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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.01.2009 Il Vaticano riammette il vescovo negazionista
l'indignazione di Renzo Gattegna e di Vito Mancuso, le giustificazioni di Gianni Baget Bozzo

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 gennaio 2009
Pagina: 6
Autore: Bruno Bartoloni -Lorenzo Salvia - Maria Antonietta Calabrò - Al. T.
Titolo: «Il Papa perdona i lefebvriani È scontro sul «negazionista» - Il tradizionalista: mai esistite le camere a gas - Riabilitazione terribile Come hanno potuto? - Troppa disinvoltura, consiglieri incompetenti - La decisione è giusta, ricomposto uno scisma»
Da pagina 6 del CORRIERE della SERA del 25 gennaio 2009, la cronaca di Bruno Bartoloni "Il Papa perdona i lefebvriani È scontro sul «negazionista»":
 
CITTÀ DEL VATICANO — È ufficiale: l'ultimo scisma fra cristiani, quello dei tradizionalisti di monsignor Marcel Lefebvre, è rientrato. Benedetto XVI ha rimosso la scomunica «latae sententiae » lanciata da Giovanni Paolo II contro l'ormai scomparso arcivescovo francese ribelle e contro i quattro presuli da lui consacrati il 30 giugno 1988. La decisione di Benedetto XVI, proprio alla vigilia del «Giorno della Memoria», ha però indignato il mondo ebraico per il recupero dell'arcivescovo negazionista britannico Richard Williamson.
A chi glielo ha fatto presente, il portavoce vaticano padre Lombardi ha replicato: «la revoca della scomunica non c'entra assolutamente nulla» e non significa «sposare le idee e le dichiarazioni » di monsignor Williamson «che vanno giudicate in sé». Ma il 68enne presule londinese ex anglicano, che dirige attualmente un seminario tradizionalista in Argentina, non è uno che ci va leggero. Va ripetendo da anni il ritornello: «Neppure un ebreo è stato ucciso nelle camere a gas. Sono tutte menzogne, menzogne, menzogne. Gli ebrei hanno fabbricato l'Olocausto».
«Che mi venga a trovare chi nega l'Olocausto», gli ha risposto Nissim Alhadeff, un medico italo-greco sopravvissuto ad Auschwitz. Ma la reazione più dura è arrivata dal rabbino David Rosen, presidente del Comitato ebraico per i rapporti interreligiosi.
«La scelta del papa contamina la Chiesa e il Vaticano minaccia così il futuro della storica riconciliazione — ha accusato Rosen — con il popolo ebraico;, nell'accogliere un negazionista chiaramente antisemita nella Chiesa cattolica senza alcune ritrattazione da parte sua il Vaticano si è fatto beffa del ripudio e della condanna commovente ed impressionante dell'antisemitismo fatti da Giovanni Paolo II». «Nubi minacciose sembrano addensarsi sul dialogo ebraico cristiano», ha commentato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
L'imbarazzo risentito del mondo ebraico era già stato provocato due anni fa dalla concessione di Benedetto XVI ai cattolici fedeli ma tradizionalisti di celebrare la messa in latino, compresa la liturgia del Venerdì Santo con la preghiera per la conversione degli ebrei, anche se non più “perfidi” come nel passato.
Tecnicamente l'operazione è impeccabile. I quattro vescovi succeduti a monsignor Lefebvre hanno sottoscritto lo scorso 15 dicembre una dichiarazione di fedeltà alla Chiesa di Roma. Cade, o almeno dovrebbe cadere, il rischio che procedano alla consacrazione di nuovi vescovi, un gesto che aveva messo fuori della comunione l'arcivescovo francese e le sue quattro creature episcopali. Per la Chiesa cattolica i vescovi consacrati da altri vescovi sono successori degli apostoli a tutti gli effetti, anche se illeciti perché privi dell'autorizzazione del pontefice. Dal rischio di una moltiplicazione di pastori tutti assolutamente validi, la Chiesa si difende con la scomunica e la denuncia di scisma.
Oltre a monsignor Williamson, i vescovi assolti dalla scomunica sono il successore di monsignor Lefebvre e attuale superiore generale della “Fraternità San Pio X”, lo svizzero cinquantenne Bernard Fellay, l'aristocratico francese savoiardo sessantatreenne Bernard Tissier de Mallerais e l'aristocratico argentino d'origine spagnola Alfonso de Gallareta, 51 anni, tutti e tre residenti a Econe in Svizzera, sede centrale della “Fraternità” che conta nel mondo, secondo il Vaticano, 600.000 fedeli, quasi 500 sacerdoti e 300 religiosi e religiose, con oltre 700 istituzioni e luoghi di culto a loro disposizione.

