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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.09.2009 Ronchi in Israele, diplomazia al lavoro
Cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 settembre 2009
Pagina: 17
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Ronchi in Israele prova a ricucire lo strappo degli svedesi»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/09/2009, a pag. 17, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Ronchi in Israele prova a ricucire lo strappo degli svedesi ".

 Andrea Ronchi

GERUSALEMME — Va da Shimon Peres, presidente israeliano, e premette: «Il silenzio dell'Europa nei confronti della brutale repressione in Iran è un'occasione perduta».
Va da Salam Fayyad, premier palestinese, e promette: «Mi è stato chiesto di essere ambasciatore, per dire che Israele fa sul serio e vuole sedersi al tavolo della pace». Domani doveva arrivare a Gerusalemme e a Ramallah il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, primo tour della presidenza Ue. Doveva. La visita è stata cancellata, dopo le polemiche per l'articolo d'un tabloid di Stoccolma. E così il primo europeo che arriva a ricucire con Israele, uno che si occupa di Ue ed è amico fidato degl'israeliani, è Andrea Ronchi. Che critica Bildt — «incomprensibile» la sua decisione di rinunciare —, avverte come «un brutto segnale quel che è accaduto in Svezia» e spiega come la nuova strategia di Obama e la non-strategia europea siano un'occasione anche per l'Italia: «L'incontro con Peres — dice il ministro per le Politiche comunitarie — è stata un'esperienza straordinaria.
Emozionante. Un Nobel per la pace che dice: noi israeliani guardiamo all'Italia, che ha il cuore in Europa e un piede in Medio Oriente, come a un grande costruttore di ponti».
Il Muro del Pianto, la sinagoga, Yad Vashem: quello di Ronchi è un tipico pellegrinaggio finiano. Una due giorni, dicono gl'israeliani, che potrebbe fare da apripista a una prossima, prima, vera visita di Berlusconi. Il quale premier s'è fatto vedere sei anni fa in epoca Sharon, qualche mese fa a una cena con Olmert e starebbe programmando un viaggio a primavera. Da qui ad allora, non è un mistero, il dossier principale s'intitolerà Iran ed è «contro il silenzio» europeo che circola una mozione bipartisan (per il Pd l'ha firmata David Sassoli) degli europarlamentari italiani: «Teheran, qui, è la grande preoccupazione — dice Ronchi —. Non ci si sente tanto sotto attacco ma si percepisce, più che da noi in Europa, che cosa significhi un'evoluzione del fondamentalismo. Col governo di Ahmadinejad non può esserci alcun tipo di cedimento, se vengono traditi e negati anche i più piccoli diritti umani. Non ci possono essere interessi economici che tengano».
E i palestinesi? Da Fayyad, Ronchi ripete il sì italiano alla soluzione dei due Stati e il no a fondamentalismi tipo Hamas, «un problema che deve risolvere l'Autorità palestinese». Più che l'Anp, a irritare Stai Uniti e Ue sono casomai le scelte di Netanyahu sugli insediamenti in Cisgiordania: la commissaria europea Benita Ferrero-Waldner dice che queste decisioni «bloccano i negoziati»; il segretario dell'Onu, Ban Ki Moon, le considera «contro il diritto internazionale». Il ministro italiano minimizza: «Le ultime mosse sono state lette come un ulteriore strappo. Ci dev'essere comprensione. Tutte le parti in causa hanno le loro necessità». Un affondo: «Vorrei essere politicamente scorretto: quando si bruciano le bandiere israeliane e s'insulta una democrazia, io sto con gli aggrediti e non con gli aggressori.
Penso a quel che è accaduto in Svezia o a un'infame pagina dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche italiane, che sono fiero di contestare sul diritto all'esistenza d'Israele». Parole che non possono convincere il premier palestinese, quando accoglie «l'ambasciatore di pace» Ronchi: «Siamo per la politica del dialogo con Israele, senza pregiudiziali — ricorda Fayyad —. Ma il nostro obbiettivo rimane lo Stato palestinese nel 2010. E dopo le parole, da Israele mi aspetto che seguano anche i fatti».

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