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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.09.2008 Ahmadinejad non vuole essere paragonato ad Hitler, si accontenta di imitarlo
accuse iraniane all'Italia dopo che Berlusconi ha accostato il tiranno iraniano a quello tedesco: cronache e opinioni

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 settembre 2008
Pagina: 11
Autore: Viviana Mazza - Paola Di Caro - Maria Antonietta Calabrò
Titolo: «Dall'Iran accuse contro l'Italia «Berlusconi, parole indegne» - «Ahmadinejad respinge ogni dialogo» - «Eccessi da entrambe le parti» - «Bene il premier: quello è un dittatore»»
Diversi articoli pubblicati dai quotidiani del 22 settembre 2008 sono dedicati alle accuse all'Italia da parte dell'Iran, in seguito alla dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che ha paragonato Ahmadinejad a Hitler, e alle opinioni di diversi esponenti del mondo politico italiano.
Su La REPUBBLICA,  Alberto Mattone intervista l'onorevole Marco Follini del Pd, membro della Commissione Esteri della Camera, che cerca di non sbilanciarsi:

I paragoni storici sono sempre un po' scivolosi e l'accostamento a Hitler non è un prodigio di democrazia. Detto questo, faccio parte del partito che condanna Ahmadinejad e che vorrebbe evitare cedimenti ed equivoci in materia.

("Accostamento scivoloso ma condivido la condanna", pagina 11)

A sbilanciarsi sono invece Stefania  (sottosegretario agli Esteri) e Bobo Craxi (stessa posizione nel governo Prodi).
Sempre Mattone ("Italia-Iran, è crisi su Ahmadinejad", ancora a pagina 11) riferisce la dichiarazione della prima

Ahmadinejad sta conducendo il suo popolo in un vicolo cieco

e quella del secondo, incline all'appeasement

Berlusconi ha esagerato, non siamo gli Usa, è inutile fare la faccia feroce con l'Iran. Serve solo a farsi nuovi nemici.

L'Italia, pare di capire, dovrebbe essere invece amica di tutti. Anche di chi con parole e atti concreti promuove un genocidio nucleare.

Dal CORRIERE della SERA, riportiamo per intero la cronaca di Viviana Mazza:

Parole «assurde» e «indegne del popolo italiano e della sua ricca cultura». L'Iran protesta ufficialmente con l'Italia per le parole pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Parigi martedì scorso. Mentre riceveva il premio «Uomo dell'anno» dall'associazione sionista Keren Hayesod, Berlusconi aveva paragonato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad a Hitler. «Credo che dovremmo avere tutti la massima attenzione verso le follie di chi arriva a dire che bisognerebbe cancellare Israele dalle carte geografiche», aveva detto Berlusconi. Chiaro riferimento ad Ahmadinejad. «Già una volta c'era un tal signore che all'inizio sembrava un democratico e che poi ha fatto quello che ha fatto — aveva aggiunto — e voi sapete a chi mi riferisco».
Ieri il numero due dell'ambasciata italiana a Teheran, Alessandro Monti, è stato convocato presso il ministero degli Esteri iraniano per ricevere una nota di protesta. «Le parole pronunciate da Silvio Berlusconi dimostrano il suo carattere debole e non sono degne di un paese come l'Italia», ha detto il portavoce della diplomazia iraniana Hassan Qashqavi. Ha definito quello di Berlusconi «un atteggiamento non equilibrato che va oltre le regole protocollari per un capo europeo». «Dichiarazioni non ponderate e servili nei confronti del sionismo sono tipiche del primo ministro italiano e spesso pronuncia parole e concetti privi di logica e senso», ha aggiunto. La Farnesina ha ribattuto che «l'Italia auspica che l'Iran, depositario di una grande cultura millenaria, adotti un approccio politico-diplomatico costruttivo e assuma un atteggiamento più responsabile in campo internazionale ». Nel 2005, Ahmadinejad disse che Israele deve essere «cancellata dalle carte geografiche». In seguito ha predetto la «scomparsa » dello Stato ebraico. Interrogato giovedì scorso dal canale di stato Press Tv, ha spiegato che non intende dire che l'Iran cancellerà Israele. «No. Succederà quando i palestinesi avranno i loro diritti e li eserciteranno. Dov'è l'Unione Sovietica? L'Unione Sovietica è stata cancellata dalle mappe».
A giugno, quando Ahmadinejad si recò al vertice Fao a Roma, non fu ricevuto da alcun esponente del governo italiano. E l'altro ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini ha ipotizzato l'adozione di nuove sanzioni contro l'Iran perché «rifiuta il negoziato» sul dossier nucleare. L'Italia è al momento tra i Paesi dell'Unione europea il primo partner commerciale del-l'Iran, con un interscambio di 5,7 miliardi di euro nel 2007.

