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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.07.2008 Sergio Romano difende i silenzi di Pio XII
una scelta che non stupisce

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 luglio 2008
Pagina: 33
Autore: Sergio Romano
Titolo: «La Chiesa nell'Italia del 43, le ragioni della neutralità»

Non stupisce che Sergio Romano, sul CORRIERE della SERA del 23 luglio 2008, difenda i silenzi di Pio XII sul nazismo.

Muovendo da un'ipotesi tutt'altro che dimostrata (
 "Se il Papa avesse condannato la Germania nazista ed esortato gli italiani alla lotta, Hitler avrebbe ordinato il suo arresto"), Romano ne estende indebitamente la portata fino a definire "umiliante sacrificio" la mancata condanna della "razzia tedesca nel ghetto di Roma e la deportazione di 1024 ebrei nell'ottobre del 1943"

Pio XII finisce così per essere non solo assolto, ma anche proclamato martire per i suoi silenzi.

 Esiti estremi che, ribadiamo,   non stupiscono, dalla penna di chi come Sergio Romano disinforma costantemente su Israele e gli ebrei.

Ecco il testo della domanda di un lettore del Corriere  e della risposta di Romano:

Mi colpisce, e non la capisco, l'assenza di una chiara politica vaticana durante l'occupazione tedesca e la Resistenza in Italia. Molti preti coraggiosi, appartenenti al basso clero, aiutarono i partigiani e diedero un contributo importante alla guerra di liberazione. Le maggiori gerarchie ecclesiastiche, invece, mantennero un silenzio che ancora oggi mi stupisce. Il Vaticano aveva due possibilità: la resistenza patriottica all'invasore nazista, oppure l'acquiescenza allo stato di fatto. In Italia, mi corregga se sbaglio, non fu scelta né l'una né l'altra: a dimostrare una netta presa di posizione furono soltanto le centinaia di parroci che lungo la penisola trasformarono le loro canoniche in depositi d'armi e spesso furono essi stessi a spronare le popolazioni e organizzare la guerra di liberazione. Appare stridente la contraddizione.
Può aiutarmi a capire la condotta del Vaticano?
Michele Toriaco
Torremaggiore (Fg)
Caro Toriaco,
A
lei spiace, evidentemente, che la Chiesa cattolica non abbia preso, dopo l'armistizio italiano dell'8 settembre 1943, una posizione netta. Avrebbe dovuto sostenere il movimento di liberazione, incoraggiare gli italiani alla resistenza e manifestare pubblicamente la sua disapprovazione per la politica del Terzo Reich. Cercherò di risponderle immaginando, anzitutto, che cosa sarebbe accaduto se la Santa Sede avesse seguito questa linea, e ricordando in secondo luogo quale fu effettivamente la sua posizione in quei mesi.
Se il Papa avesse condannato la Germania nazista ed esortato gli italiani alla lotta, Hitler avrebbe ordinato il suo arresto. Questa possibilità era già stata presa in considerazione e sarebbe stata realizzata nel giro di poche ore. Lei potrebbe osservare che due Papi, Pio VI e Pio VII, erano stati prigionieri di Napoleone (il primo morì in prigionia) e che la persecuzione del pontefice avrebbe dato lustro all'immagine della Chiesa nel mondo. Forse, sui tempi lunghi. Ma sui tempi brevi la guerra di Hitler contro Pio XII sarebbe stata la guerra della Germania nazista contro la Chiesa cattolica in tutti i territori occupati dai tedeschi e probabilmente in quelli occupati dai giapponesi in Asia. Le proprietà ecclesiastiche sarebbero state per tutta la durata del conflitto, il ministro britannico presso la Santa Sede D'Arcy Osborne, che aveva frequenti contatti con il segretario di Stato cardinale Maglione, e un diplomatico americano, Harold H. Tittmann jr, che rappresentava l'inviato speciale di Roosevelt Myron Taylor, allora residente a Ginevra. Questa neutralità formale le impose molti umilianti sacrifici, fra cui quello di astenersi dal condannare la razzia tedesca nel ghetto di Roma e la deportazione di 1024 ebrei nell'ottobre del 1943. Ma le permise di conservare intatta la rete delle proprie attività spirituali, educative e assistenziali. Se la Chiesa non li avesse coperti con la sua formale neutralità, i parroci di cui lei parla nella sua lettera, caro Toriaco, sarebbero stati tutti in un campo di concentramento e non avrebbero potuto aiutare nessuno.

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lettere@corriere.it

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