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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.11.2014 Auschwitz: l'Italia manca all'appello dei paesi che contribuiscono al Fondo per la conservazione
Commento di Paolo Conti

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 novembre 2014
Pagina: 19
Autore: Paolo Conti
Titolo: «Il fondo pro Auschwitz: l'Italia evita la figuraccia»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/11/2014, a pag. 19, con il titolo "Il fondo pro Auschwitz: l'Italia evita la figuraccia", il commento di Paolo Conti.


L'ingresso del lager di Auschwitz          

«Mi risulta che ci siano contatti tra la presidenza del Consiglio e il governo polacco per risolvere la questione». Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche Italiane, non dice di più. Ma la frase basta per capire che l'Italia girerà una pagina nera: ritrovarsi, con la Spagna, tra Paesi europei che ancora non hanno contribuito al Fondo perpetuo per salvare Auschwitz organizzato dal governo polacco nel 2009.

El Pais giorni fa ha svelato che, a poco più di due mesi dal settantesimo anniversario della liberazione del lager da parte dell'Armata Rossa il 27 gennaio 1945, solo Spagna e Italia mancano all'appello dei 31 Paesi europei che hanno raccolto 102 dei 120 milioni posti come obiettivo. la Germania ha versato 60 milioni di euro. II Vaticano ne ha stanziati 100 mila, la sola Parigi ha superato i 300 mila, l'Unione europea è presente con 4 milioni. Ma la polemica ha svegliato gli uffici di Palazzo Chigi.

Ha ragione Gattegna quando sostiene che «la nostra presenza è indispensabile. L'Italia fascista fu corresponsabile delle atrocità di Auschwitz accanto all'alleata Germania nazista. II Paese di oggi non ha una responsabilità rispetto al passato ma è doveroso che partecipi a un progetto per evitare che tutto cada nel dimenticatoio. Quel capitolo di storia è una tappa indispensabile nell'educazione delle nuove generazioni. Non abbiamo alcuna motivazione legata al rancore o all'odio. Vogliamo che la memoria resti viva, che i giovani sappiano, che il luogo resti lì a dimostrare cosa è accaduto».

Così come ha ragione Marcello Pezzetti, direttore scientifico del futuro museo della Shoah di Roma: «Verrebbe da dire: fatelo per Primo Levi... L'Italia ha una responsabilità primaria nelle deportazioni degli ebrei. Li ha arrestati, li ha radunati in campi prima di concentramento provinciali, poi di transito nazionali e infine li ha mandati a destinazione. Basterebbero due milioni di euro».
E la crisi economica non può stavolta funzionare come scusa. Proprio no.

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