Hamas rapì il 19nne Nachshon Wachsman nel 1994. E lo uccise crudelmente, dopo averne filmato la prigionia. Francesco Battistini racconta l'incontro della sua famiglia con quella di Gilad Shalit. Se la sentenza del tribunale americano è una cosa seria, allora Ahmadinejad dovrebbe fare attenzione quando viaggia fuori dall'Iran. Ecco l'articolo sul CORRIERE della SERA di oggi, 29/03/2009 a pag.11, dat titolo " Israeliano ucciso, il giudice condanna l'Iran ".
GERUSALEMME — Saldate il soldato Wachsman. 25 milioni di dollari, più gl'interessi. «Non ce l'aspettavamo», dice Esther davanti al candelabro nel tinello di casa, quartiere German Colony. Esther accende una candela tutti i giorni, da quindici anni: «Non ho più dormito una notte intera, da allora». Allora fu il 9 ottobre 1994, quando Hamas le rapì il figlio, il caporale Nachshon Wachsman, 19 anni, e tempo una settimana l'ammazzò. La vita di Esther e degli altri sei figli andò in pezzi: lei nella tormenta degli psicofarmaci, un fratello di Nach in tre tentati suicidi. Come ricostruirsi? Per un po', i Wachsman fecero da sé. Nel 2006, grazie al doppio passaporto, israeliano e americano, si rivolsero a un giudice degli Stati Uniti per farsi risarcire da chi aveva mandato gli assassini di Nach. La corte americana ha indagato, valutato, infine deciso: poiché dietro Hamas c'è la Repubblica islamica d'Iran, saranno gli ayatollah a dover pagare i 25 milioni alla famiglia di Nach. La sentenza, letta venerdì dal giudice Ricardo Urbina, è più che altro simbolica. In tre anni d'udienze, nessun rappresentante di Ahmadinejad s'è mai presentato in aula. E il danno è un conteggio sulla carta: «Non è chiaro se la famiglia vedrà mai un soldo — riconosce Michael Jacobson, già consulente del governo americano per le questioni finanziarie legate al terrorismo —. Storicamente, in questi casi è molto difficile ricevere quanto dovuto». Resta il precedente, però: «Anche le vittime di Lockerbie non speravano di poter ricevere un indennizzo dalla Libia...». E soprattutto il momento: una condanna così pesante, nel momento in cui l'amministrazione Obama sta cercando un canale di dialogo con Teheran. Nessuno ha dimenticato il caso Wachsman, in Israele. Il ragazzo fu preso da un gruppo di terroristi, travestiti con kippah e cappelli neri da ebrei ortodossi, mentre aspettava un amico su un marciapiede dalle parti di Lod. Con un van a nolo, targa israeliana, fu portato in una casa a nord di Gerusalemme, a Bir Nabala, e qui filmato. La richiesta fu la liberazione dello sceicco Ahmed Yassin e di 400 prigionieri di Hamas. Ma il video (errore che Hamas non avrebbe più ripetuto) permise a una squadra speciale israeliana, l'unità Sayeret Matkal, d'individuare la prigione e d'intervenire. Il blitz fu sanguinoso: mentre i soldati facevano brillare la porta blindata, i carcerieri ammazzarono Nach, e nello scontro morirono un capitano dell' esercito e tre terroristi. L'inchiesta accertò che i sequestratori s'erano addestrati e avevano ricevuto soldi, armi, protezioni in Iran: di qui, la decisone del giudice americano. Dice Esther: «Gli assassini di mio figlio ora sono nella lista dei prigionieri che Hamas vuole in cambio di Gilad Shalit», ovvero del caporale ostaggio da più di mille giorni. «Quando penso ai genitori di Gilad, penso d'essere stata fortunata: il mio incubo durò solo una settimana ». Ma è giusto che quelli escano? «Se serve, sì. Vadano dove vogliono. All'inferno. Ma almeno, che non facciano a Gilad quel che fecero al mio ragazzo».
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