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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.05.2009 La doppia faccia di Tariq Ramadan
l'analisi di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 maggio 2009
Pagina: 31
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Quanto è mite il sosia di Tariq Ramadan»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/05/2009, a pag. 31, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Quanto è mite il sosia di Tariq Ramadan ".

Tariq Ramadan numero uno va alla Fiera del libro di Torino a parlare mitemente di dialogo, ecumenica­mente di confronto, saggiamente di pace. È lui, op­pure è un omonimo il Tariq Ramadan numero due che a Rotterdam, nel grande esperimento multicul­turalista nell’Olanda dove è stato ucciso Theo Van Gogh, pre­dica che «l’omosessualità è una malattia, un disordine, uno squilibrio»? Tariq Ramadan numero uno parla a Torino di uguaglianza e diritti. Ma il Tariq Ramadan numero due ha qualcosa da obiettare all’imam Khalil al Moumni della mo­schea al Nasr di Rotterdam (sempre Rotterdam, uno e due) che lancia anatemi contro gli omosessuali «maiali peggio dei maiali» e in un libro intitolato «Il cammino del musulmano» spiega (non proprio mitemente, ecumenicamente, saggia­mente) che agli omosessuali si deve staccare la testa e farla spenzolare dall’edificio più alto della città?
Tariq Ramadan numero due (non il sosia numero uno te­nero e conciliante che viene ascoltato a Torino) dice, sempre a Rotterdam, che le donne «devono tenere lo sguardo fisso a terra per la strada». Forse sarà contento perché, come si ap­prende da uno strepitoso reportage di Giulio Meotti da Rot­terdam pubblicato dal Foglio, lo Zuidplein Theatre, «uno dei più prestigiosi in città», un teatro modernista in passato «fiero di rappresentare la diversità cultu­rale di Rotterdam», un teatro che «riceve i fondi dal Comune ed è guidato dal musulmano e figlio di imam Ahmed Abouta­leb, tre settimane fa ha consenti­to di formare un’intera balcona­ta riservata alle sole donne, in nome della sharia». Sarebbe in­teressante sapere se Tariq Ramadan numero due trova giusto che un prestigioso teatro finanziato con le sovvenzioni comu­nali possa accettare l’apartheid per le donne riservando loro alcune file affinché stiano lontane dall’impurità, dal peccato, dalla violazione comportamentale della legge coranica. È un buon viatico per l’integrazione? Oppure è un passo che con­trasta con tutta la storia e l’identità aperta e tollerante del­l’Olanda? E che cos’è l’Olanda se un un consigliere comunale musulmano dell’erasmiana Rotterdam propone di disegnare in diversi punti della città — dunque nel luogo più pubblico e «aconfessionale» che esiste in una città: la strada — «segna­li che indichino come inginocchiarsi in direzione della Mec­ca »?
«Allah ha una regola: se cerchi di attrarre l’attenzione attra­verso il tuo aspetto e l’uso del profumo o i tuoi gesti, non sei nella direzione spirituale corretta». Sono le parole, registrate in una videocassetta, che secondo una rivista gay olandese Tariq Ramadan numero due ha pronunciato durante una del­le sue lezioni a Rotterdam. Tariq Ramadan numero uno non le consegnerà mai al pubblico di Torino: lo sdoppiamento di personalità è troppo radicale per consentirglielo, forse.

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