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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.05.2009 Roxana Saberi: oggi inizia il processo d'appello
La giornalista americana è detenuta in carcere da 99 giorni, accusata di spionaggio dal regime iraniano

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 maggio 2009
Pagina: 16
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Iran, Roxana in tribunale per l’appello»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/05/2009, a pag. 16, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Iran, Roxana in tribunale per l’appello ":

Dopo 99 giorni nella prigione di Evin, 13 dei quali in sciopero della fame (sospeso lunedì), Roxana Saberi dovrebbe apparire oggi alle 9 del mattino davanti alla Sezione 17 della Corte d’appello di Teheran. La Corte riesaminerà la condanna della giornalista irano-americana a 8 anni di carcere per spionaggio in favore degli Stati Uniti.
Americana in chador (nero a fiori bianchi, la sua divisa da prigioniera), col suo lavoro Roxana cercava di promuovere i rapporti tra i due mondi cui appartiene, gli Stati Uniti e l’Iran. Ma è stata usata proprio da chi è contrario alla ripresa del dialogo tra i due paesi, nemici da 30 anni. L’avvocato Khorramshahi punta su un documento di 15 pagine per difenderla: è ottimi­sta. Pubblico e stampa non sa­ranno ammessi in aula (ma vi potrebbero essere rappresen­tanti dell’Ordine degli avvoca­ti). Le associazioni per la libertà di stampa chiedono un proces­so trasparente. Digiunano per solidarietà 380 volontari di tut­to il mondo.
Il caso, tuttavia, è politico, di­cono gli esperti. Roxana è una pedina di una partita politica le­gata all’elezione di Obama ne­gli Stati Uniti e alle prossime elezioni iraniane del 12 giugno. Era in Iran dal 2003. Le sue cre­denziali di giornalista erano sca­dute nel 2006, ma è stata arre­stata solo adesso. «Bisogna chiedersi: 'Chi ne trae benefi­cio?' », dice al telefono da To­ronto Ramin Jahanbegloo, 47 anni, filosofo iraniano con citta­dinanza canadese che come Ro­xana fu arrestato, accusato di spionaggio e rinchiuso a Evin nel 2006. Era un importante at­tivista in Iran benché non schie­rato politicamente («essere filo­sofo vuol dire essere dissiden­te »). Dopo oltre quattro mesi di interrogatori, in isolamento, senza avvocato, fu liberato do­po un appello di 400 intellettua­li e dell’Ue. E’ convinto che acca­drà lo stesso a Roxana, come lui un «obiettivo facile». «Le au­torità usarono il mio arresto per fare pressione sulla società civile, porre fine ai contatti tra iraniani e mondo esterno. Allo­ra c’era la Rice che parlava di ri­voluzione di velluto». Ora c’è Obama a Washington. «E’ stata accusata di spionaggio subito dopo che Obama offrì agli ira­niani un 'nuovo inizio' - dice il filosofo - . Khamenei e Ahmadi­nejad per ora frenano sul dialo­go. Continuano la partita di po­ker condotta con Bush perché credono di avere ottime carte in mano: Hamas, Hezbollah, gli sciiti in Iraq. E anche col caso Saberi i conservatori si metto­no in posizione di forza. Ha por­tato a un passo indietro nei pro­gressi diplomatici. Ma alla fine verrà rilasciata. L’importante è che Obama non ceda ai falchi di Washington che gli chiedono di chiudere il dialogo».
Il 12 giugno i due sfidanti «ri­formisti » contro Ahmadinejad alle presidenziali — il religioso Karroubi e l’ex premier (poi ar­tista) Mousavi, registratisi ieri — promettono il «cambiamen­to »: apertura agli Usa e lotta a disoccupazione e inflazione. Nonostante la gestione disastro­sa, Ahmadinejad «può vincere, se lo appoggia Khamenei», dice Jahanbegloo. Ma Mousavi po­trebbe rivelarsi l’Obama irania­no. O per lo meno hanno tre co­se in comune. «E’ un centrista: attira sia riformisti che conser­vatori ». Potrebbe vincere pun­tando sull’economia. «Da pre­mier, durante la guerra Iran-Iraq, nonostante le sanzio­ni, riuscì ad andare avanti per anni: le sue promesse sono cre­dibili ». Inoltre: «Vincerà se sa­prà mobilitare i giovani: 25 mi­lioni di elettori. La loro assenza alle urne nel 2005 decise la vit­toria di Ahmadinejad».

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