Di Lorenzo Salvia "Il tradizionalista: mai esistite le camere a gas":

ROMA — Dice che le donne farebbero meglio a portare la gonna, che il Vaticano è «sotto il potere di Satana », che la musica si è fermata a Beethoven. E, con la stessa sicurezza, che le camere a gas non sono mai esistite. Lo ripete da tempo Richard Williamson, uno dei vescovi lefebvriani che dopo la scomunica potrà sperimentare l'indulto. La prima volta in Canada, 20 anni fa, e non se ne accorse nessuno. L'ultima adesso, quando la notizia del perdono era già nell'aria. E se ne sono accorti tutti, compresa la procura tedesca di Regensburg che ha aperto un'inchiesta. Intervista registrata a novembre in Germania e trasmessa da una tv svedese. Libreria sullo sfondo, crocefisso su tonaca nera, clima cordiale: «Le camere a gas non sono mai esistite. Penso che dai 200 ai 300 mila ebrei sono morti nei campi di concentramento, ma nessuno così».
Negazionista due volte: sulle camere a gas e sul numero dei morti, che sono stati 6 milioni. Con pragmatismo anglosassone — è nato in Inghilterra 58 anni fa e si è anche laureato in literature a Cambridge — Williamson la mette sul piano tecnico: «Le camere a gas sono molto pericolose. Hanno bisogno di una ciminiera altissima per far evacuare il gas, altrimenti ucciderebbero anche chi entra dopo. Ma quelle ciminiere non c'erano nei campi tedeschi. Sarebbero state rischiose perché la loro ombra poteva essere avvistata dai bombardieri». Correttamente, monsignore si affretta a precisare che non è tutta farina del suo sacco. La tesi è di Fred Leucthter, pioniere del cosiddetto negazionismo tecnico, uno che definì la spedizione ad Auschwitz il suo «viaggio di nozze». Per il suo grand tour di formazione, invece, Williamson scelse l'Africa. In Gabon incontrò pure Albert Schweitzer, il missionario tedesco Nobel per la pace. Nel seminario di Nuestra Senora Corredentora, dove Williamson vive vicino a Buenos Aires e dove adesso sta pregando, raccontano che con Schweitzer monsignore discuteva spesso di musica. Forse solo di quello. Parlando dell'olocausto, Williamson dice che «è stato molto sfruttato. La Germania ha speso milioni di marchi per il senso di colpa di aver ucciso sei milioni di ebrei. Ma questa cosa non è vera».
A chi tira le somme e gli dà dell'antisemita lui risponde che si basa «sulle prove non sulle emozioni». Ma nell'intervista dello scandalo forse anche lui si è accorto di averla detta grossa: «Attenzione, questo in Germania è contro la legge. Se qui dietro ci fosse un poliziotto mi potrebbe portare in prigione prima che io lasci la Germania. Spero non sia la sua intenzione», dice all'intervistatore e manca poco che non ci scappi pure una risata. Eppure negli incontri pubblici monsignor Williamson è sempre seriosissimo. Tra gli ultras della tradizione, lui è considerato il più rigido dei tradizionalisti. Contro il dialogo interreligioso, contro la messa in volgare, contro il Concilio Vaticano II che aprì la Chiesa alla società, contro le chitarre in Chiesa con l'unico vezzo di una pagina (poco aggiornata) su Facebook. Non parlategli di scisma, però. «Non siamo stati noi ad andare via ma il resto della Chiesa ad allontanarsi dalla verità». Più o meno la versione teologica di quella vecchia battutaccia da bar: «Non sono io che sono razzista. Sono loro che sono negri».

