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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.11.2011 Ecco la Turchia che piace a molti analisti perchè rappresenterebbe l'islam 'moderato'
Intellettuale pacifista armeno imprigionato. Commento di Gian Antonio Stella

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 novembre 2011
Pagina: 49
Autore: Gian Antonio Stella
Titolo: «Aiutiamo Zarakolu e il dialogo turco-armeno»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/11/2011, a pag. 49, l'articolo di Gian Antonio Stella dal titolo "Aiutiamo Zarakolu e il dialogo turco-armeno".


Ragip Zarakolu       Recep Erdogan   Gian Antonio Stella

«Chi parla ancora, oggi, dello sterminio degli armeni?», chiese Adolf Hitler ai suoi generali facendo spallucce davanti alle perplessità di qualche vecchio ufficiale della Wehrmacht perplesso («Cosa dirà di noi la storia?») davanti all'intenzione di procedere allo sterminio degli ebrei. Erano passati meno di 25 anni, dalla terza fase del genocidio compiuto in tre riprese dal 1890 al 1909 e fino al 1915.
Eppure, quasi un secolo dopo la mattanza di quel popolo che viveva da sempre in Anatolia e aveva l'unico torto di essere cristiano e in quanto tale visto dai nazionalisti turchi come una possibile «quinta colonna» dei russi, il solo ricordo di quella decimazione mai riconosciuta come tale da Ankara continua a dare fastidio. L'ultima prova, dopo le intimidazioni al Nobel per la Letteratura Orhan Pamuk, è l'arresto giorni fa (accuratamente ignorato dalla nostra diplomazia) di Ragip Zarakolu. Accusato di essere legato, con altri 43 membri dell'Unione Comunità del Kurdistan (Kck), al Pkk, il Partito dei Lavoratori curdo considerato da Ankara, che da anni tiene in carcere Abdullah Öcalan, un pericoloso gruppo terroristico.
Occhialetti da intellettuale, una matassa di capelli bianchi perennemente spettinati, una grande barba candida, giornalista, scrittore, saggista, editore di opere scomode, Zarakolu è un pacifista che da anni dà battaglia pagando di tanto in tanto il suo impegno, in particolare a favore degli armeni e dei curdi, con un paio di manette ai polsi. Chi lo conosce bene è Gabriele Nissim, fondatore nel 1982 della rivista L'Ottavo Giorno dedicata al dissenso nei Paesi del patto di Varsavia, animatore (con l'armeno Pietro Kuciukian) dell'associazione «Gariwo, la foresta dei Giusti» che premia le figure esemplari di resistenza morale ai regimi totalitari del Novecento e autore di libri importanti sull'Olocausto tra i quali L'uomo che fermò Hitler, dove racconta la storia di Dimitar Peshev, vicepresidente della Camera bulgara che riuscì a salvare gli ebrei di una nazione intera.
Nissim, che ha ospitato mesi fa l'attivista turco al Festival dei Diritti di Genova, non ha dubbi: «Escludo che Zarakolu abbia a che fare con il terrorismo». Lo sostiene anche il comunicato di «Gariwo»: «Con sua moglie Ayse Nur, in questi anni è stato uno dei grandi protagonisti del dialogo turco-armeno e una delle prime voci in Turchia che ha cercato di aprire una discussione nella società sulle dinamiche del genocidio che ancora oggi viene negato dai dirigenti del Paese».
Dal carcere Zarakolu ha fatto uscire l'elenco di alcune cose che gli hanno trovato in casa e che costituirebbero prove a suo carico: «il libro di Ender Onder intitolato Habiba, il libro di Dogan Özgüden's Giornalisti senza stato, il libro di Yüksel Genç' Processo di pace, una bozza editata del libro Il Genocidio armeno nei documenti tedeschi e la bozza di Un lavoro sulla storia orale armena. Libri «pericolosissimi», per chi ha paura delle idee...

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