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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.09.2014 Un contingente europeo tra Gaza e Israele? La storia ha insegnato che è meglio diffidare...
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 settembre 2014
Pagina: 11
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Israele 'apre' a una forza europea nella Striscia»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/09/2014, a pag. 11, con il titolo "Israele 'apre' a una forza europea nella Striscia", la cronaca di Davide Frattini. Sul valore di una forza europea o comunque internazionale, invitiamo a leggere - o rileggere - la Cartolina di ieri di Ugo Volli http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=55175; sul comportamento poco esemplare delle forze olandesi a Srebrenica rimandiamo all'analisi di Manfred Gerstenfeld http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=55177.


Davide Frattini


Caschi blu dell'Onu

Ecco il pezzo di Davide Frattini:

GERUSALEMME — Due pagine, quattro proposte, quattordici chilometri da pattugliare. Il ministero degli Esteri israeliano ha presentato un piano al governo di Benjamin Netanyahu per dare il controllo della frontiera di Gaza, almeno quella a Sud verso il Sinai e l'Egitto, a una forza internazionale. I diplomatici privilegiano nel progetto — rivela il quotidiano Haaretz — l'idea di affidare la missione alle truppe europee, perché dai Paesi dell'Unione sarebbe già arrivata la disponibilità durante i cinquanta giorni di guerra fermati con il cessate il fuoco del 26 agosto. Indicano anche l'ipotesi di soldati occidentali (compresi americani, canadesi, australiani, neozelandesi), Caschi Blu delle Nazioni Unite o militari della Nato. Qualunque siano le divise, il drappello verrebbe dispiegato lungo quello che è chiamato «corridoio Philadelphia», una striscia di sabbia che preoccupa gli israeliani per quello che avviene sotto al deserto: qui sono stati scavati i tunnel usati per i traffici clandestini di benzina, sigarette, medicine. E soprattutto armamenti. La forza internazionale affiancherebbe il lavoro degli egiziani dall'altra parte della barriera che negli ultimi mesi hanno distrutto le gallerie: temono che il via vai viaggi nelle due direzioni e i kalashnikov o i lanciagranate possano raggiungere gli estremisti nella penisola del Sinai. Il mandato sarebbe definito sul modello del gruppo di monitoraggio dell'Unione Europea stazionato sul confine a Rafah tra il 2005 e i 2007: fino a quando Hamas non ha tolto con le armi il controllo di Gaza al presidente Abu Mazen e Israele ha imposto l'embargo economico contro l'organizzazione fondamentalista. La missione «Eu Bam» è appena stata rinnovata di un altro anno, anche se i controllori non sono per ora operativi sulla frontiera. Il ministero degli Esteri a Gerusalemme raccomanda che le truppe internazionali abbiano il potere di intervenire per impedire il riarmo di Hamas: l'intelligence dello Stato ebraico sostiene di avere le prove che i miliziani abbiano già cominciato a ricostruire i tunnel verso Israele bombardati nel conflitto. «Si stanno preparando alla prossima guerra». Abdel Fattah Al Sisi, il generale egiziano diventato presidente, ripete di essere pronto ad aprire i cancelli di Rafah, se le chiavi vengono affidate dal lato palestinese alla Guardia presidenziale di Abu Mazen. Che ieri ha minacciato Hamas di far saltare il governo di unità nazionale creato prima dell'estate, perché — accusa il leader — i fondamentalisti non hanno ceduto il controllo di Gaza ai nuovi ministri tecnici, soprattutto quello delle forze militari. «Se non accettano una sola autorità, una sola legge e un solo esercito, non ci sarà più alcuna unità». Durante le settimane di guerra, i dirigenti di Fatah, la fazione del presidente, sono stati messi agli arresti domiciliari, chi non ha rispettato gli ordini è stato gambizzato.

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