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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.10.2014 Gershom Sholem racconta la vita di Moses Dobrushka
Commento di Pietro Ciati

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 ottobre 2014
Pagina: 48
Autore: Pietro Citati
Titolo: «Il Cabbalista che Sholem inseguì sulla ghigliottina»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/10/2014, a pag.48, con il titolo "Il Cabbalista che Sholem inseguì sulla ghigliottina" il commento di Pietro Citati al libro " Le tre vite di Moses Dobrusshka", uscito da Adelphi.

Gershom Sholem   Pietro Citati    la copertina

L'ultimo Messia ebraico, Sabbatai Zevi, nacque a Smime nell'agosto 1626.Era il nove Av — il giorno fatidico, il giorno della distruzione del primo e del secondo Tempio, il giorno in cui secondo la leggenda rabbinica sarebbe venuto alla luce il Messia. Ancora giovane, egli sentì una voce che gli diceva: «Tu sei il Salvatore di Israele, il Messia figlio di Davide, il Messia del Dio di Giacobbe». Secondo la tradizione cabbalistica, era un'anima adombrata, oscurata, macchiata dal male. Non doveva combattere il male, come facevano gli uomini della Legge. Ardente e inflessibile, segreto e astuto, doveva commettere il male con animo puro per annullarlo ed elevarlo sino alla sfera della santità. Così fece. In un raptus che qualsiasi ebreo avrebbe trovato blasfemo, Sabbatai Zevi scrisse: "Io sono il Messia, sono il Signore, vostro Dio, Sabbatai Zevi" . Poi abolì tutte le leggi morali, tutti i riti proclamati dalla Torà, nei quali gli Ebrei avevano chiuso per secoli l'essenza della religione. L'8 febbraio 1666, mentre stava per giungere a Costantinopoli, il caicco di Sabbatai Zevi fu abbordato da due navi turche. Sabbatai venne condotto alla corte, dove affascinò il vizir, come più tardi il Sultano. Nel settembre partecipò alla riunione del Consiglio Privato: gli venne proposto di apostatare o di essere torturato a morte. II Messia tradì. Era angustiato e straziato: stava per perdere la distinzione tra la realtà e la simulazione: tra le sue vesti di turco e la sua anima di ebreo. Come Mosè aveva vissuto alla corte del Faraone, egli doveva vivere sotto le apparenze di un turco per redimere il proprio popolo: scendere nella tenebra per portarla alla luce. La fede degli Ebrei conobbe uno scandalo più tremendo di quello dei Cristiani davanti alla Croce: il Messia apostata. Cosa bisognava fare, pensarono tutti i ghetti? Tradire? La maggior parte pensava che Sabbatai Zevi aveva peccato a nome di ciascuno. Altri credevano che l'apostasia doveva essere universale. Tutti dovevano scendere insieme a Sabbatai Zevi nell'abisso del tradimento e del male.

Alla storia di Sabbatai Zevi, è dedicato il capolavoro di Gershom Scholem: uno dei libri supremi della storiografia del ventesimo secolo, tanto ricco di pensiero religioso–filosofico quanto di doni letterari: Sabbetay Zevi. Il messia mistico (Einaudi). Scholem era affascinato dalla mescolanza, in Sabbatai Zevi, del dramma del tradimento con l'amore del doppio, la fantasia e l'illusione. In altre ricerche e nelle Tre vite di Moses Dobrushka, appena pubblicato da Adelphi (a cura di Saverio Campanini e di Elisabetta Zevi, p. 229, 22), Scholem ha studiato il seguito della mistica sabbatiana.

Moses Dobrushka (alias Franz Thomas von Schönfeld, alias Sigmund Gottlob Junius Frey) nacque a Brünn, in Moravia, i112 luglio 1753. La famiglia faceva parte di un gruppo di ebrei versati nel commercio dei tabacchi, che ebbe un ruolo importantissimo nella storia economica austriaca durante il regno di Maria Teresa. La madre era l'influente patrona dei sabbatiani, i quali avevano assunto un carattere sempre più radicale in Polonia, Podolia, Boemia e Moravia. Come il suo grande modello, Moses Dobrushka visse sotto il segno del doppio, adottando una serie di volti e di maschere, che mutava secondo i pensieri e le circostanze. Nella giovinezza ebbe un'educazione strettamente rabbinica: ma la violò aderendo, come la madre, alla cabbala mistica. Alla fine del dicembre 1775 si convertì al cristianesimo: così fecero dieci dei suoi fratelli. Si stabilì a Vienna: venne introdotto nei circoli massonici illuministi che sostenevano la politica riformatrice dell'imperatore Giuseppe II; e pubblicò un lungo poema Sulla morte di Maria Teresa, dove si rivolgeva al giovane imperatore con versi esaltati. Ebbe un ruolo di primo piano nell'approvvigionamento dell'esercito austriaco durante la guerra contro la Turchia, accumulando una grande fortuna. Intanto aderiva alla massoneria esoterica, di tendenze mistiche e iniziatiche, ispirandosi alla teosofia di Jacob Böhme e di Louis-Claude de Saint-Martin, all'alchimia, alle pratiche magiche e alla cabbala ebraica.

Quando in Francia scoppiò la Rivoluzione, Moses Dobrushka lasciò entusiasta l'Austria per Strasburgo e poi per Parigi: secondo un'altra versione, vi sarebbe giunto come un agente segreto dell'imperatore, per conoscere e corrompere i rivoluzionari. In Francia il suo secondo nome, Schönfeld, spari, e apparve il terzo nome: Sigmund Gottlob Junius Frey. Nell'aprile 1792 scrisse al poeta tedesco Johann Heinrich Voss, traduttore di Omero: «Sono a Strasburgo, cioè al settimo cielo, poiché sono fermamente convinto che vivere nella libertà sia come vivere il cielo sulla terra».
Giunto a Parigi il 10 luglio 1792, prese in affitto una casa sulla elegantissima rue d'Anjou. Frequentava tutti gli ambienti: i monarchici, i girondini e specialmente i giacobini, che apprezzavano la sontuosità e la profusione della sua mensa. Le stanze erano decorate con busti di Bruto e di Cicerone, Voltaire e Rousseau. Non usciva mai senza indossare la carmagnola e un superbo berretto rosso ornato di coccarde.
Non fu creduto. Il gruppo di Robespierre sostenne che lui e il fratello erano «mostri degni di servire la causa dei tiranni per la loro profonda ipocrisia»: dei «truffatori, la cui consumata arte del travestimento ne aveva fatto utili strumenti nelle mani dei tiranni». Nel novembre 1793 furono cacciati dal club dei Giacobini, e condotti a giudizio dinanzi alla Convenzione, insieme a Danton e ai suoi amici, come agenti dell'Inghilterra e dell'Austria. Il 15 ottobre 1794 Moses Dobrushka fu condannato a morte e ghigliottinato nella piazza della Rivoluzione. Almeno nella morte ebbe un volto solo, tagliato dal boia. Non sapremo mai quali furono i suoi veri pensieri, ammesso che siano mai esistiti.

 II libro Le tre vite di Moses Dobrushka di Gershom Scholem (18971982) è edito da Adelphi (a cura di Saverio Campanini, traduzione di Elisabetta Zevi, pp. 231, 22). Dello stesso autore Einaudi ha pubblicato nel 2001 Sabbetay Zevi. II messia mistico (traduzione di Caterina Ranchetti pp. XXXVIII-960, C 67,14)

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