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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.10.2014 Egitto: Stato di emergenza
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 ottobre 2014
Pagina: 12
Autore: Davide Frattini
Titolo: «I jihadisti incendiano il Sinai, l'Egitto ha un fronte di guerra»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/10/2014, a pag.12, con il titolo " I jihadisti incendiano il Sinai, l'Egitto ha un fronte di guerra "il pezzo di Davide Frattini sulla situazione sempre più grave in Egitto, un problema che sembra interessare poco i nostri media, l'articolo di Frattini è praticamente l'unico ad afffrontare in profondità la strage avvenuta nel Sinai.

Ecco l'articolo:


Davide Frattini               Strage di soldati egiziani

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE, GERUSALEMME-
I miliziani con il passamontagna nero fermano le auto, controllano i documenti, ispezionano le borse e i bagagliai. Piazzano i posti di blocco agli stessi incroci di strada che corrono dal deserto verso il nulla dove anche l’esercito egiziano prova a imporre la sua presenza. Gli estremisti vogliono sostituirsi al potere che emana dal Cairo, ne colpiscono i simboli.
I due attacchi di venerdì hanno smosso la versione ufficiale del presidente Abdel Fattah Al Sissi, l’ex generale che da sedici mesi (da quando ha deposto il leader islamista Mohammed Morsi) cerca di domare il Sinai, quello che gli israeliani chiamano il «far west alla frontiera sud». L’offensiva militare, l’uso di carrarmati ed elicotteri da combattimento non ha riportato la calma, come ancora poche settimane fa il governo egiziano assicurava ai diplomatici occidentali.
La penisola di sabbia, montagne rosse che scendono verso il mare, è fuori controllo e Sissi adesso lo riconosce, in poche ore 31 dei suoi soldati sono stati ammazzati, 28 in un solo attentato. Il consiglio di sicurezza proclama (ancora una volta) lo stato d’emergenza per tre mesi, impone il coprifuoco nelle città più grandi dalle 5 del pomeriggio all’alba, chiude il valico di Rafah con la Striscia di Gaza, sbocco verso il mondo per i palestinesi.
I generali al Cairo considerano Hamas — l’hanno dimostrato questa estate durante i cinquanta giorni di guerra tra i fondamentalisti e Israele — in parte complice del caos. Hanno distrutto i tunnel scavati dai trafficanti di armi, progettano di stabilire una fascia cuscinetto fino a tre chilometri tra Gaza e l’Egitto. Anche se le munizioni, i fucili mitragliatori, i lanciarazzi che stanno trasformando i miliziani del Sinai in un esercito a cavallo dei pick-up (i cammelli d’acciaio) sembrano arrivare dalla Libia senza governo. In un intervento tv Sissi ha definito gli ultimi attacchi nel Sinai «un’operazione supportata dall’estero».
Gli assalti di venerdì sono stati rivendicati da Ansar Bayt Al Maqdis, il gruppo più potente, è legato ad Al Qaeda e al suo leader egiziano Ayman Al Zawahiri, ormai si ispira allo Stato islamico: sventola le bandiere del Califfo, diffonde su Internet i filmati delle decapitazioni di uomini accusati di passare informazioni a Israele e al Cairo. La prima operazione è la più preoccupante per Sissi: un’autobomba guidata da un kamikaze ha centrato un posto di blocco superdifeso, protetto da tank e veicoli blindati, e ha ucciso 18 soldati. Non era finita: i militari accorsi dopo l’esplosione sono stati falciati dai miliziani emersi dal deserto, altri 10 caduti.
«Lo stato d’emergenza e il coprifuoco danneggiano tutta la popolazione — commenta Yezid Sayigh, analista del centro Carnegie per il Medio Oriente all’agenzia France Presse — e gli abitanti si ritrovano schiacciati tra gli estremisti e l’esercito che li considera nemici. Sissi non riuscirà a sconfiggere i terroristi senza portare la gente del posto dalla sua parte». Prima di essere deposto, Mohammed Morsi aveva pensato di aiutare «i figli del Sinai»: c’è andato due volte, due viaggi presidenziali, le prime visite ufficiali in trent’anni. Sissi per ora pianifica di mandarci l’esercito e di continuare la tradizione dei Faraoni del Cairo come Hosni Mubarak, che aveva promesso sviluppo e garantito solo quello dei villaggi turistici sul Mar Rosso.

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