Le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano:

ROMA — ( p.d.c.) «Quello che il governo italiano pensa sulla negazione dell'Olocausto, o sul fatto che Israele vada "cancellato dalle carte geografiche" è stato espresso più volte. E il premier a Parigi ha detto quello che riteneva giusto. Abbiamo preso atto della nota di protesta, ma non c'è molto da aggiungere». È fermo e netto il ministro degli Esteri: non servono atti formali, né tantomeno scuse. «Noi — spiega Franco Frattini — non ce l'abbiamo con l'Iran, non abbiamo alcuna ostilità verso quel popolo e crediamo che bisogna ancora cercare una strada per negoziare con Teheran». Ma se questo è arduo, è perché Ahmadinejad «ha rifiutato il dialogo, si esprime in modo aggressivo, e con quelle sue uscite crea in noi delusione, sconcerto, rabbia».
Motivo per cui, i rapporti politici si sono fatti negli ultimi tempi molto difficili: «Non sono certo casuali gli annullamenti di visite e incontri, anche recenti, con il presidente iraniano, e tutto nasce da certe prese di posizione inaccettabili».

Il CORRIERE pubblica anche un' intervista a Lamberto Dini, per il quale, vi sono stati "eccessi da entrambe le parti" e l'Iran non costituisce un vero pericolo per l'esistenza di Israele, perché le parole di Ahmadinejad sono presentate "ad uso interno".
Una rassicurazione molto comoda, per chi vuole continuare a intrattenere rapporti con il regime di Teheran come se niente fosse, ma molto poco credibile. L'odio per Israele, le aspettative apocalittiche, la disponibilità ad imporre il "martirio"  a milioni di iraniani, fanno di Ahmadinejad e della Repubblica islamica un pericolo assolutamente reale:


ROMA — Secondo uno come lui, che da premier come da ministro degli Esteri, da senatore come da presidente della Commissione Esteri sia in governi di centrosinistra che (oggi) di centrodestra si è sempre speso per una politica di dialogo con l'Iran, lo scontro diplomatico tra il governo di Teheran e Berlusconi è considerato «un fatto da circoscrivere, una cosa che si chiude qui».
Niente drammatizzazioni dunque, presidente Lamberto Dini?
«Ma no, mi sembra piuttosto uno scambio di battute andato sopra le righe. Eccessi da entrambe le parti».
Da entrambe le parti?
«Beh, a quanto ho potuto leggere c'è stata da parte del presidente Berlusconi una sorta di equiparazione di Ahmadinejad a Hitler...».
Il presidente iraniano ha negato l'Olocausto, vorrebbe «cancellare» Israele dalle carte geografiche.
«Espressioni gravi ovviamente, ma bisogna tener conto che vengono pronunciate ad uso interno, non sono realistiche ».
Però la reazione di Teheran è stata molto dura.
«Il fatto è che l'Iran tiene molto a mantenere rapporti di collaborazione con l'Italia — che è il suo primo partner economico e ha avuto posizioni equilibrate come si è visto anche nella crisi georgiana — e dunque non si aspettava certi giudizi e ha reagito così».
Reazione giustificata?
«Teheran deve capire che l'Italia è totalmente allineata con l'Unione Europea nel pretendere risposte sul vero punto della questione, e cioè il programma nucleare iraniano, che non è affatto chiaro se sia mirato solo a un rifornimento di energia elettrica o alla volontà di detenere l'ordigno nucleare. Su questo, non si transige: la nostra linea è quella europea, coesa e forte».

Consensi  aperti alle dichiarazioni di Berlusconi anche da alcuni esponenti dell'opposizione. Intervistato dal MATTINO , li esprime Gianni Vernetti, del Pd,sottosegretario agli esteri del governo Prodi.
Dal CORRIERE, riportiamo invece un'intervista a Marco Cappato:


ROMA — «Ahmadinejad è un dittatore sanguinario, violento e feroce e quindi Berlusconi ha fatto bene a chiamare le cose con il loro nome», dice Marco Cappato, radicale, deputato europeo e in passato responsabile del Partito Transnazionale alle Nazioni Unite, dove si è impegnato nella campagna per l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale.
Berlusconi ha ragione a dire che Ahmadinejad è come Hitler?
«Sì, opprime il suo popolo in modo feroce e costituisce una minaccia per Israele e per la pace mondiale».
Le parole del premier sono una novità per l'Italia?
«Esprimono quello che chiamerei un «riposizionamento » della tradizionale politica estera italiana nei confronti dell'Iran. Noi le apprezziamo».
A New York si sta per aprire l'assemblea generale dell'Onu: Ahmadinejad è già in viaggio. Ci sarà anche Berlusconi: che dovrebbe fare il premier italiano? «Un passo avanti: in modo che il riposizionamento da giudizio politico possa diventare un atto che porti delle conseguenze ».
Quale passo?
«Una proposta istituzionale per far entrare Israele nella Unione Europea. Sarebbe un atto di coraggio. Se così fosse, il dittatore iraniano minacciando Israele, minaccerebbe l'Europa. Allora sì, che potremmo dire: "Israele siamo noi". Non ci sarebbe più posto per la retorica del "siamo tutti berlinesi". E al tempo stesso aiuteremmo la classe politica israeliana ad uscire dall'involuzione in cui è caduta, percorsa com'è dagli scandali che hanno travolto Olmert».
Cosa offrite voi radicali a Berlusconi?
«Se Berlusconi vuole fare questa battaglia di far entrare Israele nella Ue, ci saremo anche noi».

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