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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.02.2010 Più che una smentita una conferma
Lia Origoni ha cantato per i nazisti

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 febbraio 2010
Pagina: 45
Autore: Lia Origoni
Titolo: «Io e la Scala mai ad Auschwitz»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/02/2010, a pag. 45, l'articolo di Lia Origoni dal titolo "Io e la Scala mai ad Auschwitz".

A Berlino, fra gli anni Trenta e Quaranta, esisteva un teatro di rivista chiamato Scala, omaggio a quella «vera». Da questa omonimia è nato un equivoco storico ripreso nella mostra sulla Shoah del Vittoriano: qualcuno ha pensato che nel ’43 la Scala avesse inviato un soprano, Lia Origoni, a cantare ad Auschwitz per le SS. Questa versione è stata accolta nell’articolo del «Corriere» del 27 u.s. Ma dalla testimonianza della Origoni, lucidissima novantenne, emerge un’altra verità

Leggendo l'articolo, notiamo che l'atteggiamento di Lia Origoni è ben diverso da quello assunto dal Maestro Toscanini, il quale si rifiutò di collaborare col fascismo e se ne andò dall'Italia. La Origoni invece, a cantare per i nazisti, ci andò.
Ecco l'articolo:


Lia Origoni, Arturo Toscanini

Alla fine del settembre del 1943 fui scritturata dalla signora Spadoni, agente per l’Italia di un impresario italo-tedesco per cantare alla Scala di Berlino, prestigioso teatro di rivista e canto: il contratto che ebbi in qualità di cantante avrebbe dovuto avere una durata di due mesi, ma visto il successo, si protrasse fino al dicembre del 1942, successivamente lo stesso impresario aveva programmato una tournée in varie località della Germania, della Polonia che divenne realtà solo nel 1946.

Il mio stupore e sorpresa è duplice in quanto per l’inaugurazione della Mostra al Vittoriano, alla quale ero stata invitata quale testimone dell’epoca, avevo fatto presente agli organizzatori, il dottor Nicosia della società Comunicare organizzando, e alla sua segreteria, gli errori inseriti nel documento.

Nessuno dei curatori si è informato su quanto da me descritto né tantomeno sono stata interpellata per produrre, per esempio, documenti che attestassero la mia scrittura da parte della Scala di Berlino.

Stranamente proprio dopo queste mie precisazioni l’organizzazione ha pensato bene di mettermi nelle condizioni di non poter presenziare non prevedendo la presenza di un accompagnatore che mi assistesse durante il viaggio da La Maddalena fino a Roma, viste le mie 90 primavere.

So per esperienza che «chiedere una rettifica» è a volte dare per la seconda volta una notizia, ma soprattutto so di poter essere giudicata una anziana donna che per opportunità dice di aver cantato in un altro luogo per nascondersi: chi mi conosce (purtroppo i più sono morti) sa, che se fosse accaduto, lo direi, anche perché se è vero che molti non hanno visto è anche vero che molto era ben nascosto, ma ritengo inaccettabile che un evento nazionale patrocinato dalle più alte cariche dello Stato, butti capziosamente del fango su una delle primarie istituzioni del Paese come il Teatro della Scala di Milano di cui mi onoro di essere stata una delle interpreti a partire dal 1946.

La storia non si racconta solo con i pezzi di carta che possono essere sbagliati come in questo caso, ma vive di testimonianze e di riscontri senza i quali si possono fare delle vittime eccellenti.

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