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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.03.2008 Strage del terrorismo palestinese in una scuola rabbinica di Gerusalemme
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 marzo 2008
Pagina: 2
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Sangue su Gerusalemme Strage alla scuola religiosa»
Dal CORRIERE della SERA del 7 marzo 2008, una cronaca di Davide Frattini sull'attentato a Gerusalemme nel seminario Merkaz HaRav:

GERUSALEMME — Le aule delle scuole religiose non sono mai vuote. Neppure di notte. La biblioteca del seminario Merkaz HaRav, alle porte di Gerusalemme, è affollata di studenti. L'assalitore è armato di fucile mitragliatore, entra sparando. Uccide otto ragazzi, ne ferisce oltre trenta. Qualcuno di loro è armato, risponde al fuoco, il palestinese cerca di fuggire. «Mi sono appostato su un tetto— racconta Yitzhak Dadon — e l'ho aspettato. Quando è uscito, l'ho centrato due volte alla testa».
Il miliziano è venuto dalla parte Est della città e voleva colpire un simbolo. La Merkaz HaRav è stata fondata nel 1924 dal rabbino Avraham Yitzchak HaCohen Kook. Che decise di rompere con la tradizione ultraortodossa e insegnare quello che per lui era il comandamento più importante: vivere nella terra d'Israele. Da qui sono usciti i leader ultra nazionalisti del sionismo religioso, che dopo la guerra dei Sei giorni hanno spinto per lo sviluppo degli insediamenti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, fino al ritiro del 2005.
Quando le ambulanze sono arrivate, dentro la scuola stanno ancora sparando. La polizia è convinta che l'estremista porti una cintura esplosiva. «Anche l'ambulanza è stata colpita — dice Yaron Tzuker, un infermiere —. I proiettili arrivavano da ogni angolo». Un altro testimone racconta in televisione di aver sentito spari singoli e di armi automatiche: «Sono andati avanti per dieci minuti».
Lo studente che ha ucciso il palestinese spiega la sequenza: «Il rumore dei colpi arrivava dalla biblioteca, un edificio separato da quello dove si studia e si prega. Sono salito sul tetto di questo palazzo e mi sono messo in attesa con il fucile spianato». Continua: «Gli spari non smettevano. Era un fucile automatico. Ha falciato tutti quelli che si trovavano all'interno. Poi il terrorista è apparso allo scoperto e ha sparato una raffica in aria». Dadon, 40 anni, è stato costretto a gettarsi a terra. «Ho fatto in tempo a vedere che impugnava un kalashnikov ». Quando il palestinese ricompare, lo uccide.
L'attacco è stato rivendicato da un gruppo che si definisce Brigate degli uomini liberi della Galilea: sarebbe una rappresaglia per i «martiri di Gaza e Imad Mughniyeh», il capo delle operazioni di Hezbollah, ucciso a Damasco il 12 febbraio. Centinaia di persone nella scuola rabbinica hanno urlato «morte agli arabi». Per Dadon, «quel kalashnikov è un regalo di Shimon Peres (presidente israeliano,
ndr) e del suo seguace Ehud Olmert (premier, ndr).
Questo massacro è il nuovo Medio Oriente che stanno costruendo ». L'attentato è arrivato a pochi giorni dall'incursione israeliana a Gaza, dove sono morti oltre cento palestinesi. E a poche ore dall'annuncio di Saeb Erekat: «Abu Mazen è pronto a riprendere i colloqui di pace, sospesi dopo l'operazione militare nella Striscia», aveva annunciato il negoziatore. Dalla Mukata, il presidente palestinese ha condannato la strage. A Gaza, Hamas ha celebrato: «Una missione eroica in risposta ai crimini dell'occupante», ha proclamato un portavoce. A Jabaliya, il campo rifugiati colpito dal raid israeliano, i miliziani hanno festeggiato a colpi di fucile mitragliatore. «I terroristi stanno cercando di distruggere le possibilità di pace, noi continueremo le trattative », ha dichiarato Arye Mekel, portavoce del ministero degli Esteri israeliano.

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