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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.04.2014 Alain Finkielkraut eletto accademico di Francia
nonostante le opposizioni dovute alle sue critiche al multiculturalismo

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 aprile 2014
Pagina: 53
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Finkielkraut l’eterodosso di Parigi entra (contestato) tra gli Immortali»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/04/2014, l'articolo di Stefano Montefiori dal titolo "Finkielkraut l’eterodosso di Parigi entra (contestato) tra gli Immortali" .



Alain Finkielkraut

PARIGI — Il suo amico Pascal Bruckner dice che «è mosso dal gusto aristocratico di dispiacere», i nemici lo giudicano un reazionario contiguo alle idee del Front National. Ma il 64enne filosofo Alain Finkielkraut, nonostante le polemiche, ieri è stato eletto Immortale di Francia con 16 voti su 28, e farà il suo ingresso all’Académie Française sulla poltrona numero 21 che fu dello scrittore Félicien Marceau. Nei giorni scorsi alcuni accademici nascosti dietro l’anonimato avevano protestato evocando le controverse dichiarazioni su immigrazione islamica e perdita dell’identità francese, ma i suoi sostenitori — Pierre Nora, Max Gallo o la segretaria perpetua Hélène Carrère d’Encausse — sono venuti allo scoperto in suo favore. Jean d’Ormesson ha dichiarato che «se Alain Finkielkraut non viene eletto, non metterò più piede all’Accademia», e alla fine ha prevalso il prestigio di intellettuale dell’ex maoista diventato uno dei più severi critici della modernità e del progressismo. «È un grande piacere, devo preparare un discorso di elogio del mio predecessore e resto un ragazzino che ha paura dell’ostacolo — ha commentato Fin-kielkraut all’annuncio dell’esito del voto —. Sono un po’ scombussolato da quel che sta succedendo». L’Académie Française venne fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu per aggiungere all’unificazione politica e amministrativa dello Stato francese anche la dimensione linguistica: gli accademici stabilirono le regole del francese, unico idioma da imporre in tutto il Paese, e da allora ne sorvegliano purezza ed evoluzione. Richelieu fu il primo protettore dell’Accademia, alla quale concesse il sigillo con la scritta «A l’immortalité » che rende i suoi 40 membri «Les immortels ». Il ruolo di protettore fu poi rivestito da Luigi XIV e via via da tutti i re, imperatori e capi di Stato della storia di Francia fino all’attuale presidente François Hollande. Per letterati, uomini di scienza o di Chiesa, entrare all’Accademia è la consacrazione suprema. Alain Finkielkraut è tornato in primo piano nei mesi scorsi con il saggio «L’identité malheureuse », dedicato all’identità infelice di una Francia che a suo dire asseconda le pretese comunitarie degli immigrati invece di imporre il suo modello di integrazione. E in questa battaglia di Finkielkraut, un ruolo fondamentale è destinato alla difesa della lingua francese, minacciata — più ancora che dall’inglese — dagli accenti e dalle storpiature delle banlieu e . Finkielkraut non ce l’ha tanto con gli immigrati, quanto con gli uomini politici e le persone colte che li scimmiottano. «Corneille e Racine vengono fatti scendere dal loro piedistallo — scrive Finkielkraut —, nessuno rende più omaggio alla grazia e alla precisione dei loro alessandrini perché, si pensa, tutti i discorsi, tutte le formulazioni si equivalgono. I nuovi Grevisse (grande grammatico belga francofono, ndr ) non indicano più il cammino da seguire ma accompagnano, sorridendo, l’evoluzione della lingua». Seguono pagine dolenti sulla fine del subjonctif , dell’arte della conversazione francese, dell’eloquenza dei politici, e sull’abitudine contemporanea ad abusare di termini scatologici. Finkielkraut è apparso poco tempo fa in televisione per difendere le sue idee davanti al premier Manuel Valls. «Certi studenti (islamici, ndr ) si rifiutano di studiare materie come il Medioevo o l’arte delle cattedrali e la risposta del governo è inquietante — disse Finkielkraut —: dà la colpa al nostro modello di integrazione, e non al rifiuto di queste persone di integrarsi». Nato a Parigi da ebrei polacchi scampati alla Shoah, nostalgico della civiltà europea che fu, Finkielkraut proseguirà la sua lotta per il valore universale dell’assimilazione sotto la Cupola che già sovrastò Voltaire e Victor Hugo.

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