione e quindi di parlola. Ci pare però meno convincente il paragone con il 'comico' antisemita Dieudonné, visto che nè in Francia nè in nessuna altra parte del mondo gli ebrei lanciano  campagne contro i musulmani, non brandiscono la Bibbia al grido di morte agli infedeli, nè tagliano la gola a chi non è ebreo ecc,.ecc. Dieudonné, con i suoi spettacoli incita all'odio sociale, una attività che deve rimanere illegale e, se possibile, giudicata ancora più severamente dalla legge.


Pierluigi Battista                     Eric Zemmour

Eric Zemmour è un nome che in questi giorni sta spaccando in due l'opinione pubblica francese, il sistema dei media, la politica, il mondo dell'editoria. La trasmissione di Zemmour che andava in onda su I-Télé, «ça se dispute», è stata cancellata. Il giornalista e polemista che con il suo libro «Le suicide français» è in vetta a tuttele classifiche e che con i suo voluminoso pamphlet di oltre 500 pagine se la prende con il '68 «che ha distrutto la Francia», con le nozze gay, con l'immigrazione che mina l'identità francese, insomma Eric Zemmour si è trasformato in un caso clamoroso di libertà d'opinione negata. I suoi avversari dicono che non sono semplici «opinioni» quelle da lui espresse in un'intervista a Stefano Montefiori per il Corriere della Sera di quasi due mesi fa, in cui si ipotizzava come «irrealistica» oggi, ma non in futuro, la possibilità di mandare via dalla Francia in aereo o per nave cinque milioni musulmani: «la storia è
sorprendente. Chi avrebbe detto nel 1940 che un milione dl pied-noirs, vent'anni dopo, avrebbe lasciato l'Algeria per rientrare in Francia?». Posizioni radicali, estreme, provocatorie. Ma il punto è se un giornalista debba essere licenziato per le posizioni radicali, estreme, provocatorie. Se non c'è la salvaguardia di un principio di libertà di parola e di espressione che è prioritaria rispetto al merito delle opinioni espresse. Zemmour dà voce a un sentimento molto diffuso nella società francese, interpretando una tendenza che se è possibile ancora più a destra di quella del partito della Le Pen. Ma esiste forse una zona di «indicibile» in cui la censura può agire indisturbata e cancellare una voce da un giornale (quello di Zemmour è il «Figaro»), da una televisione, da un'emittente radiofonica, da una libreria in cui quelle tesi e quelle opinioni appassionano una larga fetta di pubblico? In Francia si pose tempo fa il tema della libertà di un comico antisemita, Dieudonné, che nei suoi spettacoli saccheggia tutto l'arsenale degli stereotipi antiebraici, e anche allora una posizione liberale si manifestò, con comprensibile difficoltà emotiva vista la greve pericolosità di quegli attacchi, contro la censura poi imposta dal governo francese. Oggi Zemmour non è la versione di destra e anti-musulmana, ma alimenta con il suo oltranzismo anti-immigrati e anti-gay un umore che avvelena lo spirito pubblico non soltanto in Francia. Eppure se passa il principio che ogni genere di estremismo culturale debba essere censurato fino al licenziamento di un giornalista e alla chiusura di una trasmissione, allora significa che la libertà di espressione, anche delle peggiori opinioni, non gode di buona salute. E che al posto della «disputa» cul allude il titolo della trasmissione di Zemmour subentra l'autocensura, la censura, l'uniformità coatta, il conformismo sancito per decreto. Meglio la libertà di Zemmour e la libertà di criticarlo aspramente e senza sconti per quello che dice e che può continuare a dire.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/ 62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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