L'intervista di Maria Antonietta Calabrò a Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane "Riabilitazione terribile Come hanno potuto? ":


ROMA — Prima la vicenda della «preghiera del Venerdì Santo», della messa tridentina e del messale di San Pio V, poi la revoca della scomunica ai quattro vescovi, tra i quali l'inglese Williamson, negazionista dell'Olocausto: la ricomposizione dell'ultimo scisma cristiano, quello di monsignor Lefebvre, sembra procedere parallelamente al deterioramento dei rapporti tra cattolici ed ebrei. L'avvocato Renzo Gattegna da due anni e mezzo è il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) che rappresenta gli ebrei italiani nei confronti delle istituzioni e delle autorità italiane ed estere.
Che giudizio dà del fatto che il Papa ha tolto la scomunica anche a Williamson?
«È terribile che un vescovo che nega la Shoah venga legittimato e riabilitato dal Papa».
È terribile per gli ebrei?
«Non solo per il popolo ebraico, ma per tutta l'umanità. Negare l'Olocausto è una cosa che riguarda non solo noi, ma la storia e l'intero genere umano. E poi, veramente non capisco, come possa essere riammesso alla piena comunione con Roma una persona che contraddice documenti fondamentali del Concilio».
Questo non è il primo caso recente di frizione tra ebrei e Vaticano. Ieri anche il rabbino Rosen che guida il Comitato per il dialogo con i cattolici è stato particolarmente duro: ha detto che è «una decisione che contamina la Chiesa».
«Non si può negare che ci sia un momento di pausa, di riflessione nel dialogo tra ebrei e cattolici. Noi aspettiamo che si creino i presupposti per ripristinare una pari dignità tra le due parti».
È per questo che martedì prossimo in Italia non ci sarà la preghiera comune in occasione della giornata della Memoria?
« È per questo. Anche in relazione al vescovo lefebvriano negazionista, noi, prima di prendere una decisione aspettiamo di vedere quali reazioni ci saranno nel mondo cattolico».
Il portavoce vaticano, padre Lombardi, ha precisato che la «revoca della scomunica non c'entra assolutamente nulla» con le posizioni espresse da Williamson e che questa «non ha nessun rapporto con le personali posizioni criticabilissime di una persona» . È d'accordo?
« Non compete a me esprimere un'opinione sulla revoca della scomunica in quanto tale, che è un fatto interno alla Chiesa. Detto questo però aspettiamo un atto concreto delle istituzioni della Chiesa in relazione ad affermazioni inaccettabili che non sono in linea con le opinioni della stessa Chiesa e con la sua tradizione».
Lei insomma chiede una presa di posizione della Chiesa nei confronti del vescovo Williamson?
«Sì: mi auguro che da parte della Chiesa si compiano atti concreti nei confronti di questa persona

Sempre di Maria Antonietta Calabrò, l'intervista al teologo cattolico Vito Mancuso "Troppa disinvoltura, consiglieri incompetenti ":

ROMA — «Delle due l'una: o sono degli sprovveduti che procedono con clamorose gaffe, errori e cadute.
Oppure c'è un disegno preciso: vogliono arrivare consapevolmente, passo dopo passo, alla restaurazione». Per il teologo Vito Mancuso, dell'università San Raffaele di Milano, la decisione del Papa di estendere la revoca della scomunica anche al vescovo negazionista «è come minimo approssimativa». Secondo Mancuso «c'è una totale mancanza di proporzione tra il rigorismo sui temi bioetici, perseguito con un'intransigenza, direi gelida nei confronti dell'umanità delle persone e del loro dolore» e scelte dottrinarie «compiute senza troppo pensarci su, suggerite da consiglieri incompetenti». Mancuso contrappone questa gestione nei confronti degli ebrei ai «gesti formidabili di Giovanni Paolo II ».

L'intervista a Gianni Baget Bozzo che, non sorprendentemente, approva la decisione vaticana di riammettere Williamson insieme agli altri seguaci di  Lefebvre "La decisione è giusta, ricomposto uno scisma":

ROMA — «Ha ragione padre Lombardi». Don Gianni Baget Bozzo è un sostenitore degli insegnamenti teologici di papa Ratzinger da molti anni. E anche questa volta, in occasione della revoca della scomunica ai quattro vescovi ultratradizionalisti, ordinati da Marcel Lefebvre il 30 giugno 1988, sostiene le ragioni del Pontefice. Anche se tra i quattro c'è chi, come Richard Williamson, ha negato le camere a gas e la shoah: «Certamente il Papa non ha inteso ratificare l'opinione del vescovo — spiega Baget Bozzo —. È evidente che la revoca è stata fatta alla comunità lefebvriana in quanto tale, non ai singoli». Perché, aggiunge, «dal punto di visto canonico si era verificato uno scisma vero e proprio e il Papa non ha fatto altro che riammettere nella Chiesa il corpo separato. Non poteva certo escludere un singolo». Una decisione condivisibile, per Baget Bozzo: «Evidentemente il Pontefice ha pensato che le opinioni dei vescovi sono molto cambiate da quei tempi».

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