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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.07.2012 Egitto: Morsi riapre il Parlamento islamista nonostante i militari l'avessero sciolto
L'aveva previsto Zvi Mazel cinque giorni fa. Chi crede ancora alla Primavera araba ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 luglio 2012
Pagina: 15
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «L'islamico Morsi sfida i generali e riapre il Parlamento»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/07/2012, a pag. 15, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo "L'islamico Morsi sfida i generali e riapre il Parlamento".


Mohamed Morsi        Parlamento Egitto

La mossa di Morsi non è una vera notizia per i lettori di IC, dal momento che era stata prevista da Zvi Mazel nel suo articolo del 04/07/2012
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=45129

Ecco il pezzo di Cecilia Zecchinelli:

È la prima sfida aperta del nuovo raìs egiziano alla Giunta guidata dal maresciallo Tantawi. Ed è il primo vero segnale di quanto sia fragile, forse già finita, la «tregua» tra i generali al potere da 16 mesi e l'opposizione islamica che ha appena conquistato il ruolo che fu di Mubarak. Mohammed Morsi, già ai vertici dei Fratelli Musulmani da cui si è dimesso dopo la vittoria, con un decreto presidenziale ieri ha riconvocato il Parlamento «nella prossime ore», ovvero per oggi. La decisione va apertamente contro la sentenza emessa a metà giugno dall'Alta Corte e sancita dalla Giunta con lo scioglimento dell'Assemblea.
Motivo ufficiale del verdetto dei giudici, considerati vicini ai generali: un vizio giuridico nelle elezioni parlamentari, stravinte in inverno dalla Fratellanza e dai salafiti che insieme ne avevano occupato i due terzi dei seggi. Motivo politico e sostanziale, secondo l'opposizione anche laica che ha gridato al colpo di Stato dei militari: il voler esautorare il nuovo raìs. Senza Parlamento e con i poteri legislativi assunti dalla Giunta, il ruolo del presidente si era ulteriormente ridotto visto che già la Costituzione era stata sospesa in attesa di formularne una nuova e ogni potere era di fatto in mano a Tantawi. Non a caso, la sentenza che aveva dissolto l'Assemblea era arrivata pochi giorni prima del ballottaggio, quando la vittoria dell'ingegnere islamico sull'ex generale Ahmed Shafiq ormai si profilava probabile.
L'annuncio di Morsi ieri è arrivato a sorpresa, anche se nessuno credeva che tra esercito e Fratellanza, le due forze chiave dell'Egitto da sempre arcinemiche, i rapporti fossero sereni. Ma i giochi si stavano facendo dietro le quinte, senza clamore, alla ricerca di compromessi su vari fronti a partire da quello per la formazione del nuovo governo la cui nomina spetta al raìs ma su cui la Giunta mantiene un veto de facto. Appunto dietro le quinte, sostengono però varie fonti del Cairo, le cose si sono messe male negli ultimi giorni. Nessun cedimento della Giunta nonostante le mille promesse di ritirarsi, la Fratellanza sempre più furiosa per quella vittoria senza poteri, problemi anche tra gli islamici e i liberali che stanno ostacolando sia la formazione dell'esecutivo sia quella della commissione che dovrà riscrivere la Costituzione. L'approvazione della futura Carta, che sarà sottoposta a referendum, sarà una svolta cruciale perché sia la Giunta sia Morsi, come si leggeva ieri nel suo decreto, prevedono che a un mese o due da quel momento si torni a votare per il Parlamento.
Ma tornando al Parlamento già eletto in inverno, quello che oggi è al centro dello scontro, va ricordato che né Morsi né i Fratelli ne hanno mai riconosciuto la dissoluzione: insieme all'opposizione laica avevano anzi marciato simbolicamente più volte fino all'edificio chiuso e presidiato dall'esercito. Alla loro protesta era arrivato un certo sostegno dal Occidente, a partire dagli Usa che avevano perfino minacciato Tantawi di sospendere i 2 miliardi di aiuti annui se i militari non avessero iniziato a passare il potere ai civili. Le pressioni degli Usa, molti ne sono convinti, avevano costretto in giugno la Giunta a riconoscere la vittoria alle urne di Morsi. E forse non è un caso che proprio ieri sia arrivato dalla Casa Bianca l'invito al raìs egiziano a incontrare Barack Obama in settembre, ai margini dell'assemblea dell'Onu. Il segretario di Stato Hillary Clinton sabato sarà al Cairo e ieri in Egitto ha concluso una missione il suo vice, William Burns. Gli americani, per altro, hanno da tempo rapporti con la Fratellanza. La sfida di Morsi alla Giunta proprio in questi giorni potrebbe così essere un ballon d'essai per sondare quando Washington sia pronta a sostenere il passaggio del potere ai civili, islamici che siano. E per capire quanto i generali, che ieri si sono riuniti d'urgenza per studiare la nuova emergenza, siano disposti a difendere il loro potere. Il tutto in un Paese sempre più estenuato e impoverito, che sperava almeno in un po' di pace per festeggiare il Ramadan ormai alle porte.

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